che alla fine, dopo tanti sforzi, è spuntata fuori. Guarda caso, anche aie france rispunta fuori e dichiara la propria disponibilità ad entrare nella cordata, ma in posizione di minoranza. La cosa lascia adito all’ipotesi, che a suo tempo ci sia stato un intervento su Spinetta, per farlo desistere o soprassedere in attesa di tempi migliori, soprattutto lontano da campagne elettorali. Ora Tremonti accusa Prodi di non avere provveduto in tempo a risolvere il problema, continuando imperterrito, come per altro è sua abitudine, a continuare la campagna elettorale senza soluzione di continuità , ammannendo spot che spesso non rispecchiano l’esattezza. Ma la verità sembra essere un’altra, molto più articolata, che vede oggi la compagnia di bandiera commissariata ad un passo dal fallimento e dalla messa in mobilità di tutto il personale. Eppure, il pacchetto era confezionato alla perfezione. L’Alitalia divisa in due società , una che deve raccogliere utili e che eredita beni immobiliari e la flotta, affidata all’eroica Compagnia Aerea Italiana (CAI), fatta in maggioranza da costruttori edili e da Air One, che così risolve i suoi problemi interni, scaricandoli ad altri, con il compito di salvare l’onorabilità dell’Italia che deve conservare la propria compagnia di bandiera. L’altra, quella che deve gestire esuberi, debiti e, per dirla in una parola, il fallimento con tutto l’aggravio di spese che questo comporta, scaricata sulle spalle dei contribuenti e dei dipendenti, che debbono in questo modo pagare lo scotto per tutti gli errori commessi dalla compagnia in tutti questi anni, o dalla politica che vi ha messo saldamente le mani, visto che l’azionista di maggioranza è il Tesoro, oggi rappresentato da Trimonti. Sembrava dovesse andare tutto liscio, torno a dire, ma non si era fatto evidentemente il conto con i dipendenti, i “fortunati†che sarebbero passati alla nuova società , che guarda caso si oppongono ad essere salvati, visto che andrebbero intanto a perdere una percentuale che varia dal 20 al 30% degli attuali stipendi. La compagnia ne uscirebbe ridimensionata, visto che riduce di parecchio le proprie rotte, restando a livello di un’Air One un poco più grande. Ma non avevano fatto i conti nemmeno con il Sindaco di AN di Roma Alemanno, che insorge, vista la fine che vogliono riservare all’aeroporto di Fiumicino, che verrebbe ridimensionato con grave compromissione di parecchie migliaia di posti di lavoro, pare a favore di un ripescato ruolo per Malpensa voluto dalla lega. Ipotesi, che come si vede, mette in pensiero Alemanno, ma anche altre istituzioni del Lazio ed i sindacati. Già , i sindacati, ai quali è stato detto di non mettere il bastone tra le ruote alla nuova compagnia, perché non c’è alternativa, tranne a mobilità ed il fallimento, una mossa nemmeno tanto nascosta di scaricare sui dipendenti e sui sindacati la responsabilità del fallimento della trattativa. D’altro canto, cosa vogliono i piloti ed il personale di volo? Il posto viene loro garantito, per gli esuberi ci saranno gli ammortizzatori sociali (leggi pagheranno i contribuenti) e per un piccolo sacrificio che si chiede loro, ossia di rinunziare al 20 o 30% del loro salario fanno tutta questa resistenza? Il mondo è davvero popolato da ingrati. Ora il Cavaliere, deve ripensare la cosa, non può certo perdere la faccia, gli amici della CAI debbono capire che non si può tirare troppo la corda e che quello che oggi si “perde†da un lato, si può guadagnare lautamente domani dall’altro lato. Non basta continuare a dire che il Governo prodi voleva regalare la compagnia di bandiera ad Air France, compagnia che per altro ora è gradita anche al Cavaliere, bisogna trovare una soluzione e subito, il traffico è nel caos più totale, i dipendenti protestano e sfilano dentro l’aeroporto di Fiumicino, i voli saltano, la gente non può partire e si ammassa senza assistenza e senza servizi negli aeroporti e l’Alitalia, o forse sarebbe meglio dire l’Italia, perde ogni giorni fior di milioni, con l’unico risultato di aggravare il propble, Sarebbe ora, che ognuno facesse davvero la propria parte. Questo governo che ha la responsabilità maggiore per avere fatto fallire la trattativa in passato, senza avere niente in mano come alternativa, deve mediare non solo nell’interesse della CAI, ma anche per quello dei lavoratori, i sindacati, che debbono in qualche modo raggiungere un accordo, che non penalizzi eccessivamente i lavoratori, ma che rimetta in ogni caso in moto il meccanismo e che ridoni serenità anche ai passeggeri, la CAI, che non può pretendere tutto e subito, ma che deve essere un poco più malleabile ed investire anche sul futuro, che potrebbe o dovrebbe non essere solo i famosi cinque anni per cui pare si voglia fare durare il primo accordo. Altrimenti la domanda diventa: che succederà fra cinque anni, ammesso che ora si raggiunga un accordo? Che vita farà la nuova copamgia e quale futuro è riservato alla politica dei trasporti aerei in Italia?