1. L’introduzione del maestro unico per le classi della scuola primaria rappresenta un passo indietro di alcuni decenni, segnando un momento di regresso nella scuola pubblica italiana. Infatti, il docente tuttologo dovrebbe insegnare tutte le discipline, (inglese, informatica e religione comprese) per un monte orario di 24 ore e non tutti i docenti possiedono le necessarie specializzazioni. Ne consegue un impoverimento della qualità dell’insegnamento. Una contrazione dell’orario avrebbe conseguenze negative per le famiglie in quanto la chiusura degli orari d’ufficio non verrebbe più a coincidere con la fine delle lezioni. E’ pur vero che, a richiesta delle famiglie, il tempo può essere prolungato, sempre, però, a carico dell’insegnante unico per la cui retribuzione straordinaria si dovrebbe accedere al fondo d’istituto, con conseguente taglio di tutte le altre attività di ampliamento dell’offerta formativa. 2. Il ripristino del voto decimale (come negli anni 50-60) in sostituzione del giudizio, favorisce una valutazione sbrigativa e spesso non rispondente alla situazione dell’alunno. Anche adottando criteri di valutazione oggettivi, il voto decimale rimane sempre un’espressione soggettiva del docente. 3. Che dire del voto in condotta? Siamo convinti che, specie nella scuola primaria, comportamenti inadeguati, sono il sintomo di un disagio sociale che non può certo essere risolto con un 5 in condotta e conseguente bocciatura. 4. L’introduzione del maestro unico, la norma che prevede classi non inferiori a 22 alunni, la chiusura di plessi con un numero di alunni inferiore a 50, l’accorpamento degli istituti con un numero inferiore a 500 alunni, portano ad un taglio degli organici della scuola in numero di: 87.400 cattedre e 44.500 posti di personale ATA e amministrativo, con conseguenze disastrose per 240.000 docenti precari e 80.000 ATA. A pagarne le conseguenze saranno gli alunni e le loro famiglie a cui non potrà essere più garantita la qualità dell’insegnamento e l’ordinario funzionamento della scuola. 5. Le conquiste degli anni sessanta e settanta, che sancivano il diritto ai bambini portatori di handicap di essere inseriti nelle classi comuni e di essere altresì seguiti da docenti specializzati, vengono vanificate dal decreto che prevede, come conseguenza dei suddetti tagli, la riduzione delle ore assegnate al bambino. 6. Viene inoltre introdotta la classe differenziata per gli stranieri, con conseguente ghettizzazione degli stessi. 7. Tagli anche per le università , che vedranno una consistente riduzione dei precari e la privatizzazione degli atenei, con tasse universitarie così esose da non permettere l’iscrizione ai figli delle classi sociali più deboli. Per quanto sopra esposto, il gruppo docenti decide di aderire in maniera compatta allo sciopero generale del comparto scuola del 30ottobre 2008 e di mettere in atto, inoltre, delle iniziative pacifiche di protesta, alle quali si invitano ad aderire i genitori degli alunni, nei modi e nei tempi da concordarsi. (fonte vivienna)