IL MERCATO DEL LAVORO IN SVIZZERA: DOMANI IL WEBINAR DELLA CCIS
GINEVRA - La Camera di commercio italiana per la Svizzera, con il patrocinio del Consolato generale a Ginevra,
organizza domani, 30 novembre, un Webinar volto a offrire una panoramica sul mercato del lavoro della Svizzera Romanda. Il seminario inizierà alle 18 per concludersi alle 20. Durante i lavori verranno illustrate anche le strategie e metodologie vincenti nella ricerca del lavoro, con consigli orientati allo sviluppo delle proprie competenze e alla comprensione della cultura professionale locale. Dopo l’introduzione di Marianna Valle, Vice Segretario Generale della CCIS, e i saluti del console generale Tomaso Pietro Marchegiani, i lavori entreranno nel vivo con l’intervento di Grazia Basile (HR Manager, Croix Rouge, Ginevra) che offrirà una panoramica sul mercato della svizzera romanda per poi presentare strategia e metodologia da adottare nella ricerca del lavoro. A Silvia Banchetti (Manager, OSM Romandie) il compito di spiegare come conoscere i propri punti forti e le aree di miglioramento. Il webinar sarà tenuto in lingua italiana; la partecipazione è gratuita, ma occorre registrarsi qui. (aise) https://comunicazioneinform.it/marilena-rossi-presidente-comites-dortmund-piccoli-gesti-grandi-emozioni/
MARILENA ROSSI, PRESIDENTE COMITES DORTMUND: “PICCOLI GESTI, GRANDI EMOZIONI”
“Nella lotta al Coronavirus il Consolato d’Italia e il Comites, grazie ai contributi del Maeci, hanno distribuito centinaia di pacchetti di mascherine e disinfettante alle famiglie dei connazionali più disagiati” DORTMUND (Germania) – Nella lotta al Coronavirus il Consolato d’Italia ed il Comites di Dortmund, grazie ai contributi del MAECI, hanno distribuito centinaia di pacchetti di mascherine e disinfettante alle famiglie dei connazionali più disagiati. Le confezioni di DPI (dispositivi di protezione individuale) consegnate su tutto il territorio della circoscrizione consolare, anche da parte di altre associazioni, sono state quasi un migliaio ed hanno raggiunto circa 3.000 italiani residenti in Germania. L’emergenza Covid ci ha costretti a ripensare le nostre attivitá a sostegno dei più deboli. I Comites, gli enti e le associazioni sul territorio sono punti di riferimento per la collettivitá: spesso svolgiamo il ruolo di confidenti e assistenti sociali, complici l’appartenenza alla stessa nazionalità e il parlare la stessa lingua. Isolamento, incertezza, preoccupazioni esistenziali stanno mettendo a dura prova i nostri connazionali che avevano realizzato in Germania progetti di vita investendo risorse ed energie, si trovano oggi a contemplare un futuro incerto, se non drammatico. Cassa integrazione, disoccupazione, chiusura di attivitá imprenditoriali e professionali ma anche le categorie di persone da sempre più deboli come gli anziani e le famiglie monoparentali stanno soffrendo in modo particolare l’emergenza da Coronavirus. La distribuzione delle confezioni di mascherine protettive e disinfettante è stato un momento molto gratificante che ci ha regalato momenti veramente commoventi. Non solo per la loro utilitá pratica ma anche per il gesto in sé, di solidarietà, a dimostrazione che “noi ci siamo” e che le istituzioni sono presenti e vicine alla collettività. Ancora una volta la collaborazione tra Consolato d’Italia e Comites di Dortmund ha evidenziato come sia possibile realizzare obiettivi tendenti ad assistere e migliorare, per quanto possibile, la realtà dei nostri connazionali in questa parte di Germania.(Marilena Rossi*/Inform) *Presidente Comites di Dortmund
ALL'ESTERO LA STRADA PER LA RICERCA
Milano - Sono circa 14 mila i giovani che, dal 2008 al 2019, dopo avere conseguito un dottorato di ricerca in Italia, paese in cui erano residenti prima dell'immatricolazione all' università, sono emigrati permanentemente all'estero. In pratica - scrive Italia Oggi Sette -, un numero pari a circa un quarto del numero complessivo di docenti delle università italiane. Si tratta di una stima, peraltro prudente in quanto non considera i laureati che avevano già preferito andare all'estero per conseguire il dottorato e hanno proseguito oltre i confini nazionali la carriera, che scaturisce dagli esiti della ricerca condotta dal Centro Studi e Ricerche Idos, finanziata dal Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale e realizzata in partnership con il Circolo studi diplomatici. In base ai risultati dell'indagine, molti giovani con in tasca laurea e dottorato - si legge - ha scelto consapevolmente di andare via, spinti dal bisogno di sentirsi maggiormente valorizzati sia dal punto di vista della carriera sia sotto il profilo economico. Appare certamente positivo che il mercato del lavoro non conosca frontiere ma il problema sorge quando il saldo tra coloro che lasciano un paese e quelli che vi ritornano o vi si trasferiscono è sistematicamente negativo. La motivazione prevalente che ha portato i dottori di ricerca a svolgere un periodo all' estero è la possibilità di collaborare con esperti (55%), seguita dall' esigenza