Con una significativa cerimonia alla presenza del Presidente Giorgio Napolitano, hanno preso ufficialmente il via le celebrazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia. Non poteva non essere proprio Quarto, nei pressi del porto di Genova, da dove Garibaldi nella notte tra il 5 ed il 6 maggio 1860 a bordo di due navi a vapore: il Piemonte ed il Lobardo,

la località da dove dare il via alle manifestazioni. Da lì, infatti, partirono i 1089 volontari (1088 uomini ed una donna), che avrebbero dato vita alla più epica impresa risorgimentale, che si sarebbe conclusa con l’unità del regno d’Italia sotto il tricolore. Quel tricolore che per la prima volta, ad opera dei ragazzi della “Giovane Italia” di Mazzini, sventolarono nel 1947. Una ricorrenza che non solo ricorda l’epica iniziativa che doveva concludersi con l’unità d’Italia nel 1861, ma che ricorda anche un’epoca, il Risorgimento, di grandi ideali, di grande tensione sociale ed umana, quando giovani di tutte le regionalità ma anche di varie nazioni, lottavano per la libertà delle nazioni. Una ricorrenza che ci riporta indietro nel tempo, al momento in cui la lotta per l’unificazione dell’Italia fu un grande movimento di popolo contro tutte le tirannie e per una Patria unica dove il tricolore potesse simboleggiare non solo il sacrifico di tante persone, ma anche il raggiungimento di un obiettivo a cui l’italica gente da tempo propendeva: l’Italia unita. Ed è a quest’Italia unita che si riferisce l’art. 5 della costituzione italiana, che così esordisce: “la Repubblica una e indivisibile, … “ UNA E INDIVISIBILE, certo nel pieno rispetto delle autonomie locali, come dice lo stesso articolo 5, ma sicuramente senza che questo comprometta o metta in discussione l’integrità territoriale Questi sono alcuni dei valori intrinsechi della manifestazione che parte da Quarto e si conclude in Sicilia, ripercorrendo la faticosa ed avventurosa strada percorsa dai garibaldini che furono artefici dell’unità italiana. Un messaggio forte rivolto ai giovani, perché non dimentichino né la storia, né i luoghi della memoria che parlano un loro singolare ed importantissimo linguaggio. Un messaggio forte rivolto a quanti oggi vogliono negare l’importanza di questa unità e che intendono spacciare per federalismo un vogare secessionismo che viene da lontano e che è sempre stato la via maestra attorno alla quale la lega nord ha aggregato gli istinti separatisti, xenofobi e razzisti attorno a cui nasce e si nutre il partito di Bossi. Quel ministro della repubblica, che ieri si permetteva di dire che con il tricolore si pulisce il culo, o che oggi si permette dichiarare che la ricorrenza dei 150 anni è una ricorrenza inutile. Oppure quell’altro ministro della repubblica, certo Calderoli, che si permette dire in TV “non so se la lega celebrerà l’unità d’Italia”; o quell’altro ministro certo Maroni, che snobba i giornalisti e risponde con un arrivederci alla domanda dei giornalisti che vogliono sapere se sarà presente alle manifestazioni. Bella triade davvero, che da ministri di questa repubblica, dopo avere giurato fedeltà alla costituzione, vanno a recitare la falsa del parlamento padano dove anche lì giurano fedeltà alla padania, un’entità geografica inesistente attorno alla quale i leghisti hanno costruito le loro fortune. Credo davvero che sia ora di chiamare le cose con il proprio nome, guardando alla lega ed ai leghisti come una entità contro lì’unità dello Stato, come una pericolosa forza secessionista, resa ancora più pericolosa dalla coincidenza di interessi che accomuna il cavaliere ed il suo governo alla lega di Bossi, negli attacchi al senso dello stato e nei tentativi di smontare una costituzione che da oltre 60 anni garantisce a tutto iol popolo italiano democrazia e libertà Ironie della sorte, quelli che oggi Bossi chiama padani, nel 1860 rappresentava la maggioranza dei 1089 volontari che 150 anni fa si batterono per l’unità d’Italia, realizzando un sogno per il mquale parecchi ed in parecchie occasioni avevano già immolato la vita. Da quella stessa padania, oggi arrivano questi preoccupanti segnali di secessione che mettono in discussione l’unità del territorio nazionale, ignorando che proprio sul sud e sulla sua manodopera, la cosidetta padania, ha fondato il proprio benessere che oggi vuole fare pesare a danno delle regioni meridionali. In occasione delle manifestazioni che ricordano l’epopea dei mille garibaldini, abbiamo voluto impostare una serie di servizi e di contributi nell’intendo di fissare nella mente degli italiani i valori del processo dell’unità d’Italia che tante vite umane è costata sia per costruirla che per mantenerla. Abbiamo cominciato con la pubblicazione del programma previsto dalla Regione per celegìbrare i 150 anni, abbiamo continuato ieri con le riflessioni dell’Assessore Cimino, continueremo nei prossimi giorni con contributi di altri politici ed altre studiosi. Tutto questo, perché noi restiamo fedeli al dettame di quell’articolo 5 della costituzione che ci dice che “la Repubblica è una ed indivisibile”, un valore che vorremmo restasse ben fermo nella mente degli italiani di oggi, come lo era in quelli9di ieri.