E’ stato uno dei componenti romani dei famosi “ragazzi di Panisperna”, alla corte del Premio Nobel Enrico Fermi, tra i fautori del progetto Manhattan che ha portato alla creazione della prima bomba atomica utilizzata dagli Stati Uniti sul suolo giapponese. Proviene da una famiglia di intellettuali, se consideriamo che il nonno è stato un importante politico (già Ministro dell’agricoltura, Industria e Commercio e senatore del Regno d’Italia), il padre ingegnere e matematico, gli zii giuristi, rettori, statisti, fisici e i fratelli avvocati, filosofi e musicisti. Ettore – invece - predilige dapprima le materie matematiche, nelle quali era dotato fin da piccolo, per poi dedicarsi alla fisica teorica.
Inizialmente frequenta il ginnasio presso il collegio dei Gesuiti a Roma e successivamente l’istituto statale T. Tasso ove consegue la maturità classica. Majorana si iscrive a Fisica presso il Regio istituto dell’Università capitolina di Via Panisperna (rione Monti), laureandosi con 110/110 e lode nel 1929, discutendo la tesi sulla “Teoria quantistica dei nuclei radioattivi”.
Talmente preparato questo genio siciliano che lo stesso Fermi lo volle al suo fianco insieme ai giovani colleghi e scienziati; Oscar D’Agostino, Emilio Segrè, Edoardo Amaldi e Franco Rasetti. Dopo una serie di esperienze all’estero tra il ‘33 e il ’34, nello specifico in Germania e Danimarca, e a seguito di rinunce di cattedre importanti quali Cambridge decide di stabilirsi (provvisoriamente) a Napoli, accettando la titolarità dell’Ateneo cittadino.
Dal carattere chiuso e introverso, Majorana, anche durante il soggiorno nel capoluogo partenopeo, dimostra una particolare stranezza nel comportamento e soprattutto nei rapporti interpersonali con conoscenti e colleghi. Basti solo pensare che era solito reindirizzare al mittente la numerosa corrispondenza che gli giungeva con l’inquietante dicitura: “Si respinge per morte del destinatario”. Da qui è facile comprendere la personalità del giovane siculo.
Ma il mistero della sua vita arriva la sera del 25 marzo 1938, momento in cui, Majorana, (sotto consiglio di alcuni amici) decide di partire dal porto di Napoli alla volta di Palermo per un periodo di riposo. Poco prima dell’imbarco scrisse ai familiari una missiva a dir poco raggelante: “Ho un solo desiderio: che non vi vestiate di nero. Se volete inchinarvi all’uso, portate pure, ma per non più di tre giorni, qualche segno di lutto. Dopo ricordatemi, se potete, nei vostri cuori e perdonatemi”.
Pochi giorni dopo appare sulla rubrica “Chi l’ha visto” nelle pagine della Domenica del Corriere la seguente comunicazione: Ettore Majorana, ordinario di fisica teorica all’Università di Napoli è misteriosamente scomparso dagli ultimi di marzo. Di anni 31, alto metri 1,70, snello, con capelli neri, occhi scuri, una lunga cicatrice sul dorso di una mano. Chi ne sapesse qualcosa è pregato di scrivere a R.P.E. Marianecci, Via Regina Margherita 66, Roma.
Anche l’allora Presidente del Consiglio del Regno d’Italia Benito Mussolini si interessò alla vicenda soprattutto su precisa richiesta e (potremmo dire) supplica della madre Dorina e di Enrico Fermi. A nulla valsero le intense ricerche. Tante, da quel preciso istante, le ipotesi (anche fantasiose) che hanno avvolto la tragica scomparsa di Ettore Majorana: trasferitosi in Germania al soldo del Terzo Reich, salpato per l’Argentina con lo scopo di abbandonare definitivamente l’Europa, rifugiato a vita religiosa in un monastero e - perfino – la terribile teoria del suicidio. Visto che le sue chiari attitudini tendenti all’instabilità mostravano segni di peggioramento è sacrosanta, tutt’oggi, una visione (se pur non confermata dai fatti) pessimistica dell’accaduto, la quale, molti studiosi la danno come certa. Si è lasciato cadere dal ponte della nave… o ha scelto un’altra vita lontano da quella accademica da lui - come è ormai noto - non proprio amata? Dov’è la verità?
Sta di fatto che, anche se ancora si è alla ricerca del corpo del ragazzo di Panisperna, sul quale aleggia una particolare nuvola di oscurità, niente e nessuno potrà mai togliergli il riconoscimento di quanto egregiamente fatto, consacrandolo all’unanimità come uno dei più grandi scienziati (d’origini siciliane) della storia del nostro paese. A lui, l’allievo stimato di Fermi, va – senza ombra di dubbio - il merito di alcune delle più importanti scoperte sulla fisica nucleare e sulla meccanica quantistica relativistica con particolari applicazioni nella teoria dei neutrini.
Ettore Majorana è stato un grande personaggio, uno straordinario matematico, un uomo d’illuminanti visioni, ma anche di una fragilità tipica dei geni italici. (Mirko Crocoli)