STOCCOLMA - Il 26 febbraio 2010, si è tenuta a Stoccolma, presso l’auditorium dell’Istituto di Cultura, la quinta riunione dei ricercatori italiani in Svezia (circa trecento nell’intero Paese), organizzata dall’Ufficio Scientifico dell’Ambasciata d’Italia. All’incontro hanno partecipato un centinaio di ricercatori che operano in modo continuativo in varie istituzioni svedesi, in particolare nelle Università di Stoccolma,

Uppsala, Linköping, Lund e Karlstad (con una presenza preponderante nel Kungliga Tekniska Högskolan e nel Karolinska Institutet, entrambi di Stoccolma), oltre che in alcune aziende private. Nel corso della giornata è emersa l’importanza delle attività svolte dai ricercatori italiani in Svezia e dei forti legami di collaborazione tra le istituzioni italiane e svedesi nel settore della fisica, dell'ingegneria, della medicina, dell'informatica, della chimica, dell'economia e degli studi umanistici. La riunione è stata aperta dal direttore dell'Istituto di Cultura Italiana a Stoccolma dottor Paolo Grossi e dall’Ambasciatore Anna Della Croce con un saluto alla comunità dei ricercatori italiani. L'Addetto Scientifico dottor Piero Mazzinghi ha poi evidenziato le grandi differenze che si riscontrano fra Svezia e Italia riguardo l’impostazione della ricerca scientifica e l'innovazione, sulla base di una serie di statistiche europee. L'intervento della professoressa Chiara Maria Carrozza, Ordinario di Bioingegneria Industriale e Rettore della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, si è incentrato sullo stato attuale della ricerca in Italia, e le previsioni per l’annunciata riforma del sistema universitario, proseguendo poi sulle collaborazioni internazionali nell'ambito della biorobotica. Il sistema e le strategie della ricerca nel settore tecnologico in Svezia sono stati trattati nel dettaglio dal professor Björn Birgisson, docente ordinario di Ingegneria Civile e vicepresidente del Kungliga Tekniska Högskolan (KTH, il Politecnico di Stoccolma). Birgisson ha mostrato come la risposta alle richieste di ricerca applicata e strategica da parte della società comporti un’organizzazione molto flessibile dell’organizzazione interna dell’università, in particolare basata su un incrocio fra dipartimenti e piattaforme di progetto che può cambiare in accordo alle esigenze di ricerca del momento. La ricerca in campo medico è stata poi ben inquadrata dalla professoressa Laura Fratiglioni, ordinario di Epidemiologia Geriatrica e direttrice del Centro Geriatrico del Karolinska Institutet di Stoccolma, che ha sottolineato le differenze tra la Svezia e l'Italia, tramite l'esempio della sua carriera e delle opportunità offerte dal sistema svedese. Da questo contributo è infatti emerso che la Svezia offre migliori possibilità di sviluppo nella ricerca biomedica, in quanto ci sono maggiori investimenti nell'istruzione superiore, c'è una migliore organizzazione nel sistema della ricerca, ed è possibile accedere facilmente agli archivi nazionali della previdenza sociale svedese, dai quali è possibile recuperare una moltitudine di dati fondamentali per stilare statistiche e conclusioni scientifiche. La solida cultura teorica di base italiana e un forte interesse personale per la ricerca, nonché l'alto livello di competenza specifica, trovano pertanto un perfetto terreno di realizzazione personale per un giovane scienziato che svolge la propria attività in Svezia. Lo stesso tema è stato ripreso dal dottor Stefano Bonetti, studente all'ultimo anno di dottorato in Spintronica al KTH e rappresentante della consulta dei dottorandi del politecnico di Stoccolma. Il suo intervento ha delineato tutte le differenze che intercorrono tra la condizione di "dottorando" in Italia e di "doktorand" in Svezia. Innanzitutto in Svezia il dottorato di ricerca è considerato un impiego a tutti gli effetti, con il quale quindi si accumulano contributi per la pensione e si inizia a essere indipendenti dalla famiglia grazie ai sostegni finanziari statali anche per l’abitazione. In Italia, invece, il dottorato è ancora considerato un periodo formativo di studio, non conteggiabile per la pensione. Lo stipendio medio lordo di un dottorando in Svezia è di 25mila corone (circa 2.500 Euro) per un periodo di 4 o 5 anni, contro i mille euro mensili che un dottorando italiano riceve per non oltre tre anni. In entrambi i casi al termine del percorso di studi bisogna produrre una monografia, ma in Svezia questa deve comprendere almeno 4 o 5 articoli pubblicati in riviste scientifiche internazionali, a differenza dei colleghi italiani per i quali non sono obbligatorie le pubblicazioni. Ogni studente di dottorato in Svezia, infine, partecipa ad almeno una o due conferenze all'anno, grazie ai finanziamenti provenienti dalla