in una intervista rilasciata a Giacomo Di Amato e pubblicata da Gente d’Italia, il quotidiano delle Americhe diretto da Mimmo Porpiglia. L’intervista parte dalla questione dell’assegno sociale, che, si legge nell’articolo, è "un problema di rilievo per le nostre comunità all’estero. Lei cosa pensa e cosa ha intenzione di fare riprendendo l’attività parlamentare dopo la pausa estiva?". E Fedi risponde: "preoccuparsi di un problema come l’assegno sociale, cui oggi hanno diritto solo i residenti in Italia, raggiunta l’età di 65 anni, se non in possesso di altro reddito e se cittadini italiani, potrebbe, a prima vista, apparire come una falsa difesa degli interessi degli italiani all’estero. Non è assolutamente vero. La maggioranza parlamentare che sostiene il governo Berlusconi continua l’opera intrapresa con il decreto sulla salvaguardia del potere di acquisto delle famiglie - con il quale i residenti all’estero subiscono i tagli e non ottengono l’esonero dal pagamento dell’ICI - di autentica demolizione dei diritti degli italiani all’estero. Con la finanziaria così approvata, oltre ai tagli lineari a tutti i Ministeri ed a tutte le Regioni, che avranno ripercussioni pesanti per gli italiani all’estero, è stato introdotto un ulteriore limite per l’accesso all’assegno sociale: dieci anni di residenza continuativa in Italia". Osserva Fedi che "per colpire gli immigrati, anche quelli regolari che vivono, lavorano e pagano tasse in Italia, il centrodestra ha introdotto questa misura che, di fatto, colpirà anche i cittadini italiani residenti all’estero che, dopo anni di emigrazione, intendessero rientrare in Italia e, ultrasessantacinquenni, si trovassero nelle condizioni di non avere reddito o avere un reddito molto basso. In altre parole, un connazionale che per sfortuna non ha fatto "soldi" all’estero, non potrà ricevere l’assegno sociale se non avrà 10 anni di residenza continuativa. Non sappiamo ancora se la residenza storica, cioè quella avvenuta precedentemente all’emigrazione, possa essere utilizzata. Per queste ragioni", spiega il deputato, "ho presentato una serie di ordini del giorno tendenti a modificare la nuova norma per tutti e comunque a valutare cambiamenti per gli italiani all’estero". "Sull’assegno sociale il Governo ha inteso unicamente emendare la parte relativa al reddito, ma", prosegue Fedi, "permane la condizione legata alla residenza: in sostanza, oltre alla cittadinanza italiana, alla residenza in Italia al momento della domanda, alla non portabilità dell’assegno, che non è esportabile, ed alle condizioni di reddito da non superare, sarà necessario poter far valere dieci anni di residenza legale in Italia per accedere all’assegno sociale. Il Governo ha accolto questo ordine del giorno come raccomandazione. Significa: abbiamo compreso il problema e vedremo se sarà possibile risolverlo. Noi crediamo debba essere risolto". Quanto all’altra questione del riacquisto della cittadinanza, Di Amato sottolinea che "non sembra essere stato né affrontato né risolto. Tante le lentezze burocratiche e i dubbi interpretativi. Perché, oltre a ciò, Lei lamenta un’assenza di informazioni?". "Il tema del riacquisto della cittadinanza", risponde l’on. Fedi, "è particolarmente sentito per i connazionali all’estero che, naturalizzatisi nei Paesi di emigrazione, intendono utilizzare le norme per riacquistare la cittadinanza italiana. Da più parti è stato sollecitato il mio intervento per chiedere una maggiore informazione a Comuni e Questure sui contenuti di queste norme, per avere chiarezza interpretativa ed una maggiore omogeneità sia di approccio che di procedure amministrative adottate dai Comuni e per rendere più re il rilascio del permesso di soggiorno utile ad attivare la procedura di iscrizione anagrafica e di riacquisto della cittadinanza". E il deputato del PD anche in questa occasione ha "presentato una interrogazione a risposta scritta, rivolta al Ministero degli Affari Esteri e a