CRACOLICI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, io credo che stasera abbiamo assistito ad un dibattito che di politico ha avuto poco, ma che si è trasformato in alcuni passaggi in una sorta di resa dei conti dove al giudizio politico si è sostituito un giudizio morale. Proverò a spiegare il senso delle cose che sto dicendo.

Però, dico che la politica - sono cresciuto in una idea della politica – rimane una scienza, non esatta. Però ci sono delle regole non scritte che bisogna sempre avere davanti. Ho sentito parole forti e a queste parole forti bisogna far corrispondere gesti forti. Ci sono dei Gruppi parlamentari in quest’Aula che assieme hanno 31 parlamentari iscritti, e mi riferisco all’UDC e al PDL ufficiale. Partiti che fanno le dichiarazioni che hanno fatto loro, devono necessariamente presentare un atto di sfiducia, un atto parlamentare chiaro, con il quale si ci presenta ai Siciliani, altrimenti è mero momento di esercizio ginnico, quello cioè di prendere a pugni il vento, che è una attività che fa bene ai muscoli, perché li tonifica, ma non incide di un millimetro sulle cose che ci sono. Ed è questo il punto, onorevole Leontini, è proprio questo il punto! Voi non volete ammettere il fallimento politico della vostra maggioranza, negate le ragioni che hanno portato venti o ventuno – ancora non ho capito bene quanti sono questi mesi – che dalle elezioni ad oggi hanno caratterizzato, su ogni passaggio della vita di questo Parlamento ed anche sugli atti di governo , le divisioni profonde di questa maggioranza. E non volete ammettere che sì c’è stato un inganno ed un tradimento, il tradimento nei confronti della Sicilia, perché avete sempre anteposto le vostre ragioni di potere all’interesse del fare e del cambiare le cose in Sicilia. Ed è in nome di questo, di una concezione che sin dal primo giorno ha caratterizzato questa legislatura, nel fare in modo che non si facesse nulla, perché l’azione politico-amministrativa doveva essere caratterizzata esclusivamente sulla gestione dell’esistente. Vede, onorevole Leontini, lei ha ricordato una legge dicendo che noi abbiamo votato contro. In realtà l’abbiamo votata favorevolmente. Ma non è il problema di come abbiamo votato. Vorrei ricordare l’iter di quella legge. Una legge che era entrata in questa Aula per fare una piccola modifica ai dipartimenti; a seguito della nostra iniziativa politico-parlamentare siamo riusciti a rinviarla in commissione e farla diventare una legge di riforma del sistema Regione. Abbiamo consapevolezza che non abbiamo risolto i problemi di questa Regione. Una legge con cui si sarebbe potuto fare di più; avevamo pensato, in quella fase, di ridurre non solo i dipartimenti, i futuri direttori generali e tutto quello che ha portato, oggi, all’assetto di questa nuova fase della Regione ma pensavamo anche di ridurre il numero degli assessori. Non ci siamo riusciti. Però, quella legge fu l’inizio della condizione politica di difficoltà in cui questa maggioranza, che aveva vinto, sì, le elezioni, ma dopo averle vinte, un minuto dopo, aveva dimostrato di non avere nulla che li teneva assieme sulle soluzioni di riforma e di innovazione da dare a questa Regione. Il fallimento è politico. Non voglio dire che qui c’è una parte buona e una parte cattiva. Non sto dicendo che le ragioni stanno da una parte piuttosto che dall’altra. Vorrei che si prendesse atto del fallimento politico di una coalizione che si è tenuta insieme in nome di una appartenenza identitaria e non in nome di una appartenenza capace di risolvere i problemi della Sicilia. E vede, onorevole Leontini e cari colleghi, la questione di cui stiamo parlando non riguarda solo la Regione. E’ in crisi il vostro modello coalizionale e non è un caso che se oggi Palermo è diventata una pattumiera di questa Regione, lo si deve anche al fallimento politico della coalizione di centrodestra, in questa città e nei tanti comuni della nostra