Signor Presidente, onorevole Presidente della Regione, onorevoli colleghi, abbiamo chiesto che quest’Aula avesse la possibilità di ascoltare il Presidente della Regione immediatamente dopo le notizie che sono state pubblicate dagli organi di stampa il 29 marzo, non per trasformare quest’Aula in un tribunale, ma perché il Parlamento siciliano non può essere un luogo di indifferenza, né per girarsi la faccia di fronte a una vicenda,

che piaccia o no, ha gettato un’ombra inquietante e pesante nella vita della nostra regione. Noi non conosciamo le vicende che investono questa notizia, che è stata resa pubblica, di eventuale reato commesso dal Presidente della Regione. Di questo il Presidente della Regione, come ogni cittadino che debba rispondere di contestazioni di reato, risponde esclusivamente all’autorità e agli organi inquirenti. Noi abbiamo voluto chiedere, immediatamente, che il Presidente riferisse in Aula perché conosciamo l’inquietudine del popolo siciliano che ha già vissuto un’esperienza drammatica e senza precedenti, quella di un Presidente, prima indagato, poi rinviato a giudizio, infine condannato con l’epilogo dello scioglimento anticipato del Parlamento siciliano, per la prima volta nella sua storia democratica. Devo dire con molta onestà che ho ascoltato il Presidente della Regione ed ho udito un discorso che ho definito onesto - come qualche momento fa ho detto alle testate giornalistiche che mi chiedevano un’opinione - di un uomo turbato, come sono turbati tutti i siciliani, ma certamente lui più di tutti. Un uomo che ha difeso, orgogliosamente, il lavoro fin qui fatto per provare a dare senso, parola, concreta attuazione ad una possibilità nuova da dare alla Sicilia, in tanti settori della vita della nostra regione dove si annidano interessi criminali, interessi parassitari, interessi mafiosi. Va detto, con altrettanto onestà, che oggi il Presidente della Regione ha fatto l’unico discorso che poteva fare. Una persona che difende con orgoglio il suo operato, la sua onorabilità, la sua storia. Qui abbiamo un compito, anche, di natura diversa. Dobbiamo verificare, valutare se ci sono le condizioni perché il lavoro di cambiamento possa concretamente avere spazio in questa nostra regione e si possa realmente portare avanti. Lo voglio dire con molta onestà, onorevole Presidente. Noi e quando dico noi, non parlo a nome soltanto del Partito Democratico. Quando dico “noi” - credo di interpretare in questo momento uno stato d’animo dei siciliani - non possiamo consentirci più di vivere un secondo film come quello che abbiamo vissuto dal 26 giugno 2003, giornata nella quale il presidente della regione fu raggiunto da un avviso di garanzia, fino alla notte del 5 febbraio 2008 e poi del 9 febbraio, data quest’ultima nella quale il presidente in carica, a seguito della condanna che aveva subito, comunicò a quest’Aula la sua intenzione di dimettersi. Non possiamo vivere quest’altro film, non perché ci turba sul piano personale, perché credo che sarebbe un dramma, un delitto per tutta la regione, ancora una volta piegare gli interessi eventuali, legittimi di difesa di una persona, agli interessi complessivi della regione. Ecco perché, onorevole Presidente, con molta forza dico che qualora dovesse confermarsi questo reato, pesante, di cui parlano i giornali e per questo reato giungere ad un eventuale rinvio a giudizio, noi pensiamo che bisogna separare, nel rispetto delle garanzie e in nome del garantismo, i destini di una persona, che ha il diritto di difendersi, dai destini della Sicilia. Guai a ripetere questo secondo del film che sarebbe, a questo punto, mortale per la nostra regione. Ecco perché noi, oggi, proprio forti di questa impostazione che non è né giustizialista né di processi anticipati, ma proprio in virtù di una cultura garantista, e forti anche di un’altrettante cultura garantista di rispetto delle istituzioni, vogliamo dire con altrettanta forza che, per quanto ci riguarda, non ci fermeremo di fronte alla possibilità di cambiare la Sicilia, di liberarla dagli spazi e dai luoghi dove si è annidato, in tutti questi anni, l’intreccio perverso tra politica, affari e “Cosa nostra”, nei rifiuti come nell’energia, nella pubblica amministrazione, come nella sanità. Lei ha fatto bene - e questo è il giudizio che do nel riconoscere l’onestà del suo intervento – a rivendicare le cose prodotte e non le chiacchiere, non