SICILIA MONDO SOLLECITA L’ATTIVAZIONE DELLA CONSULTA REGIONALE PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITÀ DEL 2011

Sicilia Mondo ha ulteriormente richiesto all’Assessore Regionale della Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro Andrea Piraino, di voler disporre, stante i tempi strettissimi, l’accelerazione delle procedure necessarie per attivare la Consulta Regionale della Emigrazione e della Immigrazione nominata con decreto n° 902/2010/DA/II/DL del 10/09/2010 e resa pubblica presso il sito dello stesso Assessorato. La legge regionale 55/80, attualmente in vigore, non essendo stata né modificata, né abrogata ad oggi, tra l’altro demanda alla Consulta l’obbligo di esprimere i pareri e formulare le proposte all’On.le Assessore in ordine alla programmazione ed ai progetti operativi al servizio degli emigrati e degli immigrati. Non attivare la Consulta, come è noto, è venire meno ad un obbligo di attuazione della legge e, nello stesso tempo, un danno incalcolabile fatto al mondo migratorio non potendosi, senza un progetto, utilizzare al meglio le provvidenze regionali secondo le esigenze prospettate dalla Consulta che è l’organo rappresentativo dell’intera comunità all’estero. Senza la Consulta, organo fondante ed ineludibile del quadro operativo indicato dalla legge 55/80, diventa improponibile accedere alle attività contenute nei numeri indicati nello stato di previsione della Regione per l’anno 2011 in materia di emigrazione e di immigrazione. Le Associazioni storiche hanno costruito una rete stabile ed organica di relazioni, rapporti e scambi culturali ed umani in tutte le parti del mondo dove risiedono siciliani, dando loro dignità storica e prestigio attraverso il recupero della sicilianità come cultura. Questo patrimonio che appartiene alla Sicilia ed ai siciliani tutti va potenziato ed innovato al meglio, attraverso la corretta applicazione della legge 55/80 che resta ancora oggi di straordinaria attualità.

27 GIUGNO, MILANO: LA CARTA DEI DIRITTI DEI MIGRANTI DEBUTTA A MILANO

ha richiesto cinque anni di lavoro e il contributo di oltre 5000 persone appartenenti a continenti diversi. Alla fine però la Carta Internazionale dei Diritti dei Migranti ha visto la luce. E in una cornice speciale e fortemente simbolica, la piccola isola di Gorée, da cui nei secoli passati hanno transitato migliaia di schiavi africani destinati alle piantagioni del Nuovo Mondo, il testo definitivo è stato approvato lo scorso 4 febbraio ed è subito dopo stato presentato al Social Forum di Dakar (cliccando qui si possono vedere le immagini). La rete Primo Marzo ha contribuito attivamente alla redazione della Carta e alla sua approvazione, e oggi è molto attiva nella sua promozione in Italia e all'estero. Il 27 giugno questo documento sarà presentato per la prima volta a Milano, a Spazio Tadini - all'interno dell'evento I muri dopo Berlino si chiamano frontiere (mostra collettiva,spettacoli, dibattiti dal 16 giugno al 29 luglio) - nel corso di una serata a cui parteciperanno: Cècile Kashetu Kyenge (portavoce rete Primo Marzo), Paolo Buffoni (Arci), Giuseppe Cassibba (artista, autore del logo del Primo Marzo), Stefania Ragusa e Cristina Sebastiani (fondatrici della rete Primo Marzo). Appuntamento alle ore 21 in via Jommelli 24. A seguire, un'intervista a Cécile Kashetu Kyenge sul senso della Carta e sulla sua portata. «Questo documento ha una particolarità che, prima ancora che dal suo contenuto dipende dal modo in cui è stata costruita: partendo dal basso, dall’esperienza e dalla sensibilità di persone singole che hanno avuto un’esperienza concreta di emigrazione e che dunque sanno, per averlo provato sulla propria pelle, di che cosa si sta parlando», spiega Cécile Kashetu Kyenge. «Questo processo, muovere dai singoli per arrivare alle associazioni e alle ong e, quindi, alle istituzioni rappresenta il valore aggiunto: perché mette realmente la persona al centro del percorso».

