VISITA DEL NUOVO CONSOLE GENERALE DI ZURIGO AL COMITES DI SAN GALLO Martedì 27 settembre scorso, il Console Generale d’Italia in Zurigo, Dr. Giulio Alaimo, ha fatto visita al Comites di San Gallo presso la sede del Centro Culturale Italiano. Ad attenderlo vi erano il Presidente del Comites, cav. Giacinti, il Segretario Generale del CGIE, cav. di Gran Croce Michele Schiavone, i Consiglieri Comites Paolo De Simeis, Pietro Cappelli, Luigi Maniglio, Annarosa Brocchetto, la Presidente della Società Dante Alighieri prof.ssa Eleonora Rothenberger ed il responsabile del centro, prof. Ferrarese. Durante l’incontro, durato alcune ore, dopo il saluto del presidente del Comites e del responsabile del Centro, il Console Generale ha rivolto ai presenti una breve riflessione, intesa soprattutto a “smussare” le frizioni con il consolato generale e a ripristinare rapporti corretti e proficui dopo quelli freddi, venutisi a creare con la chiusura del consolato di San Gallo. Sono stati poi toccate le problematiche che toccano nel vivo la comunità italiana dai corsi di lingua e cultura, alla diffusione della lingua italiana nelle scuole svizzere. I vari consiglieri Comites hanno ribadito quanto sia importante la permanenza consolare settimanale a San Gallo e bisettimanale a Coira, per le richieste di passaporto, carte d’identità e altri semplici atti di anagrafe consolare. Il dr. Alaimo ha assicurato una sua presenza a San Gallo per quanto possibile assidua e costante, soprattutto in occasione delle varie importanti manifestazioni che si tengono nella Svizzera Orientale. (fonte: solidali insieme)
"PRIMA NOI, POI GLI ITALIANI" LA SVIZZERA NON CI VUOLE: PER 6 TICINESI SU DIECI CHI VIVE NEL TERRITORIO DEVE AVERE PRECEDENZA SUL LAVORO.
Il Ticino sì è schierato, una volta ancora, contro l'invasione dei frontalieri, quei confinanti italiani che, giornalmente, in particolare dalle province di Como e Varese, intasano le strade svizzere con 62mila e rotte presenze pur contribuendo è innegabile - alla crescita economica del Paese. L'iniziativa «Prima i nostri!» approvata con un netto ma non nettissimo 58% (e con oltre il 60% a Lugano), è stata lanciata ancora una volta dal partito di destra Udc - sostenuto in maniera decisa e decisiva dalla Lega dei Ticinesi. Gli iniziativisti vogliono (o meglio, vorrebbero, perché l'attuazione si annuncia assai complessa) fissare nella Costituzione ticinese i principi legati al testo «contro l'immigrazione di massa» approvato, in votazione federale, il 9 febbraio 2014. Si chiede, in particolare, una «preferenza indigena» e la «impedendo licenziamenti per sostituzioni discriminatorie fra manodopera indigena ed estera e intervenendo contro le sensibili diminuzioni salariali causate da un afflusso incontrollato di manodopera italiana. Sebbene il Canton Ticino goda attualmente di un tasso di disoccupazione basso (attorno al 3%, meno della media elvetica), i frontalieri sono visti dalla maggior parte della popolazione come una minaccia. E questo sebbene i politici dell'intero arco costituzionale (destra populista compresa), imprenditori e sindacati li ritengano importanti per l'economia, anche per il loro costo minore rispetto ad un lavoratore indigeno. In Italia le reazioni al voto non si sono fatte attendere: «Senza libera circolazione delle persone i rapporto tra Svizzera e Ue sono a rischio» ha detto duro il ministro degli esteri Paolo Gentiloni. E il governatore lombardo Maroni sula sua pagina facebook: «Il Canton Ticino ha votato per bloccare l'ingresso a decine di migliaia di lavoratori lombardi (LAVORATORI, non immigrati clandestini): accettiamo l'esito del referendum, naturalmente, ma vigileremo perché ciò non si traduca in una lesione dei diritti dei nostri concittadini lombardi o (peggio) nella introduzione di discriminazioni o violazioni delle norme che tutelano i nostri lavoratori. A partire da domani, dunque, la Regione Lombardia predisporrà le adeguate contromisure per difendere i diritti dei nostri concittadini LAVORATORI».E un europarlamentare di Forza Italia: «Se la Svizzera sceglierà il declassamento dei lavoratori frontalieri, l'Ue dovrà bloccare e sospendere tutti gli accordi di carattere amministrativo, economico e commerciale di cui anche la Svizzera ha ampiamente beneficiato in questi anni. O la reciprocità è reale, o le porte dell'Europa si devono chiudere per chi pensa solo di ricevere e non dare». Ma ora, cosa succederà all'atto pratico per i frontalieri italiani? A corto termine nulla, e forse nemmeno più avanti. Perché come ha ribadito anche il governo ticinese - «vi saranno intralci di applicazione per il testo proposto e, questo, a causa di un problema di armonizzazione con le leggi federali che il Cantone è tenuto a rispettare». E il precedente del 9 febbraio 2014 è lì da vedere: quel giorno la volontà popolare aveva detto che il 50,3% degli elettori a livello nazionale e ben il 68,2% in Ticino avevano accolto l'iniziativa «Contro l'mmigrazione di massa», ma quella volontà, a due anni e mezzo di distanza, è rimasta lettera (quasi) morta, tanto che probabilmente nel 2017 verrà attuata una versione decisamente più «light», senza tetti massimi e contingenti. (fonte: solidali insieme - Stefano Zurlo)