le intenzioni, ma le cose prodotte da questo Parlamento, al fine di marginalizzare, di rendere più debole, di contrastare la possibilità di infiltrazione e di condizionamento della mafia nella vita pubblica di questa regione. Noi, questa sua rivendicazione, mi permetta di dire onorevole Presidente, la facciamo non solo nostra, ma siamo noi, con altrettanta forza, a rivendicare il merito di essere stati determinanti nel fare avviare un processo di cambiamento: se in questa Sicilia si è avuta una nuova legge sui rifiuti, piuttosto che sulla sanità, piuttosto che sulla riforma dell’Amministrazione pubblica lo si deve al ruolo del PD coraggioso e che ha sempre anteposto l’interesse della Sicilia ai propri calcoli di bottega. Diciamolo a quei tanti siciliani che si formano un’opinione, molto spesso su luoghi comuni, che con quella legge sulla riforma dei dipartimenti, abbiamo ridotto di oltre un terzo i dirigenti di servizio, ovvero i luoghi della intermediazione tra la pubblica amministrazione e il cittadino, riducendo di oltre duecentoquaranta le funzioni apicali di questa Regione. Diciamolo, raccontiamolo alla Sicilia. Anche le cose che si sono fatte per contrastare nel merito e non a parole la possibilità di liberare questa nostra Terra da una intermediazione opprimente della politica e di una burocrazia che spesso non è migliore della politica. E questo lo rivendichiamo con altrettanta forza e con altrettanto orgoglio e vogliamo continuare a farlo, perché veda, onorevole Presidente, lo dico ai siciliani che ci ascoltano, anche a quei siciliani che spesso vogliono – volutamente - rappresentare la politica solo come luogo di ‘intrallazzi’, ‘di inciuci’, di compromessi, di accordi, di spartizioni di poltrone, molto spesso parole vuote di chi non conosce le cose e che si rifugia nei luoghi comuni perché non ha voglia e coraggio di guardare in faccia la realtà. Noi vogliamo dirlo a tutti i siciliani che non consentiremo che la Sicilia faccia un passo indietro finché ci sarà data la possibilità, finché questo Parlamento sarà in vita, noi ci batteremo perché la Sicilia provi a cambiare, a partire da una cosa che lei ha detto sulla finanziaria. Lei ha annunciato la sua intenzione di ripubblicizzare la gestione del servizio idrico in Sicilia. Bene, questa sfida noi siamo pronti a raccoglierla, caro Presidente, perché siamo certi che rispondiamo all’interesse di una parte larga dei siciliani che in questi anni è stata piegata agli interessi di un falso modernismo che in realtà nascondeva interessi affaristici e in alcuni casi criminali. Quindi, onorevole Presidente, la sfida che abbiamo dinnanzi è una sfida difficile lo so bene, sarà dura nei prossimi mesi, sarà dura, perché non siamo in presenza di unsemplice scontro politico tra opposte fazioni ma una guerra senza esclusione di colpi in cui tutto può avvenire, tutte le armi sono potenzialmente utilizzabili, da quelle materiali a quelle più subdole, più cattive proprio per lo spaccato che lei ha raccontato a quest’Aula. Io, non so se le cose che lei ha raccontato a questo Parlamento, lo scenario nel quale è maturato e nel quale è possibile che si sia anche sviluppata questa vicenda giudiziaria, sia vera o meno, sinceramente non sono in grado di giudicarlo come non è in grado di giudicarlo il siciliano medio che non conosce le cose particolari di questa vicenda. Però, onorevole Presidente, vorrei ricordarle che quei signori di cui lei parla e di cui racconta, per aver conosciuto, oggi, dialoghi telefonici nei quali si esprimevano giudizi non solo politici, ma giudizi che vanno ben oltre la lotta politica, ci offrono una dimensione dello scontro, in cui in gioco non c’è una divergenza di opinioni, non c’era insomma una partita democratica che si giocava nei colloqui telefonici di questi signori. Questo suo racconto ci dice “il grumo di interessi nascosti e per certi versi inquietanti in cui si è alimentato il centro destra della nostra Regione”. Veda, onorevole Presidente, io nel 2006 alla vigilia delle elezioni chiesi al partito della Libertà, forse c’era ancora Forza Italia, chiesi ai dirigenti della Casa della Libertà di evitare di consegnare la vicenda siciliana ad una paralisi che ci avrebbe inevitabilmente, al di là del giudizio che si poteva avere sulle persone, posto dinnanzi la ricandidatura di Salvatore Cuffaro. Allora il centro destra in maniera arrogante, forte della