Il passaggio dal XX al XXI secolo ha visto il declino relativo dell’Europa politica mentre si consolidava, con il mercato unico e l’Euro, il successo dell’Europa economica e monetaria, e con il crollo del muro di Berlino, si aprivano prospettive senza precedenti di integrazione pan-Europea, di pace e di sviluppo.

„Nos pays sont devenus trop petits pour le monde actuel à l’échelle des moyens techniques modernes, à la mesure de l’Amérique et de la Russie d’aujourd’hui, de la Chine et de l’Inde de demain…“ dichiarava già nel 1954 Jean Monnet, preconizzando quindi la prospettiva di un’Europa garante e promotrice dei diritti umani, del valore della libertà individuale ed economica, dell’armonia tra poteri e funzioni di governo e di responsabilità civile, della corretta declinazione di una modernità dal volto umano. La costruzione europea, rilanciata nel secondo dopoguerra con la CECA, il Consiglio d’Europa e l’OCSE, e consolidatasi con i Trattati di Roma del 1957, di Helsinki del …, e gli straordinari progressi dell’Unione Europea, affonda le proprie radici nelle riflessioni e nel programma politico di un gruppo di intellettuali di prestigio, i quali, dal 1780 al 1820 teorizzarono a Coppet i principi cardine dell’Europa moderna. Il “gruppo di Coppet” fu sostenuto dalla passione civile e culturale di Mme de Staël, dai contributi multidisciplinari di Jacques Necker, Benjamin Constant, Sismondi, Schlegel e tanti altri, e dalla comune avversione all’Europa di Napoleone, che in quel periodo veniva configurandosi. A duecento anni di distanza, richiamandosi a quella illustre esperienza, e facendo tesoro delle difficoltà e degli ostacoli che incontra l’Europa sulla via dell’integrazione, si è riunito a Coppet un gruppo di cittadini europeisti per lanciare un Manifesto che riprende ed attualizza i principi chiave del messaggio del “gruppo di Coppet” e chiama ad un impegno comune per tradurre questi principi in realtà e tracciare una nuova via per il futuro dell’Europa. Nasce così il “Manifesto dell’Europa di Coppet”, e nell’adesione a questo Manifesto si crea il “gruppo degli Amici di Coppet”, aperto a tutti coloro che traendo alimento dalla visione, dalla missione e dall’azione dei grandi personaggi di due secoli fa intendono operare per affermare l’idea di un’ Europa di libertà, di sviluppo economico e sociale e di diritti umani, in cui gli Stati-nazione tradizionali abdicano alle loro prerogative per restituirle ai cittadini, alle imprese e alla società civile e per trasferirle ad istanze di livello europeo. Le linee guida intorno a cui il gruppo degli amici di Coppet intende sollecitare la riflessione e l’iniziativa sono quelle ereditate dal pensiero del “gruppo di Coppet”, e possono essere riassunte nei seguenti elementi principali:

• Porre alla guida dell'integrazione europea la società civile, il mondo delle imprese, gli intellettuali, i cittadini. L’Europa guidata e controllata dai governi nazionali non riesce ad andare avanti. Essa incarna tutti i vizi e i limiti dell’Europa di Napoleone, quella degli Stati-nazione che si sono sviluppati a partire dalla Rivoluzione francese, contro cui il gruppo di Coppet ha elaborato la sua riflessione e la sua iniziativa culturale. Certamente l’Europa dei governi nazionali non è in grado di procedere con la velocità, l’ambizione, l’efficacia e la determinazione che sono necessarie per rispondere alla sfida dei tempi. Il metodo intergovernativo ha tagliato le ali e tolto mordente al metodo comunitario, che pure aveva prodotto importanti risultati negli ultimi cinquanta anni. Occorre invertire la tendenza. Occorre cambiare quelli che siedono al posto di guida. I governi nazionali devono cedere spazio e potere a vantaggio delle organizzazioni della società civile, delle imprese, del mondo della cultura, delle forze sociali e politiche, specialmente quelle trans-nazionali e locali. I principi della sussidiarietà, tanto quella verticale che orizzontale, ispirandosi al liberalismo solidale di Necker e alle politiche attive di Sismondi, possono contribuire a combattere l’emarginazione e la povertà, assicurando uno sviluppo equilibrato dei gruppi sociali, delle comunità e dei territori.

