BREVI DAL MONDO 15 LUGLIO 2011 AMBIENTE: EMANATI CINQUE PIANI GESTIONE "RETE NATURA 2000 SICILIA"

PALERMO - Emanati cinque decreti del dirigente generale del dipartimento Ambiente della Regione Siciliana, riguardante "Natura 2000 Sicilia", la rete di siti di interesse comunitario dell'Unione europea per la protezione e la conservazione degli habitat e delle specie. Questi i provvedimenti: -decreto n. 416 del 17/6/2011, approvazione definitiva del Piano di gestione della Rete Natura 2000 "Residui Boschivi del Catanese"; -decreto n. 417 del 17/6/2011, approvazione definitiva del Piano di gestione della Rete Natura 2000 "La Gurna e Fiume Fiumefreddo"; -decreto n. 418 del 17/6/2011, approvazione definitiva del Piano di gestione della Rete Natura 2000 "Fiume Simeto"; -decreto n. 452 del 27/06/2011, approvazione definitiva del Piano di gestione della Rete Natura 2000 "Lago Soprano"; -decreto n. 453 del 27/06/2011, approvazione definitiva del Piano di gestione della Rete Natura 2000 "Pizzo Muculufa e Rupe di Falconara". "Con questo strumento operativo - ha commentato l'assessore regionale all'Ambiente Gianmaria Sparma - viene salvaguardata l'efficienza e la funzionalita' ecologica di protezione degli habitat naturali. Con la Rete vengono inoltre individuati le azioni e gli interventi di conservazione". I Piani saranno visionabili e scaricabili dal sito web ufficiale dell'assessorato del Territorio e dell'Ambiente www.artasicilia.eu (link Natura 2000). (vorl/idn)

LEGALITA': VENTURI INCONTRA FEDERAZIONE ITALIANA ANTIRACKET E ANTIUSURA

PALERMO - Una maggiore e piu' fitta collaborazione finalizzata al contrasto della criminalita' organizzata, che ora tenta di inserirsi nei gangli della pubblica amministrazione. Questo l'oggetto di un incontro tra l'assessore regionale alle Attivita' Produttive, Marco Venturi, e una folta delegazione della Fai (Federazione delle associazioni antiracket e antiusura italiane) guidata dal coordinatore regionale Mauro Magnano e dall'ex presidente nazionale Pippo Scandurra. "A breve - dice Venturi - istituiro' un tavolo tecnico, di cui fara' parte anche il Fai, che avra' il compito di monitorare le questioni relative alla lotta al racket, all'usura e ai fenomeni di corruzione: questi ultimi sono infatti l'ultima frontiera del pizzo. Non e' detto, infatti, che questo debba necessariamente concretizzarsi attraverso la canonica messa a posto con l'esattore. Oggi la mafia sta cambiando strategia: tende a sfruttare i patologici ritardi della pubblica amministrazione, in alcuni casi dovuti a funzionari infedeli, per convincere le imprese a pagare per accelerare le pratiche. Il tavolo avra' anche il compito di stabilire iniziative comuni e condivise con l'obiettivo di diffondere tra le categorie produttive la cultura della legalita' e della trasparenza". (SWP/SL)

LODO MONDADORI, PARLA GHEDINI: "FININVEST PAGHERÀ, NESSUNA LEGGE"

Milano, (Adnkronos) - ''Fininvest pagherà''. E' quanto afferma l'avvocato Niccolò Ghedini a margine dell'udienza milanese su Mediatrade, riferendosi alla sentenza del 9 luglio scorso di condanna nei confronti del Gruppo di Berlusconi. Il legale si è detto convinto che il 'biscione' verserà quanto indicato in sentenza perché ''certamente i giudici non sospenderanno le esecutività della sentenza''. Comunque, ha aggiunto il legale ''speriamo poi Fininvest riabbia i soldi indietro dopo che la Cassazione avrà fatto giustizia'' Non c'è nessuna ipotesi di legge per 'arginare' la sentenza con la quale la Corte d'appello civile di Milano ha condannato Fininvest a versare 560 mln alla Cir per il Lodo Mondadori, si è affrettato a spiegare poi l'avvocato. Alle domande dei giornalisti in tal senso, a margine dell'udienza preliminare di Mediatrade tenutasi questa mattina, Ghedini ha risposto: ''Non c'è nessuna ipotesi di legge. Lo escludo categoricamente''. La 'vecchia' norma salva-Fininvest, quella contenuta in manovra, affermava -prosegue Ghedini - "un principio di dignità". E spiega: ci sono infatti "società costrette a pagare" prima ancora del giudizio della Cassazione che potrebbe ribaltare un verdetto di secondo grado. PROCESSO

PODLECH: UNA SENTENZA E TANTI INTERROGATIVI

L’assoluzione di Podlech non cancella le gravi responsabilità del collaboratore di Pinochet, e lascia aperti inquietanti interrogativi sul destino dei coraggiosi testimoni venuti a Roma dal Cile Una giustizia supergarantista verso l'imputato, ma quanto garantista verso chi coraggiosamente aveva varcato cordigliere e oceani per venire in aula a Roma a ricordare che cosa succedeva sotto la dittatura di Pinochet? Chi garantisce oggi, in un Cile che deve ancora fare molta sulla strada per affrancarsi da quel triste passato, che su questi accusatori di Podlech non si rovescino rappresaglie? Non è un interrogativo superfluo, dal momento che in Cile già alcuni agenti della brigata investigadora e un testimone del processo in Italia sono stati indagati per falso, un'attività che avevamo denunciato come una grave intromissione nei confronti del processo in corso in Italia. I testimoni venuti a Roma hanno riportato un quadro di torture e di sopraffazioni legato alla gestione del procuratore militare Podlech. Forse non è bastato a cementare il castello accusatorio della pubblica accusa, di certo però ha mostrato quale fosse la faccia feroce della dittatura contro chiunque fosse ritenuto un oppositore.

