LA VOCE DI NEW YORK: LE SARDINE ATLANTICHE NEL CUORE DEL WEST VILLAGE
New York – Ce l’avevano annunciato qualche giorno fa, ed eccole come un’onda: le Sardine Atlantiche hanno fatto sentire la loro voce anche qui nel cuore di New York, a Washington Square Park, nel West Village.
Il freddo e la pioggia non hanno fermato circa 150 “sardine” che strette davanti la statua di Giuseppe Garibaldi si sono mostrate compatte nel rivendicare principi importanti come la tolleranza reciproca, l’antifascismo, l’anticorruzione, l’unità multiculturale. È quanto racconta “La Voce di New York”, giornale online in lingua italiana e inglese fondato e diretto da Stefano Vaccara, punto di riferimento culturale per chi è alla ricerca di un’informazione di approfondimento libera e di qualità in lingua italiana. “Diverse testimonianze e cori (anche a New York la più cantata Bella Ciao) si sono susseguiti per la durata di circa un’ora e mezza sotto la pioggia – racconta ‘La Voce’ – Tra gli interventi, non solo dichiarazioni di italiani emigrati a New York, ma anche di americani e di appartenenti ad altre nazionalità. Ed è qui che noi de ‘La Voce di New York’ abbiamo appurato la novità delle Sardine Atlantiche: l’unità invocata non è diretta solo agli italiani, ma amplia la sua visione a livello internazionale. Durante i discorsi sono stati fatti vari richiami rispetto alla situazione politica in altri Paesi, in particolare il Messico e il Cile. Le Sardine italiane hanno mostrato una integrazione tra nazioni contro un sistema politico che non risponde più alle loro esigenze e hanno teso la mano a coloro che vivono questo stesso stato di sfiducia in altri Paesi”. (NoveColonneATG)
“CACCIATELI! QUANDO I MIGRANTI ERAVAMO NOI”: CONCETTO VECCHIO DOMANI A BERNA CON IL COMITES
BERNA - Il Comites di Berna e Neuchâtel, in collaborazione con l’Ufficio scolastico di Basilea e Casa d’Italia di Berna, ha organizzato oggi, 29 novembre, la presentazione del libro “Cacciateli! Quando i migranti eravamo noi” di Concetto Vecchio. A partire dalle 18.30, alla Casa d’Italia, l’autore dialogherà con Mariachiara Vannetti, presidente del Comites, e Marina Frigerio, psicologa. Nel corso della serata, saranno letti brani tratti dal libro. Seguirà un rinfresco. Concetto Vecchio, 48 anni, vive a Roma ed è giornalista alla redazione politica di “Repubblica”. Ha scritto Vietato obbedire (Bur Rizzoli, 2005), sul ’68 alla facoltà di Sociologia di Trento con cui ha vinto il premio Capalbio e il premio Pannunzio, Ali di piombo (Bur Rizzoli, 2007, tre edizioni), sul movimento del 1977 e il delitto Casalegno, Giovani e belli (Chiarelettere, 2009), Giorgiana Masi. Indagine su un mistero italiano (Feltrinelli, 2017). È stato coautore del film per la Rai di Ezio Mauro sul sequestro Moro, Il Condannato. Ha realizzato numerosi webdocumentari di carattere storico. (aise)
PUBBLICATO IL BANDO DEL CONCORSO DI IDEE “ITALIA IN MOSTRA”
ROMA - Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – Direzione Generale per la promozione del Sistema Paese, in collaborazione con RO.ME - Museum Exhibition, presenta la prima edizione di “Italia in mostra”, il concorso di idee finalizzato all’acquisizione di progetti di mostre incentrate sulla valorizzazione del patrimonio culturale italiano, da presentare all’estero presso la rete degli Istituti Italiani di Cultura. Il bando è stato presentato nella cornice della seconda edizione di RO.ME – Museum Exhibition (romemuseumexhibition.com), fiera internazionale dedicata ai musei, luoghi e le destinazioni culturali. “Italia IN Mostra”, che s’inscrive nel piano di promozione integrata dell’Italia “VivereALLitaliana”, intende favorire e promuovere la creazione di progetti inediti di mostresulla cultura ed il patrimonio italiano nella sua accezione più ampia. Il concorso, infatti, è articolato in due sezioni: la prima è legata alla valorizzazione di uno o più aspetti del patrimonio materiale culturale italiano, nell’ambito delle tradizionali arti visive e dell’architettura (arti figurative, scultura, fotografia, pittura, ceramica, etc.); la seconda, è incentrata sulla valorizzazione del patrimonio immateriale dell’Italia, con