A BELO HORIZONTE IL VII SEMINARIO SULL’EMIGRAZIONE ITALIANA NEL MINAS GERAIS ORGANIZZATO DAL COMITES BELO HORIZONTE - È giunto alla settima edizione il seminario sull’emigrazione italiana nel Minas Gerais organizzato dal Comites di Belo Horizonte. Quest’anno il seminario si terrà il 3 giugno, dalle 9:00 alle 17:00, nella Casa Fiat de Cultura (Praça da Liberdade, 10) e avrà come relatore Emilio Franzina, considerato uno dei maggiori esperti di storia dell’emigrazione italiana in Brasile e Sud America, che in questa occasione presenterà anche il suo libro “Tra due patrie: la storia dei soldati italo-brasiliani nella prima Guerra Mondiale”. Al seminario interverrà anche Pier Francesco de Maria (Universidade Estadual de Campinas (UNICAMP): ricercatore presso l’Osservatorio delle migrazioni di San Paolo, de Maria illustrerà i dati sulla nuova emigrazione italiana in Brasile e il progetto “Nuovi Arrivati”. Presenti ai lavori anche alcuni discendenti di immigrati italiani di São João del Rei che hanno costituito l'Associazione Viva Colonia e che a Belo Horizonte presenteranno il "L’Itinerario Turistico rurale a São João del Rei", nato con l'obiettivo di diffondere la cultura e la cucina locale. Infine, il ricercatore e genealogista Stanley Savoretti de Souza interverrà sul tema della genealogia come strumento di studio dell’emigrazione italiana. Il seminario, che come ogni anno rientra nell’ambito dei festeggiamenti per il 2 Giugno, é organizzato dal Comites in collaborazione con Cgie, Ponte entre Culturas e ACIBRA MG; gode del patrocinio del Consolato e del sostegno di Casa Fiat de Cultura. (aise)
 
"IL RICHIAMO DELL'ITALIA" AL GETTY DI LOS ANGELES
 
LOS ANGELES - L'Italia affascina viaggiatori e artisti da secoli. Dalle rovine dell’antica Roma alla luce cristallina di Venezia, gli artisti sono stati ispirati non solo dalle città, ma anche dalla campagna e dalla ricca cultura dell’Italia. In visita da Francia, Inghilterra, Olanda e Germania, molti artisti ne hanno immortalato le vedute in opere opere di straordinaria atmosfera e bellezza. Gli artisti italiani dell'epoca risposero alla domanda di souvenir da parte dei turisti creando loro stessi dei capolavori. La mostra "Il richiamo dell'Italia: vedute d'artista", che si è aperta il 9 maggio al Getty Museum di Los Angeles, esplora i vari modi in cui l’Italia ha ispirato l’arte e lo fa attraverso opere – disegni e acquerelli – selezionate dalla colelzione permanente dello stesso museo, incluse alcune importanti recenti acquisizioni come i lavori di Francesco Guardi e Richard Parkes Bonington. In mostra anche opere di Claude Lorrain, Giovanni Battista Lusieri e Canaletto, che pure catturano l'essenza e lo spirito dell'Italia. La mostra sarà aperta al pubblico sino al 30 luglio con ingresso libero. "Per molti, l’Italia rappresentava – ed ancora oggi rappresenta – un tesoro sorprendentemente rigoglioso di meraviglie sceniche, con antiche e suggestive sculture, edifici storici e panorami emozionanti",afferma Timothy Potts, direttore del J. Paul Getty Museum. "Questa mostra intende testimoniare la relazione sentimentale di lunga data che lega gli artisti all’Italia", un Paese composto, sino all’unificazione, da un compendio di città-stato. L’Italia ha catturato l’immaginazione degli artisti per secoli, divenendo nel 1700 la prima destinazione per i viaggiatori che si imbarcavano nel Grand Tour dal centro-nord dell’Europa insieme a matite, inchiostro e acquarelli, con cui immortalavano panorami e preservavano vivide memorie, condensando nei loro lavori l’essenza e lo spirito dell’Italia. Artisti italiani come Guardi, Canaletto e Giovanni Battista Lusieri risposero alla domanda di souvenir da parte dei turisti creando loro stessi dei capolavori, come La regata sul Canal Grande realizzata da Guardi intorno al 1778, recente acquisizione del Getty, che trasmette la freschezza e la spontaneità dell’atmosfera vibrante durante l’annuale gara delle gondolea Venezia. Più a sud, la baia di Napoli era un’altra destinazione ambita del Grand Tour. A testimoniarlo, in mostra, l’incredibile "Vista della baia di Napoli" di Lusieri (1791 circa), eseguita in maniera meticolosa nei più piccoli dettagli grazie all’uso dell’acquerello. La grande tela fu dipinta nell’arco di circa due anni dalla residenza di Sir William Hamilton, incaricato britannico presso il Regno di Napoli, che commissionò l’opera per la sua casa di Londra. Durante la sua unica visita a Venezia, due anni prima della tubercolosi che stroncò a soli 25 anni la sua giovane vita, Richard Parkes Bonington realizzò numerosi schizzi a matita della città e una manciata di studi a olio e acquerello. Il prezioso "Riva degli Schiavoni, da vicino San Biagio, Venezia" del 1826 evidenzia la sua rinomata abilità nel catturare gli effetti dell’acqua placida e della formazione dei banchi di nuvole attraverso l’acquerello. "Lo straordinario carattere delle vedute urbane e paesaggistiche dell’Italia spinse gli artisti ai limiti delle loro capacità", spiega Julian Brooks, senior curator of drawings presso il J. Paul Getty Museum e curatore della mostra. "Per rendere le opere efficaci, la scelta del mezzo e della tecnica divenne cruciale". L’esposizione al Getty è presentata in contemporanea con l’altra mostra "Eyewitness Views: Making History in Eighteenth-Century Europe" – di cui daremo conto nel prossimo supplemento "La Cultura del Martedì", ndr – in corso sino al 30 luglio nello Special Exhibitions Pavilion del Getty Museum. (aise)
 
