(SA) - Ogni occasione è buona per rintuzzare l’ipotetica accusa di presunta connivenza con la mafia da parte di Berlusconi, per ritornare sulle dichiarazioni di Spatuzza bollandole come calunnie. Questa volta il palcoscenico è stato quello dell’inaugurazione del primo “freccia rossa” il rapido Torino – Milano, che segna indubbiamente un passo avanti nella politici dell’alta velocità, una politica che resta in ogni caso localizzata al nord.

Sul rapido, senza volere recriminare sull’Italia a due velocità (mai espressione fu più appropriata), viene da pensare al tempo che in Sicilia si impiega per percorrere i 130 chilometri che separano Caltanissetta da Palermo, ad esempio, dove treni vecchi e mal messi impiegano oltre due ore con una velocità che non supera i 60 Km. ora. Ma vie anche da pensare che non c’è certo volontà nel volere intervenire sulla disastrosa situazione del trasporto ferroviario che collega le città costiere di Messina, Catania, Palermo, con le città interne della Sicilia come Caltanisseta, Agrigento, Enna, per fare solo qualche esempio. Ma c’è di più, non solo non si sviluppa il trasporto ferroviario in quelle zone, ma progressivamente vengono soppresse le corse che fino ad ora hanno fatto da collegamento tra queste zone e le grandi città costiere e/o la capitale dell’Isola, ma anche con il continente. Ad esempio sono anni che è stato soppresso sia l’Agrigento Roma che l’Agrigento Torino, due corse che non solo erano comode e più veloci rispetto a quello che è rimasto, ma che viaggiavano sempre piene di gente. Già altre volte siamo tornati su questo argomento, ma ogni volta la situazione risulta sempre peggiorata. Ora, il cavaliere si riempie la bocca dicendo che entro l’anno inaugurerà i lavori del ponte sullo stretto. A parte il fatto, che quella della politica delle prime pietre e delle inaugurazioni è sempre stata il pallino del cavaliere, per buttare fumo negli occhi, non risulta ancora chiaro né quale è stato il progetto prescelto, se ce n’è uno, né quali saranno i tempi di realizzazione, né tanto meno quali saranno i capitali pubblici e provati che affluiranno sulla realizzazione dell’opera. Quello che si sa è che dopo un lunghissimo periodo di vita e di esistenza della società “ponte sullo stretto”, vissuta sotto vari nomi, che ha sperperato un mare di soldi pubblici, oggi siamo alla prima pietra, giusto per dire ai siciliani che anche loro sono nei pensieri del cavaliere e che anche per loro si avvicina il momento di sentirsi italiani a pieno titolo perché verranno collegati al continente. Ma questi soloni della politica e della tecnica, si sono chiesti quale viabilità collegherà la Sicilia interna al ponte? Quali treni saliranno sul ponte, ammesso che si riesca a superare l’andicap che le ferrovie siciliane scontano per i binari non adatti a velocità che vanno oltre i sessanta Km ora per non parlare del fatto che il doppio binario non esiste. Quali sono le strade che collegheranno ad esempio i vini del trapanese con il famoso ponte? Di quale viabilità inte4rna si avvale oggi il traffico siciliano, che può contare su una rete viaria fatta di strade provinciali in cattivo stato. Non parliamo dell’impatto ambientale, o del fatto che per potere salire e scendere dal ponte occorrono imponenti opere viarie che allungano i tempi di percorrenza per cui, alla fine, il vecchio traghetto che per altro durerà ancora per molti anni, risulta ancora l’unico mezzo più attuale di trasporto per collegare la Sicilia la continente. Forse sarebbe meglio partire dal potenziamento delle rete ferroviaria costruendo il doppio binario per i collegamenti interni, potenziando il numero di corse, rendendo fruibile un servizio che oggi è affidato a materiale vecchio, scadente, spesso sporco, tutte cose che sconsigliano l’uso di un mezzo di trasporto, che invece potrebbe ancora avere una storia nello sviluppo dell’Isola ed una funzione, più di quanto la possa avere qualsiasi ponte.