LA MIA SODDISFAZIONE PER IL SI DEL GOVERNO ALLA RIAPERTURA DELL'AMBASCIATA ITALIANA A SANTO DOMINGO
Esprimo piena soddisfazione per la RIAPERTURA dell'Ambasciata italiana a Santo Domingo, approvata ieri sera dal Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Un GRAZIE particolare al Ministro Gentiloni che ha mantenuto fede a quanto affermato, il 28 settembre scorso, durante il Question Time nell'Aula di Montecitorio, in risposta alla mia interrogazione sulla necessità di riaprire l'Ambasciata nella Repubblica Dominicana: infatti, in tale sede il Ministro aveva detto che la Farnesina aveva intenzione di riaprire tale Ambasciata. In tale modo si viene incontro alle richieste della Comunità italiana che vive in quel Paese e che ha subito disagi dalla chiusura della nostra Sede diplomatica. Una Comunità vivace e tenace che ha fatto sentire forte la sua voce, cosa che è stata molto utile per l'attività politico parlamentare con la quale ho perorato, prima con l'allora Sottosegretario Mario Giro, e poi con il Ministro Gentiloni, le ragioni della necessità della presenza diplomatico-consolare italiana a Santo Domingo. Ora continuerò a lavorare affinché, come ho affermato durante il Question Time, il Ministero degli Esteri fornisca una DATA CERTA CIRCA LA RIAPERTURA dell'Ambasciata presso la Repubblica Dominicana! Sarà mio compito sollecitare con forza il Governo affinché ciò avvenga presto, a cominciare dalla conferenza stampa che sto organizzando".
ADEGUARE PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ALLA NORMATIVA SUI LUOGHI DI NASCITA DEGLI ESULI: GARAVINI (PD) INTERROGA ALFANO
ROMA - “Una Legge del 1989 obbliga l’amministrazione pubblica a “storicizzare” il nome del comune di nascita degli esuli, cioè a non menzionare in atti e altri documenti ufficiali gli attuali stati esteri di appartenenza per quei comuni che erano sotto sovranità italiana, ma di riportare esclusivamente il relativo nome italiano”. Così Laura Garavini, deputata eletta in Europa e membro dell’Ufficio di presidenza del PD alla Camera, che, insieme alla collega Simona Malpezzi ha presentato un’interrogazione al Ministro dell’Interno Alfano per chiedere di adeguare la pubblica amministrazione alla normativa sui luoghi di nascita degli esuli. Nella premessa, infatti, Garavini spiega che “molte certificazioni continuano a menzionare accanto al nome del comune di nascita la sigla “Yu” che identifica la Federazione Jugoslava, o quelle degli attuali stati di appartenenza. Questo pare dipendere da una carenza dei servizi informativi in uso presso uffici pubblici e privati”. Al Ministro Alfano, Garavini chiede di “adoperarsi per risolvere questi problemi, che possono contribuire a causare delusione e amarezza in quei cittadini che, nati in Italia e costretti all’esilio dopo il passaggio a stati esteri di porzioni del territorio nazionale, si vedono ingiustamente descritti come nati in terra straniera”. (aise)
A LA PLATA IL 2° FESTIVAL DELLA MUSICA ITALIANA
LA PLATA - L’8 e il 9 ottobre prossimi, il prestigioso “Teatro Municipal Coliseo Podestá” ospiterà la Seconda Edizione del Festival della Musica Italiana di La Plata. Il Festival mira a valorizzare ed a rilanciare la musica e la canzone italiana e a scoprire nuovi talenti musicali in una città che, sin dalla sua fondazione, è stata caratterizzata da una forte immigrazione italiana che ancora oggi è protagonista della vita sociale, culturale ed economica della città. Il Festival desidera generare un vero ponte culturale e musicale tra l’Italia e l’Argentina nutrendosi dell’esperienza sviluppata l’anno scorso. Il Festival è organizzato dal Corredor Productivo Turístico Cultural Italia Argentina (CPTCIA) con il sostegno della Municipalidad de La Plata e del Consolato Generale d’Italia in La Plata, e con l’appoggio di numerose ed importanti istituzioni quali l’Ambasciata d’Italia in Argentina, l’Istituto Italiano di Cultura di Buenos Aires, la Federazione delle Associazioni Italiane della Circoscrizione Consolare di La Plata (FAILAP) ed il COMITES di La Plata. L’organizzazione del Festival conta, inoltre, con l’esperienza ed il supporto di EuroShoworld, associazione dedicata alla programmazione e promozione di spettacoli musicali in Italia e all’estero. Il programma del Festival è disponibile qui. (aise)