propria istituzione di appartenenza. In Italia, invece, i sostegni per i convegni sono soltanto previsti, ma non sono poi in effetti erogati per carenza di fondi. Il quadro generale che ne deriva è pertanto che il mondo accademico svedese risulta più stimolante per un giovane ricercatore italiano, perché permette di svolgere in maniera indipendente e riconosciuta la propria attività, riconosciuta a livello sociale e premiata a livello accademico, in un proficuo ambiente internazionale, con una retribuzione dignitosa e conteggiabile ai fini della pensione. Il governo svedese ha infatti da tempo capito che è fondamentale privilegiare l'istruzione e la ricerca in un Paese sviluppato. Jan Björklund, Ministro svedese per l'Istruzione, ha recentemente affermato nel corso di una conferenza stampa che l'insegnamento è la professione più importante in uno un paese che guarda al futuro. La Svezia è una delle nazioni che investe maggiormente in ricerca e sviluppo a livello mondiale, poiché dedica oltre il 4% del prodotto interno lordo alla R&D (di cui almeno i tre quarti destinati alla ricerca ed il rimanente all’istruzione universitaria). Dati questi presupposti, l’economia svedese è caratterizzata da una forte capacità imprenditoriale accompagnata dalla nascita di numerose nuove imprese. La collaborazione tra pubblico e privato risulta pertanto molto efficace in Svezia, poiché registra un considerevole e felice trasferimento di conoscenze tra mondo accademico e mondo imprenditoriale. La giornata è poi proseguita con una serie di interventi che hanno messo in risalto la poliedrica attività dei ricercatori italiani in Svezia. Il professor Carlo Fischione del KTH di Stoccolma ha parlato delle tecnologie wireless e delle applicazioni della rete internet in ambito medico, ambientale, industriale e infortunistico. Al suo intervento sono poi seguiti tre contributi sulle nanotecnologie e sulle loro applicazioni: Stefano Rubino, ricercatore all'Università di Uppsala, si è soffermato sulla relativa strumentazione, ed in particolare sui microscopi elettronici; Andrea Fornara, dottorando di ricerca in fisica al KTH, sulle ultimissime applicazioni dei nanomateriali; Valentina Di Cristo, studentessa di un corso di laurea specialistica all'Università di Uppsala, sulle potenzialità del grafene nella nanoingegneria. Roberto Roverso, giovanissimo studente di dottorato al KTH e socio dell'azienda "spin off" Peerialism AB, ha spiegato i fondamenti della tecnologia peer-to-peer (rete paritaria), cioè la rete informatica che non possiede nodi gerarchizzati e che è l'antitesi del modello client-server, in quanto si basa su un numero di nodi equivalenti (in inglese peer). Questa architettura, finora utilizzata principalmente per la distribuzione illegale di materiale coperto da diritti d’autore, potrebbe invece costituire la base per la distribuzione in rete di contenuti multimediali in maniera molto più efficiente dell’attuale. Particolare interesse ha suscitato il contributo di Loredana Cerrato, dottore di ricerca in Scienze dell'Informazione al KTH e project manager presso l'azienda svedese Acapela Group, sulle variabilità fonetiche nell'interazione comunicativa uomo-macchina. Vincenzo Maggitti, lettore di lingua italiana presso l'Università di Stoccolma, ha offerto poi una lettura interpretativa de "La donna della domenica" di Fruttero e Lucentini, mentre Gianluca Maddalo, dottorando in chimica a Stoccolma, ha parlato dei suoi studi di proteomica focalizzati sugli Escherichia Coli. Gli ultimi due interventi in chiusura hanno trattato di economia, ambito di primario interesse in questo momento di crisi finanziaria internazionale. Piero Benazzo, funzionario gestionale al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) di Stoccolma, ha esposto la sua teoria a base keynesiana su come uscire da una crisi economica, mentre Ettore Panetti, dottorando alla Scuola Internazionale di Studi Economici all'Università di Stoccolma, si è soffermato sulle politiche economiche a fronte di una crisi finanziaria. C'è stato infine un momento ludico con la breve presentazione teatrale di Roberto Riva, dottorando in psicologia all'Università di Stoccolma e attore della compagnia amatoriale Varför inte. La giornata si è conclusa con una sintesi da parte della prof.ssa Carrozza, la quale dopo aver favorevolmente commentato l’eccellenza scientifica del lavoro dei ricercatori italiani in Svezia, ha dichiarato che l’organizzazione dell’università e della ricerca svedese costituisce un ottimo modello per la proposta di ristrutturazione dell’Università e della ricerca attualmente in discussione in Italia, e si è impegnata a presentare talune delle idee esposte nella giornata al ministro durante le riunioni a questo dedicate. (monica pavese\aise)