Martin Scorsese
Il newyorkese siciliano
Martin Scorsese (nato a New York il 17 novembre del 1942, di origini Siciliane) non è semplicemente un regista. Definirlo tale è un enorme sottovalutazione.
La sua arte e il suo stile lo differenziano in maniera netta dalla più comune e classica cinematografia Hollywoodiana. E’ un cultore del neorealismo italiano che sa applicare alla perfezione nel suo genere “crudele” che descrive la quotidianità metropolitana di New York city. E’ diretto, concreto, talvolta “brutale” senza però disdegnare con maestria i veri valori della vita di tutti i giorni. Nelle sue pellicole, ritenute “perle” di saggezza, fa emergere un particolare “metodo” che, a differenza di tutti gli altri, è in grado di raccontare con particolare umanità il fenomeno dell’emigrazione (a noi molto caro) e lo straordinario contesto di un’America sempre in fermento. Un gigante del grande schermo, unico, inimitabile. Gli anni settanta sono il suo trampolino di lancio. E’ infatti grazie al primo successo di “Mean Streets” e all’eterno sodalizio con l’attore Robert De Niro che Martin diventa il Re indiscusso della “grande mela”. Pietre miliari quali; Taxi Driver, Toro Scatenato, Il colore dei Soldi, Cape Fear (Il promontorio della Paura), Quei bravi ragazzi e soprattutto Casinò, si aggiudicano un posto in vetta all’olimpo dei lungometraggi più belli di sempre, mentre il loro creatore si afferma come vero genio del cinema.
Molti dei suoi divi vengono premiati con gli Oscar per la migliore interpretazione, da Robert De Niro in Toro Scatenato nel 1980 a Paul Newman ne “Il colore dei Soldi” dell’86. Tra i tanti riconoscimenti ricevuti da Scorsese vale la pena ricordare la statuetta alla miglior regia nel 2007, la Palma d'oro al Festival di Cannes nel 1976 e il Leone d'oro alla carriera al Festival del cinema di Venezia nel 1995. Nel ventunesimo secolo intraprende un altra straordinaria collaborazione, quella con Leonardo Di Caprio, che li vede vincenti sia per la critica sia per il grande pubblico con Gangs of New York (2002), The Aviator (2004) e The Departed (2006). Autore anche di bellissimi e avvincenti cortometraggi e documentari, l’inesauribile attività di questo eclettico artista, rappresenta una delle più strepitose collezioni di “saggi” cinematografici dal dopo guerra ad oggi. (Mirko Crocoli)