Sapevamo che la legge, così come era fatta, era vulnerabile e lo abbiamo denunciato subito. Ci voleva la vicenda Di Girolamo, che ora è sulle pagine di tutti i giornali, per portare violentemente il problema alla ribalta e per riaprire diverse riflessioni. La prima riflessione che viene da sottolineare, è il perché, dopo una denuncia e dopo avere dimostrato che il Di Girolamo era stato candidato dal PDL, sulla base di una falsa dichiarazione di residenza all’estero,

che si è dimostrata inesistente, non si è proceduto a dichiarare la sua decadenza, invece di appigliarsi ad un cavillo molto discutibile, per altro proposto dallo stesso indagato? La seconda riflessione, invece, è quella che ci porta a chiederci, perché la giunta per le autorizzazioni a procedere, non ha accolto la richiesta dei PM di arresto per il senatore. Tutte riflessioni, che oggi con il senno di poi, ci fanno giungere, non noi, ma tutti quelli che hanno fatto quadrato attorno al personaggio, alla conclusione, che la elezione doppiamente fraudolenta del Di Girolamo, non solo compromette l’immagine di una istituzione come il Senato della Repubblica, ma getta un’ombra sinistra sugli italiani all’estero, che hanno tutto il diritto di definirsi parte lesa, nonché sulla legge del diritto di voto all’estero, spianando la strada a quanti da sempre l’hanno osteggiata e vorrebbero eliminarla. Noi siamo tra quelli che hanno sostenuto che la legge aveva grossi limiti, il primo dei quali la impossibilità di avere un elettorato certo, data la discordanza delle varie anagrafi di riferimento, almeno tre: anagrafe consolare, anagrafe Ministero Interno, anagrafe Ministero degli Esteri. Ma il linite più grosso, che ha messo compromesso a nostro avviso l’intera legge, è costituito dalla cosidetta opzione tacita, per cui tutti coloro che entro un certa data non dicono di volere votare in Italia, automaticamente è come se optassero per votare al’estero. Quello ha permesso di mettere in piedi brogli e truffe di vario genere, che sono gravate e gravano sul voto all’estero. Infatti, l’allargamento incontrollabile dell’elettorato, rende possibile l’acquisizione di buste ce poi vengono votate da personaggi che speculano sul voto. E’ evidente, che la legge va rivista e vanno rivisti alcuni congegni, prima fra tutti: il voto per corrispondenza il metodo di opzione. Perché non si può votare nei seggi presso le sedi consolari o presso le sedi di associazioni, alla presenza di scrutatori e rappresentanti di lista, evitando in questo modo qualsiasi tipo di inquinamento del voto? Altra cosa è il diritto di opzione, che va certamente rivisto anche se questo comporta il fato che potrebbe rimettere tutto i9n discussione perché avremmo una base elettorale sicuramente minore di quella di oggi, ma certamente reale, sicura e maturamente interessata ad esprimere liberamente il proprio voto. Poco importa se dovesse diminuire l’elettorato, se questo è sintomo di libera espressione del voto, di, di maggiore garanzia di democrazia. Molti sono stati e continuano ad essere i nemici degli italiani all’estero, primo fra tutti il governo del cavaliere, che con i tagli operati da la chiara dimostrazione che vuole chiudere con questa fascia di popolazione, dove pure riesce a pescare a pine mani, vedi Di Girolamo, a anche Caselli, sulla cui elezione si sono fatte parecchie illazioni (?). Forse forti di queste esperienze, hanno pensato bene di dare vita alla cosidetta “fondazione degli italiani all’estero”, per organizzare gli emigrati, una fondazione dove entrano tra i fondatori i magnifici quattro: Senatore Caselli (Argentina), On. Angelo Berardi (USA), Senatore Basilio Giordano (Canada), Senatore Nicola Di Girolamo (Europa ??!!) e per ultimo, proveniente dalla Campania il Senatore Sergio Digregorio. Davvero una bella cellula massonica, come è stata subito definita la fondazione, con l’obiettivo di controllare l’emigrazione, cosa in parte realizzata, come sembra dalla cronaca dei giornali di questi giorni, ma anche da quella di un recente passato, che parlano ancora di Di Girolamo e di Caselli. Di quest’ultimo s dice che si prepari a candidarsi alla presidenza dell’Argentina, dopo aqvre fondato il partito della libertà argentina. Evidentemente c’è una grande proliferazione di paladini della libertà, una libertà che non va più lontano dai propri interessi di ognuno di questi paladini, che di libertà vorrebbero riconoscere solo la loro, quella di fare come e quello che vogliono, seguendo l’esempio del padre di tutte le libertà, ovviamente il cavaliere. Ma, con il nascere di tutti questi paladini, si fa per dire, il risultato che si rischia di raggiungere è quello di eliminare il diritto di voto all’estero, quello che passi la linea di questo governo, che sembra avere da sempre il dente avvelenato contro gli italiani all’estero, tanto da cercare in tutti i modi di arrivare a chiudere tutta la partita, prima di tutto con il ridimensionamento delle rappresentanze democraticamente elette: parlamentari, CGIE, COMITES. Il centro sinistra, il movimento associativo democratico, deve potenziare la battaglia in difesa dei diritti da tempo acquisiti dagli italiani all’estero, per puntare verso altri diritti e non verso un loro ridimensionamento. La vicenda Di Girolamo, deve solo farci prendere maggiore coscienza, se ancora ce ne fosse bisogno, per capire quali interessi si sono mossi attorno al voto all’estero e per rilanciare una battaglia di democrazia, di libertà, di trasparenza attorno a conquiste che vanno certamente perfezionate, rivedute, ma in ogni caso conservate.