Il collegio presieduto da Giulia Turri non ha invece riconosciuto come legittimo l'impedimento per i legali del Cavaliere sottolineando che ''non è stata fornita nessuna prova, né le ragioni'' perché i sostituti processuali non fossero in aula. In aula il procuratore aggiunto Ilda Boccassini aveva chiesto al collegio di Milano di non riconoscere come assoluto l'impedimento avanzato dall'ex premier e di "poter concludere la sua requisitoria". Per il pm l''assenza di Berlusconi, imputato nel processo sul caso Ruby, e dei suoi legali rappresenta "un oltraggio alla Corte". Niccolò Ghedini e Piero Longo, come il loro assistito Berlusconi, non erano infatti in aula perché impegnati a Roma, assenti anche i sostituti della difesa, ma sui loro impegni, rappresentati da un'avvocatessa, la Boccassini aveva dichiarato: "Possiamo essere d'accordo sul ritenere legittimo l'impedimento, ma non assoluto. Pur avendo un calendario fissato da mesi si consente, soltanto in questo processo, sono 34 anni che faccio il pm" l'assenza anche dei sostituti processuali. Fermare il processo, "sarebbe un oltraggio alla Corte e non è consentito neanche in Italia. Il processo deve andare avanti - aveva sottolineato - perché non siamo in presenza di un impedimento assoluto né per quanto riguarda le difese che potrebbero essere ben rappresentate, né per Berlusconi. Chiedo dunque - aveva concluso - che il processo vada avanti e si consenta al pm di concludere" con la requisitoria. Il calendario fissato solo mercoledì scorso per il caso Ruby viene rivisto. Le udienze ravvicinate che avevano provocato la reazione della difesa di Berlusconi non verranno celebrate e si tornerà in aula lunedì 25 marzo alle ore 14. Uno stop più prolungato dovuto all'istanza di remissione presentata dai legali del Cavaliere con cui si chiede che i processi in corso a Milano vengano spostati a Brescia. Una settimana per consentire eventualmente alla Corte di Cassazione di pronunciarsi sull'ammissibilità . Niente udienze dunque mercoledì e giovedì, si torna in aula lunedì quando Boccassini potrebbe concludere la requisitoria 'interrotta' il 4 marzo.
CRISI: CANZIAN (REGIONI), MISURE LOCALI PER COMMERCIO MA SERVE TAVOLO NAZIONALE
Roma - (Adnkronos) - Le Regioni possono mettere in campo misure volte a favorire "l'accesso al credito e il sostegno al piccolo commercio", ma per rilanciare i consumi deve intervenire la politica nazionale. E anche per questo le autonomie chiederanno al nuovo governo "un tavolo specifico sul commercio per affrontare sia il tema delle liberalizzazioni che quello del sostegno alle attivita'". E' quanto afferma all'Adnkronos l'assessore al Commercio della Regione Marche e Coordinatore degli assessori regionali alle Attivita' produttive e al Commercio, Antonio Canzian, commentando all'Adnkronos i dati allarmanti sulla mortalita' delle imprese diffusi da Confesercenti che ha chiesto "a Comuni e Regioni di predisporre con urgenza un piano per salvare il commercio delle citta'". "Al nuovo governo - aggiunge il coordinatore della Commissione Attivita' produttive e commercio della Conferenza delle Regioni - chiederemo un tavolo specifico sul commercio: e' necessario sia per affrontare il tema delle liberalizzazioni e quello del sostegno al commercio. In quella sede le Regioni porteranno le loro proposte". Tra queste, continua, "scongiurare l'aumento dell'Iva che va a incidere profondamente sui consumi, ma anche la necessita' di riconfermare con forza la potesta' delle Regioni in tema di commercio perche' bisogna fare chiarezza sulle competenze - precisa l'assessore - In commissione abbiamo avviato un percorso su queste proposte, ma serve un referente stabile che possa interloquire in maniera costante".
