E’ ormai nota l’importanza strategica che ha avuto lo sbarco in Sicilia e la successiva campagna d’Italia per l’esito finale dell’intero conflitto. Benito Mussolini e il suo regime crollano definitivamente proprio durante e dopo l’attacco e l’avanzata angloamericana nelle bellissime terre Sicule, dando così modo a Badoglio di prendere il potere provvisorio. Trenta fatidici giorni di gloria per la ripresa dell’isola sotto il comando del Generale d’acciaio Patton e del collega d’armi Bernard Montgomery. La libertà Italiana è partita proprio dalle splendide coste dell’attuale Regione autonoma per poi proseguire nell’intensa due anni di battaglie tra le linee Gustav e Gotica. Prima ancora dell’Appennino, di Montecassino e del fronte sul fiume Po si è combattuto tenacemente a Gela, Enna, Siracusa Palermo ed infine Messina. Le truppe dell’Asse, guidate in questa circostanza da Alfredo Guzzoni e Albert Kesselring, già impegnate nella difficile e azzardata operazione Barbarossa in Russia non resistettero all’imponente sbarco anfibio nella bassa penisola. Il Duce cedette di li a poco e dovette ritirarsi per ricostruire maldestramente la brevissima RSI presso la città nordica di Salò. Divisioni, armate, brigate e corazzati ma non solo… Già perché, prima ancora delle operazioni tattiche sul territorio, da non sottovalutare la straordinaria attività dell’OSS, il servizio segreto militare statunitense in stretta cooperazione con gli antifascisti isolani. Il capo supremo del progetto riconquista e dell’operazione TOP SECRET denominata Underworld (mondo sotterraneo) si chiamava Biagio Massimo Corvo, detto Max, ma per i militari Statunitensi riconoscibile sotto il nome in codice “Maral”.
E’ lui, MAX CORVO, nato ad Augusta il 20 maggio 1920 e trasferitosi insieme alla madre nove anni dopo negli USA, l’uomo che più di ogni altro mette a segno un fitto sistema di spionaggio e controspionaggio atto a destabilizzare le truppe del Fuhrer. Il padre, Cesare Corvo (originario di Melilli) ideologicamente Repubblicano e antifascista, già nel 1923, durante le prime persecuzioni dovette andarsene dall’amata patria, per sfuggire alla furia di un Duce piuttosto agguerrito. Il figlio Max, nel 1941, spinto dalle stesse prerogative si arruola (giovanissimo) volontario nelle fila dell’esercito americano per fornire sostegno alla causa della liberazione. Dopo poco, grazie alle tante conoscenze familiari, alla buona padronanza della lingua italiana, agli ottimi rapporti con gli italo-americani (soprattutto Siciliani) e alla determinazione che non gli era mai venuta meno, la sua carriera spicca letteralmente il volo. In previsione dello sbarco in Sicilia viene posto a soli 22 anni ai vertici dell’OSS in Italia per dettare le linee guida tra l’intelligence USA e gli antifascisti, i socialisti e i capi della resistenza del CNL (Parri, Pajetta e Sturzo). Non è mistero che Max, per il bene supremo della libertà, oltre a tenere stretti rapporti con i partigiani dovette fare accordi anche con numerosi esponenti di spicco delle “famiglie” Mafiose di entrambe le sponde oceaniche. Un “circolo”, come lo hanno poi ribattezzato gli alleati, composta da Lucky Luciano, Albert Anastasia e Don Calogero Vizzini. Tra gli uomini di fiducia sotto l’ala protettiva di Corvo nonché suo braccio destro durante tutte le operazione da non dimenticare Emilio Daddario, un altro compaesano profondamente antiregime trasferitosi anch’esso a Middletown nel Connecticut. Una vita un po’ in chiaro scuro quella dell’ex capo dei Secret service in Italia durante il secondo conflitto, ma di certo nessuno può togliergli l’onore di essere nato ad Augusta e di aver avuto un padre d’origini Melillesi (tacciato in aria di regime), in provincia di Siracusa. Così come per quanto dovette (per forza di cose) rapportarsi anche con la malavita latifondista dell’epoca è indiscusso il merito di aver donato gran parte del suo “essere siciliano” alla causa della riconquista di un’Italia ormai allo sbando. Nell’era post-bellica Max Corvo dopo aver sposato una sua collega 007 e allontanatosi dal mondo dei servizi segreti si alterna saltuariamente tra Roma, la sua città d’adozione statunitense e Catania (in quest’ultima si dedicherà per qualche anno al commercio degli agrumi).
Il “James Bond” di Augusta muore il 4 giugno 1994, all’età di 74 anni, senza però venir meno ai suoi ricordi. Con nostalgia ci racconta parte di quelle gesta vissute nel “Bel Paese” attraverso la sua principale opera dal titolo: L’OSS in Italia, 1942 – 1945, Memorie Personali.
Affido a Voi, miei cari amici Siciliani, ulteriori e maggiori approfondimenti su questo interessante e misterioso personaggio storico che la vostra terra ci ha lasciato. (Mirko Crocoli)