Regione. Invece di affrontare il nodo politico che avrebbe una conseguenza e una necessità di presentarsi nel Parlamento siciliano mettendo la parola fine al concetto coalizionale lo si fa non con le allusioni con la sensazione di un amante tradito, il tentativo di tenere in campo un filo, ma dicendo che si prende atto che è finita e si presenta la sfiducia. Altrimenti stiamo giocando e state giocando. State cercando di trasformare questa vicenda politica in una vicenda morale, i traditori, i tradimenti, l’onore tradito, la stretta di mano che vale più di qualunque patto. Una sorta di commedia siciliana dove c’entra un po’ l’onore, un po’ di valori a cui ci si riferisce quando non si ha la forza degli argomenti, la lucidità di affrontare i problemi per quello che sono. Noi pensiamo che la Sicilia non meriti la vostra resa dei conti, non se lo può permettere. Non se lo possono permettere quei lavoratori che sono stati, meno di una settimana fa per un giorno intero sotto la sede di questo Parlamento a prendersi una giornata d’acqua, nella speranza che il Parlamento siciliano provasse a dargli una mano per risolvere i problemi di una grande azienda che riguarda quei lavoratori ma che riguarda il futuro della Sicilia: mi riferisco alla FIAT di Termini Imerese. Non se lo possono permettere quegli agricoltori che da settimane, in tante città della Sicilia, stanno vivendo il dramma di un’agricoltura che, per la prima volta, non gli produce più reddito e che la politica rischia di essere impotente di fronte a queste condizioni materiali di migliaia e migliaia di famiglie siciliane. Non se lo può permettere chi, comunque, chiede a questa Regione di risolvergli i problemi e non di assistere a questa tragedia di una politica rissosa che ha impedito qualunque possibile soluzione ai propri problemi. Ecco il senso della nostra proposta e della nostra collocazione. Certo, onorevole Presidente, noi non stiamo firmando una cambiale in bianco, stiamo qui a verificare e a sfidare questo Governo se vuole per davvero dimostrare di mettersi al di là delle ragioni che lo motivano, alla testa di un processo riformatore in grado di dare ai problemi vecchi soluzioni nuove alla Sicilia, in ogni settore, dai rifiuti alle riforme di sistema, alla formazione professionale. Non voglio fare un elenco perché l’elenco avrebbe con sé il carattere quasi di un programma di legislatura. Noi vogliamo vedere, sin dall’inizio, se questo indirizzo è condiviso in questo Parlamento, tra chi sostiene questo Governo e il Partito Democratico. Potete raccontarla come volete, potete continuare a costruire la tragedia di una comunicazione in cui ancora una volta piuttosto che affrontare e guardare la luna continuate a guardare il dito che indica la luna. La sostanza è una: il PD non c’è al Governo perché, onorevole Leontini e onorevole Maira, vorrei rassicurarvi il giorno in cui il PD sarà in un governo ci starà con le sue facce senza vergognarsi, con i suoi gruppi dirigenti e ci starà, per cosi dire, con la schiena dritta. Nessun gioco sotterraneo, noi stiamo ponendo una questione a chi è rimasto in vita, anche grazie al sistema che è appunto quello dell’elezione diretta, se è in grado di mettersi a servizio della Sicilia per provare a dare soluzioni nuove a problemi vecchi. Questi problemi sono stati prodotti anche da parte di chi oggi urla, ma che ha contribuito a disseminare di macerie questa nostra regione e in alcuni casi oltre alle macerie sono rimasti i cassonetti che bruciavano per le strade della Sicilia. Questa è una sfida che facciamo sulle riforme ma, voglio dirlo anche con molta franchezza, noi non siamo nel Governo, chiediamo al Governo atti di novità. Nessuno si illuda che c’è una fase “neutra”. Il Governo governi, ma anche candidandosi nei suoi atti amministrativi a rappresentare quei segni di novità e di discontinuità rispetto al passato. Nessuno pensi di governare per utilizzare il potere e il sottopotere