La campagna di infamanti falsità, alimentata con bile e tenacia degne di miglior causa da quattro anni a questa parte contro i due parlamentari della ripartizione Africa-Asia-Oceania-Antartide, il senatore Nino Randazzo e l’on. Marco Fedi, eletti nel 2006 e riconfermati nel 2008, si sposta da Sydney a Melbourne, ma con la stessa ormai non troppo ignota regia. Mentre si è alla vigilia dell’apertura a Roma del processo per diffamazione

(7 aprile prossimo) a carico di chi ha piazzato nel 2007 su You Tube un video-bufala di immaginari brogli elettorali in uno scantinato di Sydney, due quotidiani raccolgono e rilanciano nuove manciate di fango d’origine australiana. Sulla scia del “caso Di Girolamo” Il Messaggero di Roma del 24 febbraio rivanga quella sordida montatura calunniosa di un paio di anni fa, originata a Sydney, arrivando a scrivere fra l’altro: “Gli imbroglioni – i soliti ignoti versione australiana? – sarebbero stati compensati con alcune casse di birra”. Ed è giocoforza far partire un’altra querela per diffamazione. E’ ormai acquisito che nella non più lontana Australia, dove risiede la stragrande maggioranza di cittadini italiani in un collegio circoscrizionale che abbraccia oltre metà del mondo, sono all’opera un groviglio, un’inconsolabilità e un fermento di trombature elettorali, aspirazioni politiche frustrate, sogni di rivincite su calcoli e riconteggi di inesistenti lotti di schede “peregrine”. I n ogni caso, è di gran lunga preferibile affrontare la rivolta dei trombati che non essere dei trombati in rivolta. Ma a sorpresa si butta nel polverone, al pari di un infimo foglio scandalistico, lo stesso organo dei vescovi italiani, “Avvenire”, (pur essendo, il giornale, recente vittima di una campagna politica di calunnie nella persona del suo ex direttore Boffo), che il 27 febbraio esplode in una delirante accozzaglia di panzane sulla scorta di un altro video, anche collocato in You Tube ma stavolta girato a Melbourne. In una missiva all’incauto direttore di quello che si autodefinisce nella fascia del logo “Giornale quotidiano di ispirazione cattolica”, vi si legge: “Il taglio e i contenuti del servizio a firma di Paolo Viana, titolato “Voto all’estero, è scandalo. Dopo Di Girolamo, un controverso caso australiano. Eletti in Australia in cambio di viaggi” (Pagg. 1 & 8 , Avvenire 27/02/2010) costituiscono una ricostruzione arbitraria e diffamatoria di situazioni che si vogliono far risalire alla campagna elettorale del 2006 in Melbourne e basata su dichiarazioni di tre o quattro persone, a noi totalmente sconosciute, in un filmato affidato a You Tube. “Un minimo di correttezza e accuratezza avrebbe dovuto imporre al giornalista in questione di verificare quanto meno l’attendibilità delle sue distanti quanto confuse ed equivoche fonti d’informazione prima di scrivere di “kangaroo-gate”, “brogli estesi e ripetuti nel tempo”, “viaggi finanziati dalla Regione Lazio”, “seggi clandestini”, “raccolte di schede in bianco”, “votazioni con firma e passaporto”, “votazioni al Coasit di Melbourne”, e assurdità del genere. Si noti che nelle votazioni per corrispondenza non ci sono né seggi, né firma, né esibizione di passaporto o altro documento d’identità. E ancora, non ci siamo mai, neppure lontanamente, occupati di viaggi-premio della Regione Lazio o di qualsiasi altra Regione. “Trattandosi di una perdurante campagna di diffamazione, che si estende ormai da due legislature nella nostra ripartizione della circoscrizione Estero, dove siamo stati eletti e rieletti con assoluta trasparenza e a prova dei più severi controlli istituzionali, ci vediamo costretti ancora una volta a incaricare i nostri legali ad intraprendere qualsiasi azione in sede giudiziaria civile e/o penale per tutelare la nostra onorabilità e venire eventualmente risarciti di danni morali e materiali subiti. “Nel constatare con rammarico che il prosieguo di questa saga di falsità sia stato stavolta veicolato proprio dall’organo della CEI, torna utile citare il brano di una lettera dell’avv. Gian Michele Gentile di Roma ad altro giornale in relazione a un precedente video, anche su You Tube e per il quale è in corso un procedimento dove ci siamo costituiti parte civile: “…Desidero ricordare che la stessa notizia data all’epoca da Repubblica in termini pressoché analoghi – scrive l’avv. Gentile - è stata ritenuta diffamatoria e che il Pubblico Ministero ha chiesto al GIP di Roma il rinvio a giudizio dell’autore del filmato, dell’autore dell’articolo e del direttore del giornale; il processo si tratterà dinanzi al GUP di Roma il 7 aprile 2010”. Con l’aggiunta: “Mi sembra grave che il giornalista abbia ignorato tutto ciò ed abbia proposto ai lettori una ricostruzione che, dopo un’attenta indagine, è stata già ritenuta falsa dal Pubblico Ministero”. (Firmato: Sen. Nino Randazzo, On. Marco Fedi). Nonostante le snervanti perdite di tempo in pastoie legali e procedure giudiziarie, continuiamo a smentire le falsità propalate sul nostro conto ieri come oggi, ed a respingere a fronte alta, con animo sereno e fiducia nella giustizia, le ricorrenti calunnie e i veleni che non ci distolgono dai quotidiani compiti istituzionali. Il possesso delle proverbiali “spalle” larghe e forti resta uno dei requisiti indispensabili per chi sceglie di operare nel campo, spesso giungla, della vita pubblica. Una volta ristabilito l’equilibrio della verità e della realtà sui fatti avvenuti e in corso, si potrà, e si dovrà, affrontare l’improcrastinabile revisione della legge che regola l’esercizio del voto nella circoscrizione Estero. Dagli uffici del Senato della Repubblica del sen. Nino Randazzo (PD) e della Camera dei Deputati dell’on. Marco Fedi (PD) – 28 febbraio 2010