Salvatore Bonura - 29 aprile 2024 - Buonasera e ben ritrovati nella rubrica di Hashtag Sicilia “Così è (se vi pare)“. Qualche giorno fa dal giornale “Il Mattino” di Napoli ho appreso che le 75 società scientifiche dei Clinici Ospedalieri e Universitari italiani riuniti a Roma hanno lanciato un appello al governo, finalizzato a potenziare gli ospedali e a destinare altre risorse alla Sanità,

prima che sia troppo tardi! Un appello che scaturisce dai tagli irresponsabili che sono stati fatti in questi anni alla sanità da parte di tutti i governi che si sono succeduti alla guida dell’Italia. Ciò, nonostante la Costituzione all’articolo 32 afferma che: “La Repubblica tutela la salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Spesso però questo diritto, che gli estensori della Carta fondamentale dello Stato hanno affermato con forza, viene di fatto negato. Basti pensare che abbiamo standard di qualità nelle cure differenti tra Nord e Sud del Paese, con la conseguenza che si registrano aspettative di vita diverse da una Regione all’altra e che gli ammalati del Sud per curarsi sovente sono costretti a recarsi nelle strutture sanitarie del Nord. Ecco perché occorrono più investimenti nella Sanità pubblica. Che occorra intervenire con urgenza per salvare la sanità pubblica è dimostrato dal fatto che le cure non sono accessibili ovunque allo stesso modo per tutti, e le risorse finora stanziate non bastano; tant’è che molte regioni, in primis quelle del Sud, sono in difficoltà. Da questo punto di vista i numeri sono assolutamente impietosi: nel 2024 il finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale si attesta solo al 6,4 per cento del PIL (Prodotto interno lordo), e si stima che nel 2025 ci sarà un ulteriore riduzione, che nel 2026 scenderà al 6,3 per cento; e nel 2027 finirà per ad abbassarsi fino ad arrivare al 6,2 per cento. Facendo il confronto con quello che hanno fatto per il settore della Sanità gli altri Paesi europei si scopre, grazie alle “rivelazioni“ del coordinatore del Forum, Cognetti, che nel periodo 2012-2021 “l’incremento per l’Italia è stato solo del 6,4 per cento, rispetto al 33 per cento della Germania, al 24,7 della Francia e al 21,2 della Spagna”. Visto che nel lasso di tempo sopra indicato hanno governato tutti, sinistra, centro, destra, grillini compresi, la responsabilità di questo state di cose è di tutti: nessuno dunque può fare la voce grossa, nessun partito può tirarsi fuori, perché nessuno ha le carte in regola su questa questione della sanità! Ma quali sono le conseguenze di queste scelte scellerate? Le conseguenze sono che i pazienti che hanno bisogno di cure rischiano di non trovare un posto libero nei reparti e di dover restare giorni e giorni su una barella del Pronto soccorso in attesa che si liberi un posto. Questo perché su tutto il territorio nazionale mancano più di 100 mila posti letto nei reparti di degenza ordinaria e 12 mila in quelli di terapia intensiva. A questo si aggiunge il fatto che dal 2012 al 2022 sono state chiuse 95 strutture, passando da 1.091 quante erano nel 2012, a 996 nel 2022. A complicare ancora di più le cose si aggiunge la mancanza di personale sanitario, un problema del quale Hashtag Sicilia si è occupato più volte, sia nella rubrica “La Stanza di Ippocrate“ che nelle rubriche di attualità. Basti pensare che se nel 2019 i medici fatti venire dall’estero erano 19.000, nel 2023 si parla di 28 mila medici e 23.000 infermieri stranieri che lavorano nelle strutture sanitarie italiane, in particolare in quelle della Lombardia, del Lazio, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto. Qualche centinaia di medici provenienti dall’Argentina e da Cuba sono arrivati anche in Sicilia e in Calabria. La causa di questo stato di cose si ripercuote anche nelle lunghe liste d’attesa per una visita specialistica: basti pensare che un nostro lettore di Messina ha denunciato un’attesa superiore a 2 anni. Ecco i fattori a cui è riconducibile questa situazione incresciosa: • al numero chiuso per l’accesso alle facoltà di Medicina, che penalizza pesantemente tanti giovani che vorrebbero intraprendere la professione medica; • il blocco del turn over che ha operato per tanto tempo; • alla insufficiente programmazione degli specialisti da formare. Che siamo in presenza di un vero e proprio scandalo, di una vera e propria vergogna è dimostrato dal fatto che mentre si indeboliva, per carenze di risorse economiche, il Servizio sanitario nazionale, nel contempo si rafforzava la sanità privata che in questi anni si è “ingrassata” sempre di più. Se a tutto questo si aggiunge il capitolo dei Livelli essenziali di assistenza (LEP) – vale a dire le cure fondamentali che, in base alla legge, dovrebbero essere garantite a tutti, a prescindere dal luogo di residenza, cosa che attualmente 12 Regioni su 20 non sono in grado di garantire – allora la misura è colma. È dunque necessario e indispensabile stanziare più soldi per la Sanità anche per prevenire l’insorgenza delle malattie, visto che le percentuali di cittadini che aderiscono agli screening oncologici sono pari al 40 per cento per la mammografia e per il Pap test (utile ad individuare precocemente i tumori al collo dell’utero che con il passare degli anni potrebbero diventare tali) o l’Hpv test e, inferiore al 30 per cento per lo screening colonrettale. Questo nonostante l’Unione europea chiede di raggiungere, entro il 2025, il 90 per cento di adesione per tutti e tre i programmi. Che fare dunque per salvare il Servizio sanitario nazionale che per tanto tempo è stato un fiore all’occhiello del nostro Paese?