(Aurora Bomprezzi) - Una visione di interculturalitá molto reale, che viviamo noi, gli insegnanti in Argentina. I conflitti culturali sono scarsissimi, perché sebbene noi abbiamo studenti di 3 e 4 generazione, la nostra cultura é fortemente europeizzata, perché abbiamo delle comunità italiane e spagnole molto numerose.
Per questa ragione chi incomincia lo studio della lingua italiana crede che sia facilissimo, che bastino 4 o 5 lezioni per imparare a comunicarsi. Non c’é preoccupazione per la correttezza ma solo il bisogno (specialmente quando tutti vogliono la doppia cittadinanza per andare in Italia e in Spagna a lavorare) di comunicarsi, di farsi capire, perché credono di avere una comprensione molto buona dell’italiano, questo dovuto al fatto che fin da piccoli hanno sentito parole sciolte in italiano e pensano che capiscono tutto. Questo credo sia un errore macroscopico. Perché per esempio gli studenti della Scuola Italiana XXI Aprile, in quinto anno delle superiore, fanno l’esame CILS, che ha 4 livelli, e una delle difficoltà maggiori che hanno é l’ascolto, dopo segue in grado di difficoltà la produzione orale e finalmente la produzione scritta. Il primo dovuto alla velocità dell’italiano, specialmente quando si fanno ascolti della radio e della TV, tanto siano interviste come telegiornali. Il secondo problema: la produzione orale, perché, come credo giá di aver detto, la lingua parlata é piena di modismi linguistici ed espressioni e modi di dire che per noi, che stiamo all’estero, é molto difficile sapere, ed essere aggiornati come per poterli trasmettere. Un terzo problema: la produzione scritta, come loro credono e si convincono da soli che la lingua italiana é uguale allo spagnolo, pensano e scrivono come in spagnolo e allora riuscire a farli scrivere bene é un problema difficilissimo. Un anno mi é capitato di avere due alunni italiani inseriti a scuola, che conoscevano la lingua ma non la nostra cultura e ho notato che il loro inserimento era molto difficile, perché si isolavano e non credo che sia stato per rifiuto alla nostra cultura, ma perché non erano riusciti ancora ad acquisire la consapevolezza delle differenze e delle analogie con la propria cultura.