LAVORO E DIRITTI FIAT, PRIMA UDIENZA DEL RICORSO FIOM 

Si è aperta sabato 18 giugno al Tribunale del lavoro di Torino la causa sul ricorso della Fiom contro la newco della Fiat per lo stabilimento di Pomigliano. Il sindacato ritiene illegittimo il contratto firmato da Fim, Uilm, Ugl e Fismic, e in particolare la previsione che solo i firmatari possano eleggere rappresentanti in fabbrica (escludendo di fatto per la stessa Fiom la possibilità di fare attività in quello stabilimento). "Tra avvocati e parti chiamate in causa - spiega all'Ansa Elena Poli, uno dei sette avvocati della Fiom - saremo almeno una quarantina". Cinque gli avvocati della Fiat, il giudice è Vincenzo Ciocchetti. L'ultimo caso da lui analizzato è quello della Tayco di Collegno, quando è stata accolta la richiesta della Fiom di applicare a tutti i lavoratori gli aumenti previsti dal contratto del 2009. L'udienza si è aperta con un tentativo di conciliazione per evitare la causa, tentativo rigettato dalle parti. "Dovrebbero essere ripristinate nella fabbrica di Pomigliano le condizioni precedenti il contratto del 29 dicembre 2010. Bisogna applicare il contratto nazionale e applicare l'accordo interconfederale sulle Rsu", chiede la Fiom rappresentata dal segretario confederale Maurizio Landini. Per la Fiat "non ci sono le condizioni per un dialogo costruttivo". Il segretario generale della CGIL, Susanna Camusso ha commentato l'inizio dell'azione giudiziaria contro la Fiat con queste parole: "Siamo sostenitori dell'indipendenza della magistratura e rispettosi delle sentennze". (fonte: ADL)

INCHIESTA P4, PALAMARA (ANM): "BERLUSCONI LASCI LAVORARE I MAGISTRATI"

 ''Ancora una volta si cerca di delegittimare i magistrati impegnati in indagini che possono in qualche modo investire la politica. Lasciamo lavorare i magistrati. La rilevanza penale dei fatti sara' valutata nelle sedi competenti''. Lo ha detto a Palermo il presidente dell'Anm, Luca Palamara, commentando le dichiarazioni del premier, Silvio Berlusconi, sull'inchiesta sulla P4.

IL TRICOLORE IN CIMA AL MONTE BIANCO PER CELEBRARE I 150 ANNI DELL’UNITÀ

ROMA - Dalle Alpi agli Appennini, le montagne percorrono tutta l’Italia, unendo geograficamente nord e sud: quale migliore modo per celebrare i 150 anni dell’Unità della nostra nazione se non scalare la cima più alta, il Monte Bianco? È questa l’avventura che affronterà il Cougar Team Dolomite: dieci alpinisti italiani, con attrezzatura rigorosamente made in Italy, raggiungeranno la vetta – a quota 4807 metri – attraverso la via dei Trois Mont Blanc partendo il 4 luglio. Un evento da non perdere che entrerà nella storia dell’alpinismo. I protagonisti saranno sette guide alpine provenienti da tutta Italia (dall’Appennino Centrale, l’Appennino Meridionale, dalle Alpi Friulane, le Dolomiti, dalle Alpi Lombarde, le Alpi Piemontesi e dalle Valle d’Aosta) tra le quali ci sarà Piergiorgio Vidi - Responsabile SNATE, Soccorso Alpino Italiano, Michele Dalla Palma - guida, true people Dolomite e Direttore Responsabile della rivista Trekking&Outdoor che si occuperà anche delle riprese video e foto dell’evento, Aldo Felici – Sales Manager Dolomite, e Yan Bini - guida della Compagnie De Guide Chamonix. (aise)

CRESCE L’IMPRENDITORIA STRANIERA: 230 MILA AZIENDE NEL 2010, RADDOPPIATE IN 5 ANNI.