quello dell’Interno, chiedendo appunto tutto ciò. In particolare chiedo che, per il riacquisto immediato previsto per coloro che dichiarino di rientrare definitivamente nel territorio nazionale e richiedano espressamente il riacquisto, vi sia una procedura veloce per il rilascio del permesso di soggiorno necessario alla iscrizione anagrafica ed indispensabile per il riacquisto". Poi un giudizio sui primi cento giorni di Governo Berlusconi: "l’identità politica del governo Berlusconi appare molto evidente. La maggioranza parlamentare che sostiene il governo ha espresso, con gli ultimi provvedimenti approvati, tutta la sua arroganza ed ha dimostrato in maniera inequivocabile quali sono i motivi veri che legano partiti e partitini di una coalizione ancora legata al modello "della carota e del bastone". Il modo innovativo, ad esempio, in cui la Lega Nord-Padania, pur esprimendo posizioni assolutamente negative sulla ratifica del trattato di Lisbona da parte italiana e sui contenuti stessi del trattato, ha poi votato a favore della ratifica. Dimenticati i brindisi alla bocciatura referendaria irlandese e dimenticati gli atteggiamenti protezionistici assunti nella loro storia politica. Tutto in vista del mitico passaggio al federalismo, promessa berlusconiana ancora non mantenuta, da fare in Parlamento, anche a colpi di maggioranza, oppure da farsi con la "forza" del popolo padano, con la speranza che Bossi voglia riferirsi alla forza della protesta, anche se parla d’armi padane. Ed il governo dimentica i continui riferimenti da parte di Bossi, ma non solo, ad una possibile violenza insurrezionalista, le continue offese portate dal leghismo nostrano ai simboli dello Stato e della Repubblica, il perfido e grottesco attacco agli immigrati ed agli italiani all’estero visibile nei fatti della politica e nelle norme approvate dal Parlamento nonostante la ferma opposizione del Partito Democratico". "Eppure", rileva Fedi, "il governo, attraverso il sottosegretario Mantica, viene a dirci che il vero problema non sono i tagli, che superano i cento milioni di euro e siamo solo all’inizio; il vero problema non è non aver esteso l’esonero ICI ai residenti all’estero, come chiesto per ragioni di equità e giustizia dal PD; il vero problema non è non aver reso permanenti le detrazioni per carichi di famiglia, come richiesto con forza dai parlamentari eletti all’estero. Il vero problema è, secondo il governo, la duplicazione tra Cgie e parlamentari eletti all’estero, il vero problema è che i parlamentari non riescono a convincere il ministro Tremonti che i tagli sono sbagliati! Bene, ecco il nuovo governo Berlusconi in cui la Lega Nord vuole solo il federalismo a favore del Nord, il sottosegretario Mantica non ha nulla a che vedere con il ministro Tremonti, Cgie e parlamentari eletti all’estero andrebbero eliminati". Il parlamentare italoaustraliano ricorda che "il Cgie, anche se organismo politico eletto dalle comunità , è pur sempre uno strumento di consultazione del governo e delle istituzioni e sarebbe forse utile utilizzarlo nelle occasioni in cui si ridisegna l’assetto rappresentativo o si decidono le sorti delle politiche a favore delle nostre comunità nel mondo". Quanto ai parlamentari, "fanno il loro dovere in Parlamento: rispondono agli elettori, alle loro coscienze, ai gruppi parlamentari. Le decisioni sulle commissioni, ad esempio, sono assunte dai Gruppi. Sarebbe molto utile, invece", sostiene Fedi, "se cominciassimo a sentire e capire quali sono le idee che il governo propone sul cammino delle riforme per gli italiani all’estero o se invece, nei prossimi anni, saremo costretti ad assistere, unicamente, alla rituale sagra dei tagli. Vorremmo anche che il governo assuma sempre, fino in fondo, le conseguenze delle scelte politiche che compie, anche quando riguardano gli immigrati o gli italiani all’estero, anche quando l’irraggiungibile Tremonti colpisce il Ministero degli Affari Esteri". (fonte AISE)