logica dei numeri, ha scelto di andare avanti infischiandosene della Sicilia. Se nel 2008 quello spaccato che lei ha raccontato, cioè di una coalizione che si metteva assieme in nome di che cosa? Se non ci si rispetta tra le persone qual era la ragione di questa alleanza che si è fatta in Sicilia? Quali interessi muovevano quell’alleanza? E allora i siciliani, onorevole Presidente, non devono conoscere tanto e soltanto se il senatore Firrarello, l’onorevole Torrisi o se uomini di seconda, terza e quarta fila che gravitano in questo mondo della politica siciliana aspiravano a eliminazioni politiche e forse non solo politiche, chissà, ma il punto vero è: può la Sicilia non sapere che di fronte a tutto questo ci stava una alleanza che si poneva al governo della nostra Isola dovel’un con l’altro erano armati non solo di parole ma anche e forse qualcosa di più? Perché, se lei come ha detto ha prima temuto l’offensiva politica e poi quella mediatico giudiziaria e infine speriamo di esserci fermati li,onorevole Presidente posso dire con molta franchezza che lei è un conoscitore di quel mondo, lo conosce, conosce gran parte dei suoi alleati, li ha conosciuti da tanti anni, ne conosce gli aspetti pubblici e gli aspetti privati, può la Sicilia continuare a coesistere con questo inganno di una alleanza che è solo formalmente politica ma che molto spesso si fonda sull’interesse dell’inceneritore di Paternò, piuttosto che di quello di Bellolampo? Degli interessi che gravitano sul mondo degli affari dove quattro società, apparentemente distinte l’una dall’altra, nello stesso giorno, dallo stesso notaio fanno quattro atti per partecipare a quattro gare vincendole tutte e quattro. L’affare del secolo, lei l’ha chiamato! L’affare del secolo! Gli inceneritori! E non è una battaglia tra ambientalisti, da un lato, che sono i soliti rompiscatole che vorrebbero il mondo tutto fatto in bomboniera. No! Come si vede e come si è visto, è una questione che riguarda - si dice a ‘Stoccolma’ “la cutra” - gli interessi, la roba, quella che Verga ben rappresentò nella letteratura italiana, ‘l’interesse della roba’. Noi siamo pronti a rompere questo sodalizio. Lei ha parlato di crisi irreversibile dell’alleanza che l’ha eletto. Io le credo, onorevole Presidente, lo ha detto più volte e la ringrazio anche per come ha trattato la vicenda del rapporto con il Partito Democratico. Onorevole Presidente certamente è stato ferito in questi giorni e in queste settimane per la vicenda che lo ha segnato sul piano della notizia che la riguarda, di un’indagine sul suo conto. Altri come noi , in maniera fortunatamente meno grave sul piano personale, ma la ferita non è meno grave sul piano politico, altri come noi, dicevo, che abbiamo scelto di mettere al centro l’interesse della Sicilia e dei siciliani siamo stati accusati di essere traditori, collaborazionisti. In tempo di guerra i collaborazionisti vengono passati alle armi. Addirittura che la nostra politica fa rivoltare nelle tombe uomini che hanno onorato questa terra come Pio La Torre e Piersanti Mattarella. So bene che quelle parole non sono state buttate lì a caso: sono parole che colpiscono, che offendono la dignità di ognuno di noi. Noi vogliamo contribuire a fare in modo che questa Terra si liberi dalla mafia per farlo de visu, in maniera trasparente. Mettiamo innanzitutto al primo posto l’interesse dei siciliani, ma senza ombre, senza sconti per nessuno. Sul terreno della legalità non esistono negoziazioni, non esistono accordi, non esistono mediazioni. Ecco perché - ripeto - con la stessa fermezza con la quale ribadisco di avere ascoltato e apprezzato l’onestà del suo intervento, onorevole Presidente Lombardo, Le dico: abbia il coraggio di andare avanti,di rompere le collusioni e le connivenze e troverà il PD attento a valutare nel merito queste condizioni. Ma con altrettanta forza Le dico: guai se la nostra Regione dovesse tornare a vivere una condizione di paralisi e di attesa come quella vissuta tra il 2003 e il 2008, cinque anni decisivi di cui oggi stiamo pagando un carissimo prezzo, perché oggi la nostra Terra è più povera, più sottosviluppata, più disoccupata, più fragile, con più rifiuti in mezzo la strada, anche per colpa di quei cinque anni, cinque anni dell’attesa, di paralisi, in cui la politica, in maniera arrogante, ha cercato di conservare sé stessa infischiandosene della Sicilia e dei siciliani.