• Concentrare l’attenzione sulle realtà locali e regionali e salvaguardare e difendere la diversità delle culture, dei patrimoni di conoscenza, delle istituzioni di democrazia e delle pratiche commerciali e civili; L’Europa delle grandi Capitali, delle burocrazie centrali e delle piazze globali sta soffocando l’innovazione e la diffusione delle tecnologie e dei saperi. Soprattutto si sta allontanando dai cittadini, dai giovani,dalle donne, da chi innova e inventa, da chi si sposta e promuove il cambiamento. Anche qui occorre invertire la tendenza. Occorre valorizzare le culture locali, le iniziative delle comunità regionali, i mille campanili e le variegate piazze dei borghi e delle piccole città. Occorre valorizzare le periferie contro la tendenza alla centralizzazione e all’assimilazione delle diversità. Coppet, luogo di rifugio, piccolo villaggio alpino ai confini dei grandi Stati nazionali, ha rappresentato, e può ancora oggi rappresentare il “centro delle periferie”, la “capitale” delle realtà locali, il baluardo di resistenza delle diversità culturali. La costruzione di una nuova classe dirigente europea non può che partire quindi da Coppet e da ciò che simboleggia nella difesa e valorizzazione delle comunità locali. Queste rappresentano una ricchezza in termini economici e sociali per tutta l’Europa, un aspetto fondante della identità e del modello economico e sociale dell’Europa.

• Valorizzare il ruolo delle imprese familiari, delle PMI e delle reti locali di conoscenza ed innovazione. Il modello di sviluppo economico e industriale dell’Europa deve trarre alimento dai contributi sul “modello toscano” di Sismondi, che, studiando la tradizione di autonomia e democrazia municipale della Toscana a partire dal tardo Medio Evo, aveva identificato le condizioni istituzionali opportune per la valorizzazione delle libertà economiche e del mercato e per lo sviluppo dell’industria e dei commerci. Sismondi aveva evidenziato come, in contrasto con la nobiltà rurale di tipo spagnolo, nelle Repubbliche Italiane si era affermata una società di mercanti urbanizzati, che rappresentava l’asse portante delle classi dirigenti del Rinascimento. Il nuovo Rinascimento europeo deve perciò partire dalle sue radici nelle reti locali di imprenditorialità e di autonomia municipale. Oggi il “modello toscano” è diventato un modello europeo, perché l’Europa può contare su una rete di 20 milioni di PMI, che hanno dimostrato negli anni una straordinaria capacità di competere, orientandosi verso la ricerca e lo sviluppo di nuovi prodotti e tecnologie e sperimentando nuove forme di collaborazione. E’ questa ad esempio l’esperienza dei distretti industriali dell’Italia del Centro Nord e della Francia del Sud-Est, e del Mittelstand di tradizione germanica. Queste imprese e reti di impresa mantengono un forte legame con il territorio di cui sono espressione, ma sono state anche in grado di dare un contributo significativo ai processi di internazionalizzazione. Esse devono essere sostenute sia attraverso l’eliminazione dei vincoli legislativi e burocratici, sia attraverso una politica adeguata di formazione professionale, sia infine con la creazione di una rete di servizi adeguati in settori strategici, come le energie alternative,le nuove tecnologie e le reti di trasporto.