“NON CAPIVAMO”: LA GRANDE GUERRA AL TEATRO DE LA SENA DI FELTRE CON L’ABM
 
BELLUNO - Sabato 27 maggio andrà in scena a Feltre, presso il Teatro de la Sena, “Non capivamo. Concerto-racconto-immagine sulla Grande Guerra”. A darne notizia è l’Associazione dei bellunesi nel mondo. Si tratta di uno spettacolo di meditazione sulla guerra per la pace, calato nelle drammatiche e inesplicabili atmosfere che coinvolsero e sconvolsero le popolazioni civili del nord-est d’Italia durante il primo conflitto mondiale. Otto momenti narrativi, che colgono vari aspetti di questa vicenda ancora poco conosciuta, si alternano a sette momenti musicali che accompagnano uno scorrere d’immagini storiche a tema (morte, esodi, donne, bambini, Babele, spaesamento, fallimenti). Testi e regia di Romeo Pignat, musiche a cura di Gianni Fassetta, voce narrante di Giorgio Monte. Appuntamento alle 21.00, con ingresso libero. Si può prenotare chiamando la sede ABM al numero: 0437 941160. Sempre a proposito dell'evento “Non capivamo”, questo venerdì, 19 maggio, all'interno della Rubrica di Radio ABM “Dentro la notizia”, andrà in onda l'intervista a Romeo Pignat, per un approfondimento sullo spettacolo. Questi gli orari e il link per ascoltare la trasmissione: 00.15, 06.10, 13.15, 21.15; http://www.bellunesinelmondo.it/radio-abm/. (aise)
 
