Il “siciliano” Travolta e il suo successo intramontabile Il 16 dicembre 1977, esattamente quarant’anni fa, usciva nelle sale americane

il capolavoro la “Febbre del sabato sera” con uno strepitoso John Travolta.

Nelle vene di questo straordinario interprete scorre sangue siciliano, poiché il nonno paterno Salvatore era originario di Godrano, piccola località facente parte della città metropolitana di Palermo, laddove il martire Pino Puglisi fu titolare della parrocchia per 8 anni.

La “Febbre del sabato sera” o “Saturday Night Fever” è tutt’oggi considerato uno dei migliori lungometraggi musicali mai concepiti nella storia del cinema. Colonne sonore impareggiabili che hanno reso celebri i Bee Gees, abiti storici dell’epoca (zampa d’elefante e camicie con lunghi colli), stile di vita semplice nelle ore diurne ma esplosive la notte all’Odissea 2001 e disco-music rampante e audace.

Con questo enorme successo diretto da John Badham, il siciliano Travolta si è assicurato una carriera a dir poco entusiasmante. Quella sua “Stayin’Alive” lo ha letteralmente lanciato nel firmamento delle stelle più apprezzate di Hollywood, consacrandolo – a tutti gli effetti – eroe di un’intera generazione; quella dei “Settanta”. 

 

Film del genere non hanno tempo, non hanno età, non sentono il peso degli anni poiché riescono ad influenzare ed emozionare gran parte del pubblico di ogni ceto sociale e di ogni epoca!

Impossibile dimenticare le gesta del figlio di Salvatore durante quello “show” solitario in mezzo al quadrato colorato, con uno stupendo vestito bianco e quei capelli cotonati e modaioli.

Impossibile per noi italiani non portarci nel cuore quella camminata elegante e presuntuosa, quelle movenze da super divo notturno, poiché Travolta era, anche sullo schermo, in quell’occasione, un italo -americano proprio come nella vita reale.

John che interpreta il figlio di un emigrato dal bel Paese, ruolo che si è magnificamente appiccicato addosso, come fosse il suo da sempre.

Quarant’anni per un capolavoro d’altri tempi, che ci lega a noi italiani ma soprattutto che dovrebbe inorgoglire la bellissima regione siciliana e i suoi abitanti.

Non esiste immagino nessuno che non abbia mai visto almeno una volta, o in Tv o nelle sale, questa fantastica “opera” appartenente alla settima arte. Tutti abbiamo ben impresse certe scene, determinati attimi, quel ragazzo appena diciannovenne venuto dalla lontana Italia che padroneggia una danza futurista in un’era drammatica ma allo stesso tempo rivoluzionaria.

La disco-music (quella vera) nasce proprio con l’uscita del film, ambedue le cose sono imprescindibili. Senza “Febbre” niente disco-music, ed è stato proprio Travolta ad avercela fatta vivere nella maniera più sublime possibile.

Senza il suo carisma, senza il suo modo di atteggiarsi, senza quel corpo filiforme e senza quel magico stile recitativo e soprattutto danzante non sarebbe probabilmente esistita una pellicola così avvincente. In questo caso, come in altre rare eccezioni, definire un lavoro cinematografico del genere solamente con la parola “film” è riduttivo e poco rispettoso.

Quando un evento come quello che ora stiamo ricordando segna indelebilmente la storia del costume, il modo di vivere dei giovani e il rapporto anche familiare tra due generazioni (padre-figlio) va inserito in una “teca” della memoria al pari di un dipinto michelangiolesco o di un’opera manzoniana. Un “monumento” che è patrimonio indissolubile di una parte importante del nostro passato, ove la Sicilia entra di diritto come in tante altre occasioni al di là dell’Atlantico. 

Onore a Travolta e auguri per le 40 candeline alla sua indimenticabile “Febbre” del Sabato “notte”. (Mirko Crocoli)