RAZZISMO: EMILIA ROMAGNA, OLTRE 40 EVENTI IN 7 GIORNI PER COMBATTERLO
(Adnkronos) - In 6 casi segnalati (15%), il soggetto che ha discriminato sono forze dell'ordine, in 5 (12,5%) istituzioni scolastiche. Per quanto riguarda invece discriminazioni non istituzionali, il 22,9% (8 casi) e' stato fatto da cittadini; il 17,1% (6 casi) da datori di lavoro, il 14,3% (5 casi) da proprietari di casa. L'ambito che ha registrato il maggior numero di discriminazioni e' quello lavorativo (20 casi, il 26,7%). Seguono l'erogazione di servizi da parte di enti pubblici (18 casi, il 24%), la casa (12 segnalazioni, 16%), la vita pubblica (7 casi, il 9,3%), scuola e istruzione ( 6 segnalazioni, 8%) A segnalare di piu' (28 casi, il 37%) sono stati i diretti interessati, e dunque le vittime; la maggior parte di loro (16, il 28,6%) arriva dal nord Africa. Per quanto riguarda la fascia d'eta' delle vittime, la maggior parte (il 44%) ha superato i 60 anni. I gruppi etnici piu' discriminati risultano, secondo i dati, i Rom e i Sinti. Una questio che il 21 marzo a Bologna sara' affrontata in un seminario dedicato a loro, dal titolo appunto 'Rom e Sinti: discriminazioni, diritti e inclusione'. L'iniziativa, ospitata in Viale Aldo Moro, e' organizzata dall'assessorato Politiche sociali e dal Difensore civico regionale in occasione della Giornata mondiale contro il razzismo. L'obiettivo e' fare il punto della situazione sulle politiche per l'integrazione in Emilia Romagna e avviare un percorso di allineamento agli indirizzi europei e nazionali per l'integrazione di Rom e Sinti.
MARCHIONNE INDAGATO PER DISCRIMINAZIONE
Il braccio di ferro, iniziato oltre due anni fa tra Fiat e Fiom, oggi ha un nuovo capitolo. La Procura di Nola iscrive nel registro l'Ad del Lingotto. La vicenda è quella dei 19 operai di Pomigliano messi in mobilità , poi reintegrati con sentenza della Corte d'Appello di Roma ma estromessi dalla linea di produzione della Panda C'era una volta il sogno di una fabbrica modello. Figlia di un progetto innovativo e di un contratto "all'americana" che premia gli operai che producono di più. Quel sogno oggi per Sergio Marchionne è diventato un incubo. Il numero uno del lingotto è finito nel registro degli indagati insieme all'amministratore delegato di Fabbrica Italia Pomigliano Sebastiano Garofalo. L'accusa della Procura di Nola è pesante: discriminazione. Il braccio di ferro, iniziato oltre due anni fa tra Fiat e Fiom, oggi dunque ha un nuovo capitolo. Tutto inizia proprio a causa di quel contratto voluto da Marchionne e respinto dalla Fiom. Il sindacato, guidato da Maurizio Landini, è l'unico che non firma. 19 operai con la tessera Fiom vengono messi in mobilità . Ma qualche mese fa la sentenza della Corte di Appello di Roma obbliga la Fiat a reintegrarli nella fabbrica di Pomigliano. L'azienda si piega alla decisione dei giudici: riassume gli operai, li paga, ma decide di non utilizzarli sulla linea della Panda. E allora riparte l'attacco della Fiom che denuncia: “Si scelgono i lavoratori da utilizzare sulla base non di competenze professionali, ma di convinzioni personaliâ€. Da qui la decisione, senza precedenti, della Procura di Nola. "E’ sconcertante, è paradossale", reagisce il Lingotto, "è l'ennesima espressione dell' offensiva giudiziaria avviata dalla Fiom nei confronti di Fiat da più di due anni", sostiene l'azienda che respinge le accuse e ricorda che "in Fabbrica Italia Pomigliano il gruppo ha investito centinaia di milioni di euro trasformandolo in un sito universalmente riconosciuto come uno dei migliori al mondo senza perdere un solo posto di lavoroâ€. Ma la Fiom non ha intenzione di fermarsi. “Se sarà necessario, ci costituiremo parte civileâ€, fa sapere Landini.