ESAURITA LA SPINTA BREXIT
 
Fu il trionfo momentaneo dei Farage, Salvini, Le Pen, preceduti da autentici reazionari, xenofobi e razzisti, quali l’ungherese Orban ed il polacco Kaczynski, per citarne solo alcuni, a cui non sembrò vero di salutare la rivincita sulla storia che li aveva ridotti ad un ruolo ininfluente e minoritario. E d’altronde, al di fuori dell’Europa, le cose non andavano meglio. Donald Trump, dopo l’incoronazione alla convention repubblicana, preparava la scalata alla presidenza della potenza planetaria, preannunciando, in caso di vittoria, un cambiamento radicale della politica internazionale degli Stati Uniti. Barack Obama: addio. Lo slogan frutto di una totale noncuranza per quanto accade nel mondo purché non colpisca gli interessi americani: un nuovo nazionalismo in contrasto con la storia di quel grande paese, costruito con il protagonismo di milioni di uomini e donne di ogni etnia e provenienza. I fatti odierni dimostrano, per fortuna, la fallacità di quel messaggio e tuttavia, allora, tutto sembrava volgere al peggio. E peraltro, a est, il sogno imperiale del nuovo zar, impersonato dalla figura di Putin, poneva all’Europa risposte impellenti: quale sarà il suo ruolo nel mondo futuro retto da vecchie e nuove potenze globali emergenti? La Brexit è stata uno schiaffo salutare. (On. Gianni Farina)
 
CONCORDIA, CASSAZIONE CONFERMA LA CONDANNA: SCHETTINO IN CARCERE
 
Roma - Il suo legale aveva assicurato, in caso di conferma della condanna, che Francesco Schettino sarebbe andato immediatamente a costituirsi al carcere romano di Rebibbia. E così è stato: il 12 maggio, appena appresa la notizia che la Corte di Cassazione ha confermato la pena, rendendola definitiva al terzo grado di giudizio, si è diretto verso il luogo dove dovrà trascorrere i prossimi 16 anni di reclusione. Un gesto simbolico, per riaffermare con dignità e per l'ultima volta durante una battaglia legale lunga 5 anni e mezzo, che "io credo nella giustizia". Schettino era al comando della Costa Concordia quel 13 gennaio 2012, quando la nave da crociera si andò a schiantare contro uno scoglio passando vicino, troppo vicino hanno stabilito gli atti, all'isola del Giglio, per il consueto 'inchino' agli isolani. Poi, nella concitazione dei soccorsi, ci furono i ben noti avvenimenti: un'iniziale sottovalutazione della gravità dell'incidente, poi Schettino che abbandona la nave, quella telefonata riascoltata mille volte con la Capitaneria di porto, con l'ammiraglio De Falco che gli urla invano "Torni a bordo, c…, io le faccio passare i guai", e il no di Schettino, che non fu l'ultimo a lasciare la nave. L'epilogo è noto: 32 vittime, oltre 400 feriti, il relitto della nave rimasto per mesi di fronte al Giglio e diventato una sorta di tragica attrazione turistica, prima della faticosa rimozione. Eccoli, per Schettino, i guai promessi da De Falco: 16 anni di carcere, anche se una parte di partita potrebbe essere ancora da giocare. Il comandante che crede nella giustizia vuole andare fino in fondo, e il suo legale Saverio Senese non esclude nuovi passi: "Ci sono state violazioni nel diritto di difesa, aspettiamo le motivazioni e valuteremo se ricorrere alla Corte Europea. Lui sa di essere responsabile, ma non colpevole, ma gli italiani hanno sempre bisogno di crocifiggere qualcuno". (NoveColonne ATG)
 
ITALIA-GERMANIA, GARAVINI (PD) A CONVEGNO SUL PROCESSO DI NORIMBERGA
 
Roma - “Con il Processo di Norimberga ai massimi responsabili del regime nazista per la prima volta nella storia dell’uomo i crimini di guerra e contro l’umanità divennero oggetto di dibattimento in un grande processo internazionale. Fu anche grazie al lavoro di decine di interpreti se i crimini del nazismo non rimasero impuniti e se gli imputati furono giudicati secondo standard complessivamente adeguati a un giusto processo”. Lo afferma Laura Garavini, Componente dell’Ufficio di Presidenza del PD alla Camera, aprendo i lavori della conferenza “Un processo. Quattro lingue. I pionieri dell’interpretazione a Norimberga per un giusto processo”, svoltasi a Milano e promossa dall’AIIC Associazione internazionale interpreti. La Deputata PD aggiunge: “Anche come Presidente dell’Intergruppo parlamentare di amicizia italo-tedesco, apprezzo che questo convegno promuova un lodevole approfondimento su uno degli avvenimenti più rilevanti dell’immediato dopoguerra, che, anche se in modo indiretto, riguarda anche l’Italia. Sia come Paese istigatore della Seconda guerra mondiale e responsabile di numerosi crimini di guerra nei Paesi occupati e contro la popolazione ebraica sia come Paese vittima dell’occupazione tedesca e della sua guerra totalitaria contro i civili”. (NoveColonne ATG)
 
