Il “Boss” nell’immaginario collettivo   La grande ipocrisia del funerale-show Il personaggio di oggi è un dramma, un problema, un cancro ancora da estirpare, che quando pare che sia stato domato, spunta rigogliosamente e con grande arroganza per dare la sua prova di forza contro l’istituzione STATO.

Non è certo la celebrazione di questo problema che vogliamo fare, lungi da noi questa idea malsana, ma quello che vogliamo fare è tenere viva la memoria, tenere alta la guardia, ricordare a tutti, ma specialmente alle nuove generazioni, che la strada per liberare lo Stato da questo male (curabile) è certamente lunga, ma è in mano ai cittadini di buona volontà (moltissimi), alle nuove generazioni che hanno dato prova di volere cambiare la società e che  in vario modo combattono per una società pulita. Siamo sicuri farà altrettanto lo Stato e le sue Istituzioni. (SA)

La storia ci insegna che la “Gangster mania” di tutto il mondo ha fatto sempre parlare di se…. da Raffaele Cutolo a Stefano Bontade, da Lucky Luciano a John Joseph Gotti. La lista è lunga…

 

Media ed istituzioni ora si indignano per il funerale “show” (annessi e connessi) organizzato in onore di Don Vittorio Casamonica. Petali, canti, melodia del Padrino, applausi e le Tv nazionali fanno intere trasmissioni su questo caso che, nelle ultime ore, è divenuto oggetto di discussione ovunque. Tutti però si dimenticano la storia recente che non vede coinvolto soltanto il nostro Paese ma anche il grande continente a stelle e strisce. Come mai questo stupore e questa collera che sa molto di presa in giro? 

Ora, non per fare una "diminutio" di quello che è successo né per ricorrere al solito “mal comune mezzo gaudio”, vorremmo menzionare alcuni esempi per fare maggiore chiarezza. Don Raffaele Cutolo era il RE di Ottaviano. Il “professore” anzi, “ ‘o professore ”, il “Sommo” o meglio ancora “il Vangelo”, venerato ed osannato all’inverosimile, amico della politica democristiana campana (vedi sequestro Cirillo) e capo indiscusso della Regione. Ce lo siamo forse dimenticato il suo famoso CASTELLO divenuto quartier generale della NCO (Nuova camorra organizzata)? Lui non era un semplice Boss, era praticamente un Dio nella sua terra, prima che arrivassero i Casalesi. Un vero e proprio Deus ex machina del Welfare. Quanti migliaia di posti di lavoro può aver dato alla povera gente Don Raffaele? Impossibile o quanto meno difficile da sapere. E lo Stato dov’era? E in Sicilia? Luciano Liggio tanto per citarne uno. La “primula rossa” di Corleone che non si faceva problemi ne scrupoli ad ostentare la sua potenza e il suo carisma, anche dinnanzi alle telecamere. Nessuno però osava toccarlo e per il suo popolo era un leader molto più affidabile delle stesse autorità. Vi ricordate Stefano Bontade? Lui era il “Principe” di Villa Grazia, amico stretto dei colletti bianchi palermitani, quel tipo di borghesia che conta veramente. La politica e gli amministratori sono stati a volte seduti sulla sua stessa tavola imbandita, in cui si discuteva amabilmente davanti a qualche buona bottiglia di Barbera. Che dire poi di “Don” Masino Buscetta, il pentito eccellente, il boss dei due mondi che ha snocciolato tutto a Falcone come un Virgilio al suo Dante. L’immagine storica mentre scende blindato dalla scaletta dell’aereo e le sue sfarzose crociere nei caraibi anche se restano stampati nell’immaginario collettivo non hanno di certo creato grande stupore o quanto meno “rabbia” tra gli spettatori dell’epoca.  Evidentemente in quanto collaboratore antimafia lo si vedeva come un “piccolo” eroe.       