di elaborare la tesi di dottorato (13,8%) e di usufruire di laboratori o di attrezzature specifiche (12,8%). Il 72,5% di chi ha vissuto un' esperienza all' estero si è recato in un paese europeo, prevalentemente nel Regno Unito (13,9%), in Francia (13,6%) o in Germania (11,6%); si tratta degli stessi paesi, a parte la Spagna che non risulta particolarmente attrattiva per i dottori di ricerca, scelti più di frequente anche dai laureati. Tra i paesi extraeuropei, la scelta ricade prevalentemente sugli Stati Uniti (15,4%). È quanto emerge dalla lettura dei contenuti del Rapporto italiani nel mondo, annualmente stilato dalla Fondazione Migrantes. La perdita di ricercatori pesa, in maniera particolare, nel Mezzogiorno. Gli emigrati dal Sud - scrive ancora Italia Oggi Sette - , tra il 2002 e il 2017, sono stati, complessivamente, oltre 2 milioni, di cui 132.187 nel solo 2017. Di questi ultimi, 66.557 sono giovani (50,4%, di cui il 33% laureati). Il saldo migratorio interno, al netto dei rientri, è negativo per 852 mila unità. (NoveColonneATG)
MIGLIORA LA QUALITÀ DELL'ARIA IN EUROPA: LA RELAZIONE 2020 DELLA COMMISSIONE UE
BRUXELLES - Negli ultimi dieci anni il miglioramento della qualità dell'aria ha ridotto sensibilmente il numero di morti premature in Europa; tuttavia, quasi tutti gli europei continuano a risentire dell’inquinamento atmosferico, che causa circa 400 000 morti premature nel continente. Questi, in sintesi, i dati emersi dalla relazione 2020 sulla qualità dell'aria in Europa dell'Agenzia europea dell'ambiente pubblicata questa settimana. Secondo la relazione, le politiche dell'UE, nazionali e locali e la riduzione delle emissioni di alcuni settori chiave hanno migliorato la qualità dell'aria in Europa. "Sapere che la qualità dell'aria sta migliorando grazie alle politiche ambientali e climatiche che abbiamo attuato è una buona notizia, ma non possiamo ignorare gli aspetti negativi: il numero di morti premature in Europa dovute all'inquinamento atmosferico è ancora troppo elevato”, ha commentato Virginijus Sinkevicius, Commissario per l'Ambiente, gli oceani e la pesca. “Con il Green Deal europeo intendiamo ridurre a zero tutti i tipi di inquinamento. Se vogliamo raggiungere questo obiettivo e proteggere appieno la salute dei cittadini e l'ambiente, dobbiamo ridurre ulteriormente l'inquinamento atmosferico e allineare i nostri standard di qualità dell'aria alle raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità. Il nostro prossimo piano d'azione affronterà questo tema". La relazione rileva che sussiste un divario tra i limiti della qualità dell'aria stabiliti nelle norme UE e gli orientamenti dell'OMS. La Commissione europea sta affrontando il problema tramite una revisione delle norme dell'UE nel contesto dell'obiettivo "inquinamento zero" del Green Deal europeo. La relazione si sofferma anche sui collegamenti tra pandemia di Covid-19 e qualità dell'aria. (aise)
ITALIANI NEL MONDO, GARAVINI (IV): “CONGRATULAZIONI ALESSANDRA FANCIULLI E SILVIO MICALI PER PREMIO FARNESINA 2020, INVESTIAMO SU RIENTRO PREZIOSO CAPITALE UMANO”
ROMA, 27 nov. – “Gli auguri più sinceri alla neurobiologa dell’università di Innsbruck Alessandra Fanciulli e all’informatico del MIT Silvio Micali, i nostri due ricercatori italiani all’estero insigniti del Premio Farnesina 2020. Simbolo di eccellenza, dedizione e preparazione, rappresentano l’Italia più bella. Quella che non ha confini e, grazie ai propri studi, migliora la vita di tutti noi. Dobbiamo investire sul rientro di questo capitale così prezioso. Ad Alessandra e Silvio dico: bravi, l’Italia è fiera di voi”. Lo dichiara la senatrice Laura Garavini, Vicepresidente commissione Esteri e Vicecapogruppo vicaria Italia Viva-Psi. (Inform)
ESENZIONE IMU, LA PETIZIONE DEL COMITES ZURIGO RACCOGLIE 2.673 FIRME
Roma - Esenzione dal pagamento IMU e TARI per i connazionali residenti all'estero e regolarmente iscritti all'AIRE sulla prima casa non locata e non data in comodato d'uso, al pari dei connazionali residenti in Italia; possibilità ai connazionali residenti all'estero di trasferire la propria residenza AIRE, attraverso la rete diplomatica consolare, nel comune in cui si possiede un immobile; esenzione dal pagamento del Canone Rai per tutti i connazionali all'estero e iscritti all'AIRE quando l'unità immobiliare posseduta non sia locata o data in comodato d'uso. E’ quanto chiede una petizione lanciata dal Comites di Zurigo che ha raccolto 2.673 e che è stata inviata al deputato della Lega eletto all’estero Simone Billi, Presidente del Comitato per gli Italiani all'Estero e alla senatrice di Italia Viva eletta all’estero Laura Garavini, Vice presidente della Commissione Esteri. “Ora attendiamo che le richieste vengano valutate e accolte dal Parlamento. Teniamo a ringraziare tutti coloro che si sono adoperati per questa iniziativa, non facile a causa della situazione sanitaria attuale”, fanno sapere Luciano Alban, presidente del Comites di Zurigo e Giuseppe Ticchio, responsabile Commissione Sociale Comites di Zurigo. (NoveColonneATG)