in nome di un rafforzamento di un pezzo del sistema politico. Voglio essere franco su questo! La nostra è una sfida. E’ una sfida alla politica. E’ una sfida di chi pensa, a differenza di chi urla al vento, che le elezioni anticipate non sarebbero un bene per la Sicilia, sarebbero un regalo a chi vuole trasformare la vicenda politica siciliana in una resa dei conti e trarre un pezzo del sistema politico. Onorevoli colleghi, questo regalo non ve lo faremo! Avete il dovere, però, di fare gli atti e di dimostrare con gli atti la vostra rottura, altrimenti state buggerando la Sicilia perché fate finta di litigare in Parlamento per cercare nei meandri del potere e del sottopotere i luoghi dell’accordo e cercare di rientrare dalla finestra quando siete usciti dalla porta. Allora onorevole Presidente, abbiamo detto: “apriamo la stagione delle riforme”, ci sono riforme che bisogna fare qui dentro, ma ci sono riforme che bisogna fare lì dentro, mi guardi Presidente, lì dentro, nella sede della Giunta, a partire della principale riforma che noi consideriamo essenziale, che è quella della Regione, quella di liberare i siciliani da un modello di Regione invasiva e invadente in ogni angolo della vita pubblica e privata di questa regione e lo si può fare; si può fare con decreti amministrativi avviando un’idea di Regione moderna, più snella efficiente e più decentrata dove finalmente ognuno faccia una cosa: evitiamo che tutti facciano la stessa cosa. Insomma, sono queste le sfide che noi vogliamo aprire e noi chiediamo a questo Parlamento di stare su questo terreno dell’asticella, per il resto, chi vuole trasformare la vicenda politica in una rissa e in un pollaio faccia pure, lo faremo stasera. Lo dico con molta onestà e franchezza: ho visto che sono stati presentati degli ordini del giorno alcuni dei quali, consentitemi di dire che gridano vendetta se non il sorriso. Ho visto che è stato presentato un ordine del giorno che riguarda la vicenda dell’Assessore Armao, lo presentano forze politiche che per settimane, quando si è aperta una vicenda che ha riguardato fatti concreti, cioè il ruolo di un assessore con una delega che trattava contemporaneamente da assessore e da professionista la stessa questione a parti inverse a seconda del giorno e dell’ora, e su questo noi abbiamo posto una questione concreta presentando una mozione che chiedeva la revoca delle deleghe. Ebbene questi partiti che oggi presentano la mozione per giorni hanno annunziato che forse avrebbero presentato una mozione: non l’abbiamo vista, in politica contano gli atti non contano le parole, non l’abbiamo vista quella mozione. Poi, nel momento in cui sono state ritirate le deleghe e quindi accogliendo le ragioni per cui avevamo presentato la mozione, quegli stessi partiti chiedevano che si prelevasse quella mozione per farla diventare, non si capiva che cosa, un’altra operazione per prendere a pugni il vento. Adesso si presenta la mozione per chiedere di revocare l’Assessore per le ragioni per cui noi avevamo chiesto la revoca, in quanto assessore con delega ai rifiuti. C’è un poco di schizofrenia . Certo lo voglio dire con la massima franchezza: vedete onorevole Leontini e onorevole Maira, il fatto che questo non è il nostro Governo se c’è bisogno di una dimostrazione è proprio questa; se il PD fosse stato oggi nel Governo le posso assicurare che il Presidente della Regione avrebbe avuto qualche problema in più a confermare e nominare l’Assessore Armao e non per ragioni morali ma di opportunità avremmo preferito non averlo nella compagine di governo. Così come sulla questione degli Uffici di gabinetto, che ho visto esser diventata, anche qui, un teatrino dell’assurdo: l’UDC e il PDL sono stati con propri assessori componenti di questi governi, di quello bis e di quello iniziale e gli assessori dell’UDC e del PDL non si sono mai fatti scrupoli di nominare i componenti degli Uffici di gabinetto utilizzando appieno la