• Promuovere l’Europa della società della conoscenza, e dare alla scienza e alla cultura il ruolo di protagoniste nella costruzione europea La ricchezza immateriale dell’Europa è basata sulla conoscenza e sull’innovazione, intese non solamente come sviluppo di processi e di prodotti, ma anche come circolazione di nuove idee in ogni ambito della vita civile. Il gruppo di Coppet aveva non solo teorizzato questo ruolo guida, ma lo aveva anche praticato mobilitando intellettuali, uomini di scienza e di cultura, le sedi del sapere e della formazione. Occorre sostenere la scienza e la cultura come patrimonio intangibile comune, che assicura una qualità totale della vita e che prospetta un futuro per l’Europa nell’industria del sapere e della conoscenza. L’educazione al bello e al buon gusto, l’investimento in ricerca e sviluppo tecnologico, la creazione di opportunità di studio e di lavoro nella cultura, nel turismo, nell’industria ad altro valore aggiunto possono essere la base per stimolare l’ingegno e la creatività europee. Ma occorre sottrarre scienza e cultura dai tentacoli assimilatori e centralizzatori degli Stati nazinali, per dare loro autonomia e responsabilità.

• Mobilitare i giovani nella costruzione dell’Europa L’”entusiasmo”, descritto da Mme De Staël come sostegno necessario alla ragione e guida alla ricerca della verità è ben rappresentato dai giovani d’oggi. Questi giovani, soprattutto quelli della generazione “Erasmus”, avendo potuto beneficiare di una educazione transnazionale e di esperienze di lavoro all’estero, sono capaci di pensare in termini europei e globali, molto più delle generazioni precedenti. L’Europa che valorizza le differenze dovrà dare spazio adeguato nella nuova classe dirigente ai giovani, chiamandoli a promuovere ‘etica della responsabilità” nella politica e nella società e a portare avanti il progetto riformista europeo ad ogni livello. Occorre quindi sostenere i programmi di mobilità dei giovani per aiutarli ad affrontare le sfide della nuova Europa con una mentalità europea.

• Portare nel mondo una leadership europea per affermare i diritti umani, le pari opportunità tra uomo e donna, e il ruolo del multilateralismo nella governante globale L’Europa si è affermata come potenza economica, ma rappresenta per molti soprattutto il luogo del dialogo civile, della stabilità e della moderazione, della creazione e della diffusione della cultura, del rispetto delle regole e dell’applicazione dei valori di libertà democrazia e pari dignità dei cittadini. Per difendere questa cultura e questi valori l’Europa ha bisogno di giocare un ruolo di leadership a livello globale e promuovere una solida cultura del dialogo e del confronto nell’ambito multilaterale.

• “La via da percorrere non è facile né sicura, ma deve essere percorsa, e lo sarà” (Manifesto di Ventotene, agosto 1941).

Il segreto del successo è l’impegno e la determinazione a titolo personale di persone diverse, accomunate tutte dalla consapevolezza di avere una illustre tradizione alle spalle, e dalla comune visione del futuro dell’Europa ispirata ai principi dell’Europa di Coppet. Questa è la motivazione e lo spirito che spingono il gruppo degli Amici di Coppet a formulare il loro Manifesto e ad adoperarsi per promuoverne l’applicazione a tutti i livelli nelle forme e nei modi più opportuni. Il gruppo intende coinvolgere e fa appello a tutte le persone di buona volontà che si identificano nei valori rappresentati dall’Europa di Coppet, a partire dalla comunità imprenditoriale e diplomatica di Ginevra, dai settori della ricerca e delle organizzazioni internazionali presenti in Svizzera. Il gruppo propone a tutti coloro che vorranno aderire al “Manifesto” di avviare insieme un programma di lavoro sulle tematiche summenzionate, su quelle ad esse collegate ed eventualmente altre che si ispirano alla riflessione del “gruppo di Coppet”. Il gruppo degli amici di Coppet si impegna ad operare per far aderire al Manifesto gli interlocutori chiave dei processi di integrazione, i cittadini e le cittadine dì’Europa. A tal fine il Manifesto verrà presentato al Parlamento Europeo di Bruxelles all’inizio del 2010. Il gruppo si impegna inoltre a riunirsi periodicamente, almeno ogni anno, a Coppet per verificare i risultati conseguiti, aggiustare i programmi d’azione e dialogare sugli obiettivi e gli strumenti dell’Europa di Coppet. (Coppet, Svizzera, novembre 2010)