martedì, 8 Aprile, 2025 - ROMA – Nell’ambito delle audizioni informali sul decreto legge che introduce norme più restrittive rispetto alla concessione della cittadinanza agli italo-discendenti, è stata ascoltata, presso la Commissione Affari Costituzionali del Senato la Segretaria Generale del Cgie Maria Chiara Prodi. Nel suo intervento da remoto Prodi ha ricordato che il Cgie rappresenta le comunità italiane all’estero presso tutti gli organismi che pongono in essere politiche che riguardano proprio questo ambito,
sottolineando anche l’obbligatorietà del parere del Cgie sulle materie di pertinenza degli italiani all’estero. La Segretaria Generale ha inoltre segnalato come il Cgie, un organismo di secondo livello con 43 eletti all’estero e 20 membri nominati dal Governo, sia l’unica istituzione della Repubblica italiana che ha come base elettorale anche degli italo-discendenti. Prodi anche ha fatto presente che è proprio la legge a conferire al Cgie l’incarico di tenere viva la relazione tra le comunità italiane nel mondo, gli italo-discendenti e l’Italia stessa. Il Segretario Generale ha poi segnalato lo stupore registrato nelle comunità all’estero per questo veloce cambiamento e ha rilevato come la scelta di intervenire sulla questione del riconoscimento della cittadinanza attraverso lo strumento del decreto legge, e quindi con tempi di discussione ridotti, non favorisca un approfondimento adeguato su materie di tale spessore. Prodi ha comunque evidenziato che certamente sulla questione della cittadinanza era necessaria una riforma e che tre tematiche come la stessa cittadinanza, la messa in sicurezza del voto e gli incentivi per il rientro siano al centro del lavoro del Cgie. Prodi ha anche parlato dell’importanza, anche al fine di mantenere il legame affettivo con l’Italia, della costruzione di una “cittadinanza consapevole” ossia quella cittadinanza che si accompagna con una conoscenza della lingua e della cultura del Paese ma anche della carta costituzionale e della vita civile. La Segretaria Generale, dopo aver segnalato che questo cambiamento repentino sulla cittadinanza potrebbe creare possibili paradossi vedi ad esempio quello di famiglie con un figlio italiano e un altro non italiano, ha sottolineato come i limiti introdotti delle due generazioni e dell’inizio della discendenza in Italia, una novità quest’ultima che pone temi costituzionali, siano da considerarsi estremamente restrittivi e vadano cambiati . Prodi ha poi rilanciato il tema del riacquisto della cittadinanza per coloro che l’anno perduta. Una questione che riguarda una cerchia sempre più ristretta di persone e diventa fondamentale anche alla luce di quanto finora espresso intorno all’idea di un legame effettivo con l’Italia. E’ poi intervenuto il senatore Francesco Giacobbe (Pd – ripartizione Africa-Asia-Oceania-Antartide) che ha ipotizzato la possibilità di estendere il limite per la presentazione degli emendamenti sul decreto legge in esame al fine di acquisire il previsto parere del Cgie . Ha seguire ha preso la parola il senatore Roberto Menia (FdI) che ha invitato il Cgie a fornire proposte per eventuali emendamenti. Menia ha anche ricordato che il decreto nasce dall’urgenza di far fronte a una platea di richiedenti la cittadinanza italiana che, basandosi sul criterio delle cinque generazioni, sarebbe potenzialmente di circa 80 milioni di persone. Il senatore ha inoltre rilevato come consideri imprescindibile ad esempio la conoscenza della lingua o della storia italiana per un rapporto di cittadinanza realistico e compiuto. In sede di replica Prodi ha auspicato sui disegni di legge per la cittadinanza un’interlocuzione formale e ordinaria, anche alla luce dei lavori preparatori della prossima plenaria del Cgie che si terrà a metà giugno. Il Segretario Generale ha anche parlato della necessità di un lavoro più ordinario e funzionale con le istituzioni su queste problematiche: sicuramente arriverà il sollecitato parere del Cgie. Prodi ha concluso ricordando come la platea delle persone italo-discendenti sia la stessa alla quale viene rivolto anche l’invito a venire in Italia per studiare o ripopolare le zone interne. (Inform)