*di Claudio Del Frate - Fino a oggi una legge del '92 consentiva di ottenere il passaporto a«oriundi» discendenti di terza o quarta generazione La riforma della legge che consente di ottenere la cittadinanza italiana a discendenti di emigrati anche di terza o quarta generazione è stata spiegata dal ministro degli esteri Antonio Tajani al termine del consiglio dei ministri.

La nuova norma limita fortemente questo diritto (ius sanguinis), stabilito da una legge del 1992 ma che aveva generato nel tempo una serie di storture e abusi: acquisivano il passaporto (e il diritto dunque di entrare e muoversi nella Ue) persone che non parlavano una parola di italiano ma solo vantavano remoti «avi» partiti dalla Penisola verso il Sudamerica o l'Australia. Il caso più eclatante è quello del calciatore Lionel Messi: risulta italiano in virtù del trisnonno partito a fine '800 da Recanati per l'Argentina. Grazie alla legge del '92 riuscì ad ottenere la cittadinanza per le vie brevi (e risulta residente a Recanati) e ad essere tesserato per il Barcellona come atleta comunitario. In una intervista confessò tuttavia di non sapere dove si trovasse Recanati nè aveva mai sentito nominare il suo concittadino più illustre, Giacomo Leopardi.  C'è poi il paradossale caso dei comuni della val di Zoldo, nel Bellunese, che si sono trovati ad esaminare oltre 3.000 richieste di cittadinanza italiana da parte di sedicenti pronipoti di veneti emigrati in Brasile oltre un secolo fa. Dietro questa nostalgia per la terra d'origine si nascondeva un business pilotato da agenzie che «evadevano la pratica» e per 3.000 euro. Obiettivo di tali richieste non era certo tornare a vivere tra i monti delle Dolomiti ma ottenere un documento che garantisce il diritto di entrare in Europa e di rimanervi. Il «peccato originale» che ha determinato questa marea di «italiani di ritorno» risiede nella legge 91 del 1992 in materia di acquisizione della cittadinanza. Questa stabiliva che, in applicazione del principio del ius sanguinis, il discendente di emigrato italiano può rivendicare a sua volta la cittadinanza italiana. Da ciò deriva la concreta possibilità che i discendenti di seconda, terza e quarta generazione, ed oltre, di emigrati italiani, siano dichiarati cittadini italiani per filiazione. Dal 2014 in avanti si era assistito a un vero e proprio boom, con gli italiani «oriundi» saliti da 4,6 milioni a 6,4 milioni. Il consiglio dei ministri ha ora dimezzato in pratica questa facoltà. «Da mezzanotte - ha detto Tajani - non si può più chiedere la cittadinanza con le vecchie regole ma solo si si hanno fino a nonni italiani». In pratica solo fino a due generazioni. Solo chi ha almeno un genitore o un nonno nato in Italia sarà cittadino italiano dalla nascita può aspirare a diventare italiano. Le procedure di riconoscimento non faranno inoltre più capo ai consolati all'estero ma direttamente alla Farnesina. (FONTE: corriere della sera)

https://www.corriere.it/politica/25_marzo_28/cittadinanza-italiana-cosa-cambia-occorre-avere-almeno-un-nonno-nato-in-italia-il-caso-messi-e-dei-comuni-veneti-invasi-da-8930028f-f921-445f-bd3d-f6724c7b7xlk.shtml

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