ITALIANI ALL'ESTERO - AL CALEIDOSCOPIO DELLA GRANDE GUERRA: EMILIO FRANZINA TRATTEGGIA NON SOLO VETRINI DI DONNE E CANTI MA ANCHE L'IDENTITA' FRUSTRATA DI CHI TORNO' IN PATRIA PER COMBATTERE"

Presentato a Roma il libro "Al caleidoscopio della gran guerra. Vetrini di donne, di canti e di emigranti (1914-1918)" di Emilio Franzina.

Un volume che offre l'opportunità di riflettere al di là degli stereotipi sulla complessità del percorso migratorio, che appare, talvolta, ancor piu' complesso nella fase del "rientro" . Se ne accorsero anche quegli emigrati o figli di emigrati che rientrati in Italia per combattere con i propri connazionali nella grande guerra furono accolti con gelida attenzione, come mai si sarebbero aspettati. Ma, non anticipiamo la presentazione del libro ! Quale il ruolo delle donne nella Prima Guerra Mondiale? Chi erano le madrine di guerra? Come venivano rappresentate le donne nelle immagini per i soldati e le donne futuriste di Marinetti? E ancora, quali le canzoni piu’ popolari della Prima Grande Guerra? Quali quelle a favore del conflitto bellico e quelle contro? E quali erano i canti degli alleati? E inoltre, quanti furono gli emigrati italiani che vivevano negli Stati Uniti, in Canada o in Sud America che rientrarono in Italia per combattere nella Prima Guerra Mondiale? Come erano reclutati? E cosa scrivevano ai loro cari rimasti a casa? Sono questi alcuni dei temi del libro "Al caleidoscopio della gran guerra. Vetrini di donne, di canti e di emigranti (1914-1918)”(Cosmo Iannone editore) scritto da Emilio Franzina, già professore ordinario di Storia contemporanea nell’Università di Verona, studioso di fama internazionale dei movimenti migratori e direttore dell’«Archivio storico dell’emigrazione italiana». "E’ un libro che nasce da tanti anni di ricerche su tre filoni di indagini distinti, raccolti nello stesso arco di tempo, la Prima Guerra Mondiale. In realta’ di storia delle donne, di storia della socializzazione musicale e di emigranti italiani all’estero mi occupo da quaranta anni, ma come dicevo di solito in forma distinta. Questa volta, essendomi accorto quanto queste tre questioni ovvero le donne, i canti e gli italiani all'estero, siano inevitabilmente interconnesse nella Grande Guerra, ho deciso di trattarle insieme” spiega in un‘intervista ad Italian Network, Emilio Franzina che ha presentato il libro a Roma presso la Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea. "In questo testo affronto pero’ l’emigrazione in modo diverso. Da sempre sono stato incuriosito dal modo in cui gli emigrati cercano di identificarsi con il paese di origine, di solito pero' questo e’ quello con la p minuscola. Ho notato invece, come in caso di guerra, il paese d’origine rischia di diventare quello con p maiuscola. Ho preso dunque in considerazione alcuni paesi al di la’ dell’oceano, come il Canada, gli Stati Stati, l’Argentina, quei paesi in cui negli anni della Grande Guerra, le comunita’ italiane erano arrivate al massimo della loro espansione, e ho studiato come, in quegli anni a causa di questi eventi storici, si rafforzo' questo senso di identità’. In quel periodo infatti emerse un forte senso di appartenenza che spinse circa 300.000 italo-americani, italo-argentini, italo-canadesi a fare ritorno in Italia e ad arruolarsi nelle file del regio esercito. Ma questo vale sino alla Prima Guerra Mondiale, quando scoppia la Seconda Guerra Mondiale questi ritorni infatti non si verificano” continua Franzina. "Negli anni ’15 - '18, inoltre, in Italia cosi' come a 12.000 chilometri di distanza dall’Italia, nascono comitati, forme di sostegno, si organizzano feste per raccogliere fondi, specialmente dopo Caporetto. E in queste attivita' le donne hanno un ruolo essenziale. E le canzoni che si ascoltano sono quelle della madrepatria ma anche le canzoni che vanno di moda, perché bisogna ricordarsi che siamo gia’ nell’epoca moderna, ci sono gia’ i grammofoni e c'é gia il cinema. Questo e’ dunque il contesto che mi ha permesso di combinare i tre filoni del libro: le donne, la musica e gli emigrati italiani che rientrano nel loro paese d’origine per combattere” precisa l’autore. “Il risultato e’ un libro bizzarro che impegna molto il lettore perché l'ho voluto documentare al grado massimo e quindi ci sono non decine ma centinaia di storie. Penso che se un romanziere le prendesse in esame, una dopo l’altra, potrebbe