BUCHI NELL’ACQUA
 
Trovare una línea política per l’Emigrazione diventa difficile per ogni italiano all’estero, soprattutto se la cerchiamo negli ultimi 70 anni. Abbiamo avuto occasione di conoscere grandi uomini come Mirko Tremaglia, un uomo integro di destra che ha dedicato la sua vita a cercar di convincere i suoi colleghi a votare in Parlamento diritti per tutti noi. Abbiamo conosciuto grandi personaggi delle nostre comunità, sia in Argentina come in Brasile, Uruguay o Venezuela, ma un vero e proprio programma da compiere? Mai! Comites, CGIE, elementi troppo deboli per rappresentarci con sostanza e decisioni, vari organi consultivi dedicati ad un esercito di borghesi amanti dei viaggi in Italia per un congresso sindacale, una riunione alla Farnesina e qualche “patacca” di Cavaliere. Molti di loro sono soggetti con serie difficoltà per parlare la nostra lingua che hanno sempre cercato di “accomodarsi e aggrapparsi” a qualche poltroncina, quando c’erano i soldi...anche un posto in prima classe: soggetti che si son anche dedicati a visitare i parenti e farsi rimborsare viatici inesistenti per guadagnare qualche moneta in più. Un vero e proprio programma organico, serio, con un principio, un fine, obiettivi concreti, supporto culturale, difesa della nostra lingua o della nostra storia!!! Non c’é mai stato! Tanti anni fa alcuni di noi inventammo il Comitato Consolare, poi siamo riusciti ad ottenere la caramellina del COEMIT (poi COMITES), quindi il CGIE, un organo consultivo formato da emigrati a meno del 50%, attorniati da Consultori regionali e “borghesi piccoli piccoli” di ogni genere, spesso impreparati, troppo spesso “amichetti” di qualche politico di turno e senza nessun potere di decisione. Abbiamo vissuto anche il lungo periodo di bonanza craxiana, poi berlusconiana, con grandi somme per una Cooperazione che ha portato in galera loschi personaggi come un tal Ambasciatore Moreno. Si presentavano progetti da 1 milione di Euro, dei quali, per il progetto andava la decima parte e per il pagamento di tangenti il resto. Abbiamo vissuto, anche da vicino, code chilometriche davanti alle sedi consolari, sorteggi per ottenere un appuntamento per una pratica di cittadinanza, code di “coleros” a Buenos Aires, pedine “con riscossione” che andavano a fare le code da parte di altre persone alle 2 del mattino. Abbiamo sentito e visto un po’ di tutto! Per ora soltanto abbiamo visto buchi nell’acqua, abbiamo visto sperperare milioni e milioni di Euro in ulteriori buchi che pagano i cittadini italiani che abitano in Patria e che continuano a guardarci con scetticismo, a pensare che non paghiamo le tasse e non abbiamo diritto a votare per cambiare lo squilibrato panorama politico italiano. Molti dei nostri connazionali continuano a credere che la Legge sulla Cittadinanza, firmata nel 1912, poi “aggiustata” in qualche occasione, ormai è assurda. Se hai la possibilità di trovare in una parrocchia perduta nelle Dolomiti il Certificato di Battesimo del bisnonno di tuo nonno, potrai ricostruire il tuo DNA e diventare un italiano che chiede il passaporto per andare a lavorare in Spagna o per entrare negli USA per diventare un fuori legge. Se queste sono politiche per l’Emigrazione???......io sono turco! STEFANO CASINI - L'eco D'Italia