riferimento alla storia, alla lingua, alle innovazioni, alla scienza, al cinema, alla gastronomia e alle tradizioni popolari. Ai vincitori di ciascuna sezione sarà riconosciuto un premio pari a 10.000 euro; i due progetti di mostre selezionati saranno realizzati e inseriti in un programma di circuitazione che toccherà più tappe presso la Rete degli Istituti Italiani di Cultura, a partire dal 2021. “Il patrimonio culturale è una componente fondamentale del “vivere all’italiana” – ha dichiarato Roberto Vellano, Direttore centrale per la promozione della cultura e della lingua Italiana, in occasione dell’inaugurazione di RO.ME Museum Exhibition. “Con questa iniziativa ci siamo posti un duplice obiettivo: da un lato, vogliamo stimolare la creatività e la progettualità di tutti coloro che operano nel settore culturale e museale, incoraggiandone la collaborazione secondo un modello di rete nell'ideazione di nuovi progetti espositivi; dall’altro, miriamo a creare un collegamento sempre più stretto tra le istituzioni e gli operatori del settore museale con gli Istituti Italiani di Cultura all’estero. Lavoriamo tutti con uno stesso obiettivo: tutelare e valorizzare il nostro ricchissimo patrimonio culturale in Italia e all’estero”. Potranno partecipare al bando soggetti singoli o associati quali musei, enti pubblici e privati senza scopo di lucro, istituti universitari, fondazioni, imprese ed associazioni di imprese (incluse le imprese cooperative), nonché comitati formalmente costituiti e associazioni culturali non profit. La scadenza per l’invio dei progetti è il 28 febbraio 2020. (Inform)
COGNOME MATERNO/ GARAVINI (IV) IN AULA DURANTE IL VOTO DEL CONSIGLIO DEL I MUNICIPIO A ROMA
ROMA - "Riconoscere ai genitori la possibilità di attribuire il cognome materno ai figli non è affatto una rivoluzione. È semplicemente l'applicazione del diritto universale di pari opportunità tra madre e padre. Si tratta di una necessaria battaglia di civiltà e sono molto lieta che il primo municipio di Roma, un territorio anche simbolico perché racchiude la parte più antica e storica della città, abbia espresso un voto unanime per chiedere al Parlamento di approvare il mio disegno di legge in merito". Così la senatrice già PD, oggi IV eletta all'estero Laura Garavini, promotrice e prima firmataria del disegno di legge sul cognome materno, intervenendo oggi nell'aula del I Municipio di Roma durante il voto del consiglio sulla mozione che ne chiede l'approvazione al Parlamento. Garavini ha rivolto il proprio ringraziamento "alla consigliera Daniela Spinaci, che ha promosso la mozione, alla presidente Sabrina Alfonsi e a tutti i rappresentanti del consiglio, sia di maggioranza che di opposizione, che l'hanno votata". Il disegno di legge S.170 prevede che i coniugi scelgano liberamente quale cognome attribuire ai figli, se entrambi o uno solo, e l’ordine degli stessi, sulla base di quanto avviene già in altri Paesi europei. Un disegno di legge che Garavini sostiene dal 2009, approvato alla Camera nella precedente legislatura ed ora ripresentato in Senato. "Riconoscere i diritti alle donne implica modificare la cultura del nostro Paese, incidere sul modo in cui uomini e donne percepiscono sé stessi, il proprio valore, la propria sfera di azione", ha sottolineato la presidente del Municipio Roma I Centro, Sabrina Alfonsi. "Ci auguriamo che anche in Italia venga riconosciuta, anche anagraficamente, la parità tra i genitori, come accade già nel resto d’Europa". "Come Municipio Roma I Centro vogliamo essere motore di un sostegno effettivo, dal basso, che ci auguriamo sia trasversale, per la parità tra i generi, facendoci portavoce delle istanze che ci vengono dai cittadini", ha chiosato Daniela Spinaci, presidente della Commissione Pari Opportunità del Municipio Roma I Centro e promotrice della mozione approvata oggi, insieme a una seconda a sostegno dell’eliminazione del divario retributivo di genere. (aise)
IN USCITA OGGI IL LIBRO DI LUCA D'AMBROSIO “MUSICA MIGRANTE” UN VIAGGIO NELLA “MUSICA AFRICANA”, FRA TRADIZIONE E NUOVE CONTAMINAZIONI