Poi c’è Roma. Si parla tanto di Roma ultimamente, sia capitale sia mafiosa. Che dire di “Renatino” De Pedis? Almeno Vittorio Casamonica è sepolto al cimitero mentre il padrino della Magliana per decine di anni (con il placido benestare della chiesa) ha riposato in pace a Sant’Apollinare, nel cuore della città. Che bluff, che antipatica ipocrisia. Amico di Cosa nostra, del Vaticano, dello IOR, dei ricchi imprenditori, di alcuni uomini della nostra intelligence e tanto altro…. Giacca, cravatta e un “mito” che ancora vive nell’immaginario collettivo. Vogliamo poi parlare di Vallanzasca, Maniero “Faccia d’Angelo” o altri banditi diventati leggendari? Graziano Mesina (Grazianeddu), tanto per non farci mancare nulla. Ma questi sono un’altra cosa, se non fosse che sono ancora vivi e non facevano proprio parte della cosiddetta criminalità organizzata. Di sicuro a quei vertici (di un tempo non lontano) delle cupole di mezza Italia che sono per la maggior parte deceduti è toccato un bel commiato e un saluto affettuoso da tutta la loro gente. In Sicilia lo si è fatto in diverse occasioni ma la stampa non ne ha parlato. Adesso invece tutti scandalizzati, giustamente è ovvio, ma come già detto con un pizzico di falsità che è incomprensibile. Questo fenomeno tuttavia non è puramente “nostrano”. A proposito di megalomania criminosa al di là dei nostri confini vi facciamo soltanto alcuni nomi; Lucky Luciano, Sam Giancana, Paul Castellano e John Joseph Gotti. Bè signori, vi diciamo che solo in queste occasioni in confronto il Padrino di Francis Ford Coppola (dal romanzo di Mario Puzo) si può considerare una commedia all’italiana con i simpatici Boldi e De Sica. Salvatore Lucania detto Lucky Luciano non ha certo bisogno di presentazioni. Sigaro in bocca, amico caro degli “alleati” nel secondo conflitto per la riconquista della Sicilia e padrone assoluto di Napoli e Las Vegas, quest’ultima creata per sua volontà dai fedelissimi Meyer Lansky e Bugsy Siegel. Ora lo si ricorda come un simpatico “italo-americano” con manie da super Padrino, in realtà non si è mai fatto scrupoli a creare una rete internazionale di droga, prostituzione e gioco d’azzardo tra Palermo, New York, la costa Californiana e l’Isola di Cuba, durante l’impero di Batista. E Sam Giancana? Costui è stato il maggiore sponsor insieme a Sinatra della vittoria alle presidenziali USA del figlio di Patrick Kennedy, John. E quanto turismo “morboso” attorno alla figura di Alphonse Capone “Al” detto Scarface. In migliaia sull’isolotto di Alcatraz per visitare la sua cella, tanti altri a Chicago per la sua abitazione e in diversi luoghi diventati culto per gli appassionati del proibizionismo anni Venti.     

 

Infine i Signori Castellano e Gotti, capi entrambi della famigerata famiglia dei Gambino di New York, nonché emblema più eclatante dell’opulenza lussureggiante dei “mammasantissima” oltreoceano. Tutti sanno che Paul aveva un casa stile White House, anzi, probabilmente era più bella quella appartenuta a lui rispetto alla gemella di Washington. Una residenza sotto gli occhi di tutti che non mi sembra abbia fatto molto scalpore (negativo) a livello mediatico. E quanto avvenuto ai funerali di John Gotti nel 2002? Un codazzo di Cadillac limousine nere (circa 20) al seguito, con tanto di applausi, corone, fiori e un vertice in chiesa che ha avuto la parvenza di una “reunion” tipo quella storica di Apalachin. Talvolta, anzi spesso, rappresentanti delle nostre Istituzioni sono stati collusi con la mafia purtroppo, questo è un dato di fatto inequivocabile e tutti lo sanno. Ancora a bocca aperta? Ci suona un po’ di finta ingenuità. Non stupiamoci ancora e per l’ennesima volta per qualche petalo caduto dal cielo o per uno stornello un po’ “cinematografico” che non è stato impedito dalle nostre autorità. Preoccupiamoci però seriamente di cosa forniscono queste organizzazioni criminali (di qualsiasi stampo) alla povera gente. Loro riempiono da sempre, lo fanno tutt’ora e lo faranno anche in futuro quella grande voragine che è il “buco nero” che non riescono a colmare i nostri Governanti. I “comuni mortali” hanno fame, il popolo ha estrema necessità di vivere e, in questo contesto “borderline”, se non sono attività lecite allora - inevitabilmente - droga, prostituzione e racket diventano l’ultima spiaggia per una società oramai alla deriva. C’è dell’altro dietro a qualche cerimonia un po’ goliardica, forse crediamo sia opportuno andare a guardare li. Il resto sono solite chiacchiere, luoghi comuni ed inutile demagogia.(Mirko Crocoli)