(SA) - “I magistrati sono un pericolo per la democrazia”. E ancora: “questi magistrati mi hanno rotto le scatole, dopo le elezioni, riforma della giustizia”. - Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, comizia contro le toghe, trascurando l’opposizione. O meglio, scegliendo la magistratura come l’opposizione. La giustizia al centro di ogni discorso.

La lingua batte dove il dente duole? Pare proprio di sì, ma l’anomalia, tutta italiana, è grave perché il Paese vive una stagione di tensione senza precedenti fra i poteri dello Stato a causa delle scelte del Premier che sembrano privilegiare tutto ciò che riguarda la magistratura. Ogni Procura italiana nasconde nemici, ogni iniziativa un complotto, ogni parola un avvertimento, ogni gesto un proposito.- E così ci siamo, la campagna elettorale entra nel vivo, il cavaliere, con la leggiadria di un elefante, mette i piedi nel piatto della politica e scende in piazza, per mostrare i muscoli, per dare un saggio della propria forza, per dimostrare che il PDL è unito (??!!), per, forse per bilanciare la manifestazione fatta dal centro sinistra la settimana prima, per manifestare contro l’arroganza di una maggioranza che non si sente legata alle regole, non le riconosce; una maggioranza, che invece di parlare dei problemi del paese, passa il tempo ad aumentare la tensione, il conflitto tra istituzioni, creando un clima irrespirabile. La pesantezza del clima viene avvertito dai lavoratori, che aspettano risposta i propri problemi, ma il cavaliere preferisce parlare di riforma della giustizia, sfuggendo ai tribunali, dove dovrebbe stare per rispondere delle tante cose di cui lo accusano. Ma lui va avanti imperterrito, ritiene di non dovere dare conto a nessuno ed abituato com’è al soliloquio, rifiuta qualsiasi confronto in televisione con la maggioranza. Ma la sua non è forza, non basta dire che con questa opposizione del no non c’è spazio per un confronto, cosa che avviene in tutti i paesi civili. La sua è paura, paura di dovere dare conto delle cose non fatte, della grave crisi che investe il Paese e dello scarso intervento che è stato fatto da un governo proteso solo a risolvere i problemi dal capo. Ma da quell’uomo di spettacolo quale è, preferisce imbastire scenografie imponenti, dove assieme ai suoi candidati alla presidenza delle regioni che votano, firma contratti con gli italiani. Tanto sa che poi nessuno lo chimerà a rispondere di questi contratti e qulora qualcuno lo facesse, la risposta è pronta e confezionata: abbiamo fatto tutto quello che avevamo promesso. La stessa identica risposta che si affanna, e non è il solo, a ripetere tutti i giorni, spadroneggiando nella varie televisioni, in barba alla parcondicio ed al silenzio imposto a quelle trasmissioni scomode, che potevano rompere i suoi soliloqui, facendo da contrappeso ad una informazione, che giorno dopo giorno, si presenta sempre più addomesticata, ripiegata sul potere, una risposta, che ormai non soddisfa più nessuno ed alla quale nessuno crede. Una campagna elettorale inedita, dove da un lato sta una maggioranza, ma forse è meglio dire il cavaliere, che pur di non rispondere sui problemi del paese, accusa la sinistra, la magistratura, di persecuzione, di complotto. Dall’altra una opposizione divisa, visto che l’UDC di Casini, che ha fatto scelte differenti a secnda delle vaire realtà, in alcuni posti è allegato a Berlusconi, in altre l centro sinistra, però attacca il PDL, volendo fare credere che è all’opposizione. Una sinistra combattuta tra il rispondere alle provocazioni del cavaliere, scendendo sul terreno a lui più congeniale, e la necessità di parlare alla gente, di denunciare i problemi di un paese allo sbando, dove si attaccano diritti consolidati, dove la disoccupazione aumenta, le imprese chiudono o licenziano, dove i pensionati non ce la fanno più. A volte prevale questo secondo aspetto, altre volte il primo. Sarebbe ora, visto che ormai mancano pochi giorni alle elezioni, che la si finisse di correre appresso al cavaliere, che tanto non convince nessun nuovo adepto con le fesserie che dice, anzi ne perde di quelli che ha, per parlare al paese, che attende risposte e che guarda al centro sinistra quale punto di riferimento per guidare il cambiamento e per una politica atta a fare uscire dalla crisi un Paese ormai stremato.