FABIO PORTA, DEPUTATO PD ELETTO IN AMERICA MERIDIONALE PAOLO BROGI, GIORNALISTA E PORTAVOCE DEL “COMITATO PROCESSO PODLECH” IL PARLAMENTO AFFRONTERÀ IL GRAVE PROBLEMA DELLE LUNGHE ATTESE PER LA CITTADINANZA ITALIANA IN BRASILE.

Una interpellanza urgente, firmata da oltre trenta deputati, è stata presentata dall’On. Fabio Porta. “La decisione di portare in Aula, con un’apposita interpellanza urgente, sottoscritta da oltre trenta parlamentari di diverso orientamento politico, la questione delle domande di riconoscimento della cittadinanza giacenti nei consolati del Brasile, dipende dalla situazione ormai insostenibile che si è venuta a creare”. E’ quanto ha dichiarato l’on. Fabio Porta nel momento di consegnare agli uffici della Camera l’atto parlamentare che si acclude per opportuna conoscenza. “A distanza di alcuni anni dall’attivazione della task force finanziata dal governo di centrosinistra, ci troviamo a prendere atto con soddisfazione che questo strumento straordinario è risultato efficace negli altri Paesi del Sud America, nei quali le giacenze sono state praticamente riassorbite, mentre in Brasile le giacenze superano ancora le duecentomila domande, che costituiscono oltre l’80% del totale del continente. Il solo Consolato di San Paolo detiene i tre quarti delle pratiche dell’intero Paese. Intanto, le liste di attesa si sono allungate di anni, non solo per il riconoscimento della cittadinanza, ma anche per la semplice legalizzazione dei documenti da allegare alle domande. Tutti quelli che si sono rivolti al TAR del Lazio ricorrendo contro i ritardi dei Consolati – e non sono pochi – hanno avuto ragione dal Tribunale amministrativo, che ha ripetutamente sancito che i cittadini hanno il diritto di avere tempi certi nei rapporti con l’amministrazione dello Stato. Che si aspetta, dunque, che il TAR sia invaso dai ricorsi di chi ha le risorse per permetterselo? Oppure che intorno a questa vicenda, che vede lo Stato italiano sistematicamente condannato, si espanda il già fiorente business delle agenzie private?” “Non è possibile, dunque, continuare a far finta di niente. Per questo, con il consenso di diecine di altri parlamentari, ho deciso di portare in Aula la questione perché il Governo si assuma le sue responsabilità e, mi auguro, si trovi il modo di risparmiare al nostra Paese le prevedibili ripercussioni di immagine per la nostra credibilità internazionale”.

I DOCENTI DI LINGUA E CULTURA ITALIANA NON DI RUOLO: IN SVIZZERA SEMPRE PIÙ PRECARI NONOSTANTE IL NOSTRO IMPEGNO E IL SUCCESSO DEI CORSI

BERNA - "La situazione degli insegnanti non di ruolo, cioè degli insegnanti dei corsi di lingua e cultura italiana assunti in loco dagli Enti Gestori, è sempre più caratterizzata da una crescente precarietà che lede il diritto del lavoro e punisce il forte impegno che essi hanno sempre profuso per il successo dei corsi". Così Rosanna Chirichella e Rosa Frasci, a nome dei docenti non di ruolo dei Corsi di Lingua e Cultura italiana in Svizzera, in una nota in cui denunciano fra l'altro che, "a fronte della grave crisi economica che ha comportato pesanti tagli ai bilanci degli Enti Gestori, si continua a favorire l'arrivo dall'Italia di docenti di ruolo e non di ruolo, anche aumentando il contingente MAE". Una pratica, questa, che, si legge nella nota, "comporta per lo Stato un notevole aggravio di spesa visto che le differenze salariali tra insegnanti MAE e insegnanti degli Enti Gestori è più che consistente". Gli insegnanti denunciano inoltre che, "mentre gli insegnanti assunti in loco hanno tutto l'interesse a favorire la partecipazione degli alunni ai corsi, non sempre e non per tutti i docenti e supplenti MAE vi è un pari impegno, se non altro perché gli stessi - in caso di perdita di alunni e chiusura dei corsi - hanno pur sempre la garanzia di avvalersi di altre possibilità, per esempio i corsi che vengono tolti ai docenti degli Enti Gestori". Senza contare, aggiungono Chirichella e Frasci, che "in molti casi i supplenti ministeriali inviati dall’Italia non possiedono neanche il requisito della conoscenza della lingua locale, requisito richiesto come obbligatorio in tutta la Svizzera". "Gli insegnanti non di ruolo hanno contribuito fin dal 1993 alla salvaguardia dei corsi di lingua e cultura italiana nonostante le marcate sperequazioni di trattamento", rammenta la nota, che poi conclude: "la superficialità che il MAE e la sua Amministrazione mostrano nei loro confronti è grave e incomprensibile perché gli insegnanti assunti in loco garantiscono con i fatti la continuità didattica e hanno un'ottima conoscenza del territorio e della lingua locale". (aise)