ricavarci per ognuna l'argomento di un libro intero. C'e' da precisare pero’ che se in Italia e in Europa, dopo la guerra, c'é una fioritura di diari e di autobiografie, ci sono poche testimonianze di coloro che fecero questa esperienza di venire a combattere da varie parti del mondo dell’emigrazione. Non avevano infatti nel paese in cui tornarono a vivere un pubblico di interlocutori molto interessati. Voglio pero’ ricordare due emigrati: il primo e’ Vincenzo d’Aquila, un oriundo siciliano, che parte di nascosto dai genitori e racconta nel suo diario la sua esperienza al fronte e il suo successivo internamento in un manicomio militare. Il secondo e’ Olindo San Martin, brasiliano di origini venete, che racconta la sua esperienza di soldato in un libro intitolato 'La scuola della morte’. In generale, comunque, tutti raccontano delle loro partenze, tumultuose ed entusiastiche, ai moli di Buenos Aires o di Santos o di New York con centinaia, migliaia di italiani sul porto con bandiere che salutano quelli che vanno a combattere. E tutti sottolineano come al loro arrivo in Italia non ci sia nessuno. Questa e’ la morale” precisa Franzina, autore di diversi saggi e di monografie, tra cui 'La grande emigrazione’ (1976 e 2006); 'Gli italiani al nuovo mondo, 1492-1942'' (1995); e Entre duas Pátrias. A Grande Guerra dos imigrantes italo-brasileiros, 1914-1918), pubblicato in portoghese a Belo Horizonte nel maggio del 2017. Tra i relatori intervenuti alla presentazione del libro, Matteo Sanfilippo, professore ordinario di storia moderna presso l’Università della Tuscia e Direttore della Fondazione Centro Studi Emigrazione di Roma, che ha sottolineato l’importanza dell’emersione del concetto di patria durante la Prima Guerra Mondiale in molti degli italiani che vivevano all’estero. “Molti italiani all’ estero facevano parte della corrente anarchica che non aveva mai riconosciuto il Regno d’Italia, il quale era solo dei Piemontesi. Altri affermavano che la nazione di provenienza non doveva necessariamente coincidere con la patria. Tanti si dichiaravano apolidi. Con la Prima Guerra Mondiale si verifica un confluire delle varie tendenze e delle varie componenti e molti accettano il concetto d'italianità e di patria, anche se altri continuano a rifiutarlo. E crescono pratiche nuove come i matrimoni tra italiani provenienti da diverse aree geografiche. Cominciano ad esserci, per esempio, veneti che sposano siciliani o piemontesi che sposano abruzzesi” ha spiegato Sanfilippo precisando che non furono moltissimi gli emigrati che tornarono a combattere nella Prima Guerra Mondiale, in considerazione dell'elevato numero degli italo discendenti che vivevano all’estero. “L’unico gruppo notevole di emigrati giunse dagli Stati Uniti. La stampa italiana parlo’ diffusamente di questi arrivi, la utilizzo’ come propaganda e falsifico’ in eccesso i numeri. Non menziono' mai tuttavia che gli italiani che rientrarono non si trovarono a proprio agio in Italia e nell’esercito italiano e tornarono presto nei loro paese” ha affermato Sanfilippo. Tra i relatori Felice Liperi, critico musicale, che ha evidenziato come mancavano testi sul repertorio musicale della Grande Guerra e come questo libro riempia un vuoto. "Esistevano delle ricerche ma non molto mirate come quelle di Gianni Borgna o di Stefano Pivato. Questo libro dedica invece molto spazio alla canzone di quel periodo intesa anche come memoria e come storia. Il rapporto della musica con la Grande Guerra e’ stato stretto ed il repertorio e’ enorme” ha esordito Liperi non nascondendo come la canzone era comunque sottoposta a censura. “Nel libro i canti della Grande Guerra sono suddivisi in diversi settori: i canti di propaganda sia in italiano che in dialetto; i canti di evasione e di attesa che accompagnavano i momenti piu’ noiosi come quelli delle marce; i canti di parodia e quelli di autore. E poi anche i canti di rabbia e di protesta” ha affermato Liperi menzionando alcuni grandi successi di quegli anni come ‘Santa Lucia lontana’; ’La leggenda del Piave’, definito la piccola Marsigliese; ‘O surdato ‘nnammurato’, inizialmente censurato perche’ disfattista in quanto i soldati pensavano all’amore e non alla guerra; e ’Quel mazzolin di fiori’ un canto in realta’ ottocentesco che attraverso gli alpini e’ rientrato a far parte del canzoniere della Prima Guerra Mondiale. (16/04/2018 - L.G./ITL/ITNET)