Presentato il report del Centro Studi Cna: il 50% degli imprenditori immigrati è artigiano. Il lavoro autonomo “non è un ripiego”. Negli ultimi cinque anni sono raddoppiate le imprese con titolare straniero passando dalle 116 mila unità del 2005 alle oltre 230 mila alla fine dello scorso anno. Un dato in costante e vivace crescita – una media di 20 mila nuove imprese all’anno – che sembra non aver risentito, a differenza del tessuto aziendale nazionale, della crisi economica. Il dato emerge dal rapporto L’imprenditoria straniera in Italia nel 2010 in cifre del Centro Studi Cna, presentato ieri a Roma. Attualmente, si legge nel report, l’incidenza degli immigrati nel sistema imprenditoriale italiano, si attesta all’8,5%, 3 punti in più rispetto al 2005 (5,7%), un incremento scaturito dalla contemporanea diminuzione degli italiani imprenditori, il 9% in 5 anni. La Confederazione artigiani sottolinea anche un altro aspetto peculiare dell’imprenditorialità straniera che, come dimostrano i dati, non deve il forte dinamismo alla difficoltà di accesso degli immigrati al mercato del lavoro nazionale, quasi una scelta di ripiego, perché nel 2010 i lavoratori stranieri occupati in Italia erano oltre 2 milioni, pari al 9,2% dell’occupazione complessiva. Una percentuale inferiore, tra i grandi Paesi europei, solo alla Spagna (13,9%), e cresciuta nel periodo 2006-2010 del 12,3% (contro +1,9% Germania, +3,2% Francia, +4,8% Spagna). Complessivamente, il 19% delle imprese etniche è diretto da donne, la metà sono nell’artigianato (nel 2002 erano l’8% del totale). Tra le nazionalità di origine spiccano il Marocco (16,4%), seguito da Romania (15,4%), Cina (14,7%) e Albania (10,4%). Più distanziato il Bangladesh, con il 4,3% del totale. Edilizia, commercio e riparazioni sono i primi tre settori nei quali operano le imprese straniere: il 37,4% nelle costruzioni, il 34,8% nel commercio e nelle riparazioni, il 9,9% nel manifatturiero, il 4,3% (soprattutto tessile, abbigliamento, articoli in pelle) nei servizi e il 3,8% nei trasporti e comunicazioni. È l’Italia centro-settentrionale, in particolare la Lombardia, l’area in cui si concentra la quasi totalità dell’imprenditoria straniera: circa l’87% delle aziende i cui titolari hanno una cittadinanza estera – evidenzia la ricerca – ha sede nel Centro-Nord, con un picco del 23% per la regione di Milano. Sei le regioni dove si concentra il 78,2% delle aziende straniere: Emilia Romagna, Veneto, Lombardia, Piemonte, Toscana, Lazio. Nelle restanti 14 regioni il peso delle imprese di immigrati è residuale, tra il 3 % e lo 0,5%. (Red.)

CONSIGLIO D’EUROPA: IL RAZZISMO SEMPRE PIÙ “NORMALE” NEL DIBATTITO POLITICO.

La denuncia della Commissione contro il razzismo e l’intolleranza (Ecri): “l’ideologia dell’incompatibilità” tra culture la vera minaccia delle società europee. In Europa il razzismo è ormai un fenomeno diffuso, consolidato e quasi normale nel dibattito politico, non più appannaggio di frange estremiste ma anche in partiti politici al governo di diversi Paesi. È l’analisi sconfortante che emerge dal rapporto della Commissione contro il razzismo e l’intolleranza (Ecri) del Consiglio d’Europa. Nel 2010, secondo quanto si legge nel documento della commissione Ecri, i discorsi e i comportamenti razzisti e intolleranti hanno definitivamente smesso di essere l’espressione di frange estremiste e marginali delle società europee. Durante l’anno si è infatti assistito a un crescente successo elettorale dei partiti di estrema destra in molti Stati europei, accompagnato da un uso sempre più frequente di argomenti xenofobi da parte dei leader politici ma anche dal preoccupante aumento di consultazioni referendarie contro minoranze religiose e stranieri. I più bersagliati, anche perché soggetti a provvedimenti legislativi nei vari Paesi, sono stati i rom, gli immigrati, i musulmani. Secondo l’Ecri non sono più sufficienti le leggi vigenti che proibiscono il ricorso a quello che viene chiamato “il discorso dell’odio” ed è urgente che i Parlamenti adottino un chiaro codice etico che renda “impossibile” ricorrere a discorsi razzisti e che tutti i partiti e gli uomini politici sottoscrivano volontariamente un documento che li obblighi a rispettare delle “buone pratiche”. L’Ecri avverte inoltre del pericolo che rappresentano i discorsi sempre più diffusi basati sull’idea che certe comunità siano talmente tanto differenti le une dalle altre da rendere impossibile la loro convivenza. “Questa ideologia dell’incompatibilità – scrive l’Ecri – minaccia la coesione sociale quanto l’ideologia basata sulla superiorità razziale”. (Red.)