VENERDÌ 5 OTTOBRE L’INCONTRO CON DON GIACOMO PANIZZA E IL SUO SAGGIO “CATTIVI MAESTRI”
Messina – Si intitola “Cattivi maestri. La sfida educativa alla pedagogia mafiosa”, l’ultimo libro di don Giacomo Panizza, fondatore e presidente della Comunità Progetto Sud, edito dalle Dehoniane di Bologna.
Il sacerdote, che da quarant’anni vive a Lamezia Terme, al centro della Calabria, sarà venerdì 5 ottobre a Messina per presentare il suo libro che – afferma - “è dedicato soprattutto ai giovani, affinché capiscano l’importanza di lasciarsi educare alla libertà; perché non vengano ‘catturati’ dai mafiosi, e non si facciano incantare dalle slot o dai social”. Due le “tappe” della giornata, organizzata dal Cesv Messina in collaborazione con il Presidio Libera di Messina “Nino e Ida Agostino”, “Mettiamoci in gioco” e “'Osservatorio Lucia Natoli”. Alle ore 11 al Liceo “Ainis” l’autore sarà a colloquio con gli alunni delle terze classi, presentato da Maria Lucia Serio, referente del Cesv Messina e “intervistato” da docenti e studenti della scuola. Mentre alle ore 15:30 a Palazzo dei Leoni (Salone degli Specchi) don Giacomo parteciperà ad una tavola rotonda che sarà introdotta dai saluti istituzionali del sindaco di Messina Cateno De Luca e del presidente del Cesv Santi Mondello e vedrà la partecipazione di don Nino Basile, direttore della Caritas Diocesana di Messina Lipari Santa Lucia del Mela, Saverio Di Bella dell’Associazione Zaleuco del Gruppo Messinese "Mettiamoci in gioco", Marilia Gugliotta dell’Associazione “Il Filo della Memoria”, Aldo Liparoti del Presidio messinese di Libera “Nino ed Ida Agostino”, Saro Visicaro dell’Osservatorio “Lucia Natoli” e Maria Cucè del liceo “Ainis”. L’incontro si inserisce nell'ambito delle manifestazioni della Settimana del libro che quest’anno ha per tema “Noi costruttori di pace”, argomento al quale è dedicato anche per il concorso del Cesv “Il libro siamo noi”, giunto quest’anno all’ottava edizione e che nelle prossime settimane sarà proposto a tutte le scuole della provincia di Messina. “Piegate al raggiungimento degli scopi criminali dei clan, le regole ‘educative’ criminali – racconta don Giacomo in ‘Cattivi maestri’ - si impongono nelle comunità locali e insegnano il potere della forza, l'importanza di riprodurre modalità rigide e ripetitive di comportamenti sociali, come la riscossione del pizzo, mostrano che chi apprende, dopo essere stato messo alla prova, ottiene fiducia e fa carriera. L'educazione dei giovani criminali, allenati a collocare in secondo piano i sentimenti e l'amicizia, avviene sul campo, anche attraverso le condanne, pure feroci, di coloro che sbagliano, dimostrazioni lampanti che uno sparuto gruppo di persone riesce ad ‘ammaestrare’ interi quartieri e intere città. Una vera e propria ‘pedagogia mafiosa’ che si può contrastare solo con un'educazione alternativa”. In 22 capitoli e 208 pagine, tra un “Elenco delle cose che mi piacciono del Sud” e la “Ballata dell'antiracket”, passando per riti e ruoli sociali, “Cattivi maestri” sottolinea che “Bisogna insegnare ai bambini, ai ragazzi, ad essere cittadini consapevoli; uomini e donne che sappiano vivere a testa alta. Non basta sapere ma bisogna sperimentare, bisogna manifestare contro i delitti di mafia, contro l’inquinamento ambientale, contro i servizi che non funzionano”.