legge, nominando tutti gli esterni possibili e tutti gli interni possibili. Certo, diventa strano che l’UDC e il PDL come primo atto chiedano al Lombardo ter che gli altri non utilizzino quello che loro hanno utilizzato. Voglio dirlo con la massima franchezza, onorevole Presidente, abbiamo posto un problema che non è di un generico, velleitario, bisogno di ridurre per ridurre. Riteniamo che in un momento come quello attuale la sobrietà è già merito politico. Ribadisco: la sobrietà è merito politico. Abbiamo apprezzato la decisione che ha fatto la Giunta di ridurre di tre componenti gli Uffici di gabinetto, circa quaranta complessivamente, ma con altrettanta onestà le devo dire che avremmo preferito, ad esempio, che la Giunta facesse quello che ha scritto, oltretutto, nella proposta di finanziaria presentata nell’ottobre quando la Giunta ha approvato una finanziaria che prevedeva una riduzione del venti per cento. Il bicchiere si può vedere mezzo pieno o mezzo vuoto. Con molta franchezza, le voglio dire subito, che noi lavoreremo e ci batteremo perché la finanziaria contenga una norma di riduzione sia degli Uffici di gabinetto sia dei costi impropri della politica. Sono temi rispetto ai quali non aspettavamo, certamente, l’ordine del giorno dell’UDC o del PDL per avere lezioni su come bisogna praticare modelli di sobrietà nell’azione politica e amministrativa. Ecco perché questi ordini del giorno, sono pretestuosi ed anche originali; in genere è successo l’esatto contrario, non ricordo, non per le dichiarazioni programmatiche ma durante i governi che cambiano – e Cuffaro ha cambiato anche altre giunte durante le sue precedenti esperienze, ma c’è stato anche il Lombardo bis – a mia memoria non ricordo che chi si propone all’opposizione presenta dei documenti di bocciatura, in genere, a volte è successo che era la maggioranza che confermava le dichiarazioni fatte dal Presidente. Qui ogni cosa presenta una sua novità. E’ evidente che questi documenti per la loro pretestuosità non possono essere minimamente assunti come base di discussione politica, per quanto ci riguarda, dal Partito Democratico. Ecco perché non voteremo i documenti che hanno questo rilievo, che attengono alle vicende strettamente connesse alla vicenda politica di questa esperienza e proprio per il carattere strumentale di questi documenti vogliamo – assieme ai colleghi del PDL, dell’UDC, dell’MPA e del PDL Sicilia – stare sul terreno della capacità di fare leggi buone per la Sicilia e di farle anche con un rigore attraverso il quale il Parlamento, e per quanto ci riguarda il Partito Democratico, non delegherà e non firmerà nessuna cambiale in bianco al Governo. Siamo pronti a fare la nostra parte! Il Governo faccia la propria parte! Poi, si vedrà quando e come e se dare un ulteriore sviluppo alla situazione politica e parlamentare di questa Regione, ma ogni cosa a suo tempo. Affrontiamo un problema alla volta, vediamo se si è nelle condizioni di liberare la Sicilia dalla paralisi che da ventuno mesi il centrodestra – uscito vittorioso dal voto – ha realizzato dimostrando di avere fallito, rischiando di fare fallire con sé l’intera regione. Noi non possiamo accettare e non potremo mai fare: noi siamo stati eletti avendo perso le elezioni e siamo stati chiamati a fare l’opposizione. Non siamo chiamati a fare l’opposizione ai siciliani, onorevole Leontini, siamo chiamati a fare opposizione al centrodestra. Oggi il centrodestra non c’è più; quel centrodestra non c’è più e quindi per noi in questo momento è prevalente la Sicilia, viene prima di tutto la Sicilia. Quindi, credo che da questo punto di vista, anche se a mezzanotte, vorrei che i siciliani sappiano, da questo podio e da questo Parlamento e cioè che il Partito Democratico si mette al servizio della Sicilia. Non ha nulla da chiedere, se mai ha tanto da dare e noi vogliamo essere nelle condizioni migliori per poter dare qualcosa di utile alla nostra Regione.