ROMA - Esce oggi in tutte le librerie e nei negozi online il nuovo libro di Luca D'Ambrosio intitolato “Musica migrante. Dall’Africa all’Italia passando per il Mediterraneo”, edito da Arcana, con prefazione dell’artista africana Angélique Kidjo e del giornalista Valerio Corzani. Prendendo spunto dalle drammatiche testimonianze dei migranti arrivati in Italia all’inizio del terzo millennio, l’autore decide di partire alla scoperta delle musiche di un intero continente: l’Africa. È un viaggio narrativo intrapreso con curiosità, entusiasmo e persino un pizzico di incoscienza che, tuttavia, riesce a mettere in evidenza alcuni aspetti umani, storici, culturali e statistici di un universo musicale estremamente vasto e multiforme. È il background di una nuova generazione costretta ad abbandonare la propria terra, giovani africani che hanno attraversato prima il deserto e poi il Mediterraneo nel rischioso tentativo di trovare un futuro migliore, portandosi dietro un bagaglio di suoni e memorie che viaggiano sempre di più sulla rete. “Musica migrante” è un libro sui generis che racconta e analizza con semplicità e leggerezza la “musica africana”, fra tradizione e nuove contaminazioni, alla luce di una società e di un mercato discografico sempre più globalizzati e digitali. Luca D’Ambrosio (Sora, 1970) è un blogger con la passione per la musica. Ideatore e responsabile di Musicletter.it e della Targa Mei Musicletter (Premio nazionale per il giornalismo musicale sul web), ha scritto per webzine (Sentireascoltare, Extra! Music Magazine) e riviste («Il Mucchio Selvaggio», «Gazzetta Italia», «La Rivista»). È stato consulente musicale di due programmi radiofonici della Rappresentanza in Italia della Commissione europea. È membro della giuria delle Targhe Tenco. Nel 2018 ha pubblicato per Arcana “La musica, per me”. (Inform)
IL MITTE: MIMMO LUCANO A BERLINO
Berlino – L’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, diventato un simbolo dell’accoglienza ai migranti, è intervenuto il 22 novembre in un locale di Berlino davanti a una folla di 500 persone. La cronaca della serata è affidata a “Il Mitte”, il magazine che si candida a diventare un punto di riferimento per gli italiani che vivono a Berlino e non solo, anche per i turisti o i futuri nuovi cittadini della capitale tedesca. Nel corso della serata il direttore del Mitte Lucia Conti, che ha intervistato l’ex sindaco di Riace, ha letto un messaggio inviato dal regista Wim Wenders: “Caro Mimmo, ho letto di tuo padre, che è malato e forse sta morendo e del fatto che ti sia vietato persino di andarlo a trovare. Questa cosa mi prende allo stomaco, mi fa star male, mi riempie di rabbia e mi rende molto triste. Purtroppo, al momento sono in America e non posso fare molto, ma te lo prometto, Mimmo, verrà il nostro tempo. E io girerò qualcosa insieme a te, ma non in questa acuta crisi politica che l’Italia sta attraversando adesso. Il momento giusto arriverà e le tue idee di pace e di solidarietà prevarranno. Non ti arrendere. Il tuo tempo verrà”. Lucano ha raccontato quindi come ha conosciuto Wim Wenders, arrivato a Riace per girare un cortometraggio e per raccontare la bellezza del paesaggio calabrese. Si trovava a Scilla e voleva simulare uno sbarco con veri migranti, che avessero vissuto quella drammatica esperienza. “Quando sono state fatte le prime riprese, c’era questo bambino di nove anni, venuto da solo dall’Afghanistan, nascosto in un camion. Aveva girato il mondo per sfuggire al dramma della guerra” racconta ancora Lucano. “Wenders gli disse di tornare a breve a Scilla, per girare altre scene. Il ragazzino gli rispose: io non vengo più. Devi venire tu a Riace, se sei una persona seria!”. E il regista di Berlino venne a Riace e vide con i suoi occhi cosa vi accadeva e come. La collaborazione cinematografica continuò e così l’interazione tra Lucano e Wenders. Il regista de “Il cielo sopra Berlino” disse in seguito, in occasione dell’anniversario della caduta del Muro di Berlino, all’interno del municipio cittadino: “La vera utopia non è la caduta del Muro, ma quello che ho visto in un piccolo paese della Calabria: Riace. Una comunità che dimostra che la convivenza tra esseri umani è un fatto normale”. (NoveColonneATG)