Croce Armonia foto accanto - L’attività artistica e le opere pittorice di Croce Armonia, nato a Sommatino (CL) si inseriscono, a pieno titolo,in quella corrente artistico-letteraria chiamata il “ciclo dei vinti”, che ha avuto il capostipite in Giovanni Verga, ma di cui si sono occupati,
anche, altri scrittori come: Capuana, Pirandello, De Roberto, Tomasi di Lampedusa, D’Arrigo, Brancati, Sciascia, Bufalino, Quasimodo, Vittorini, Consolo, Di Giovanni – e citiamo anche Martoglio, Pizzuto, Aniante, Patti, Addamo, Buttitta, Fiore. Opere, letterarie e pittoriche, come quelle di Guttuso, quelle del ciclo dei vinti, che raccontano la situazione di grande sofferenza, e degrado, umana e sociale delle classi umili della Sicilia:i contadini, i pescatori, gli zolfatari. Essendo nato e cresciuto a Sommatino, paese di zolfo, Croce Armonia ha rappresentato nella sua attività artistica, principalmente, il mondo del lavoro delle miniere, sempre caro e vicino all’artista del quale egli ha sempre colto tristezze, drammi, dolori. Le opere di Armonia, che rappresentano le varie fasi della vita degli zolfatari, vengono trattate, volutamente, con una modalità tecnico-pittorica, che non può non richiamare, allo sguardo dell’osservatore, l’infernale realtà dantesca. Infatti, per dirla con un’espressione del letterato siciliano Vincenzo Consolo, la vita delle miniere è stata “ ‘Nfernu veru….”. Ma che arte è, quella di Croce Armonia? La si potrebbe definire: arte pittorica dell’isolamento, del realismo, del malumore, della disperazione, della diffidenza, della contraddizione, dell’ironia, della malavita del mondo del lavoro, della denuncia sociale. È una Sicilia reale,quella dipinta da Croce, sul degrado dell’ambiente solfataro siciliano, quella descritta, in particolare, nell’Inchiesta in Sicilia del 1877, in cui Franchetti e Sonnino affermano: (...) "Il lavoro dei fanciulli consiste nel trasporto sulla schiena del minerale in sacchi o ceste" (…) "La vista dei fanciulli di tenera età, curvi e ansanti sotto i carichi di minerale, muoverebbe a pietà, anzi all’ira, perfino l’animo del più sviscerato adoratore delle armonie economiche". E’ quella descritta nella novella verghiana “Rosso Malpelo”, dove emerge la realtà di povertà e sfruttamento delle classi disagiate, in cui i “carusi” sono costretti a lavorare in condizioni disumane. In più, Verga compie una serie di parallelismi tra gli animali da lavoro e le condizioni crudeli e le modalità disumane in cui i carusi e i ragazzi erano costretti a lavorare nelle miniere di zolfo. Anche nelle opere di Armonia si coglie questo degrado profondo degli zolfatari, sino a sembrare delle “bestie da soma”, trasformati in non-uomini. E’ quella descritta da Pirandello, nel romanzo I vecchi e i giovani, in cui il conflitto scaturisce tra “i vecchi”, che non hanno saputo tradurre in realtà il progetto di rinnovamento politico, economico e morale della nazione alla base del Risorgimento, ed anzi consegnano ai propri eredi un’Italia corrotta e disgregata, e “i giovani”, oppressi dalla mancanza di prospettive future, desiderosi di cambiamenti, ma velleitari e incapaci di elaborare risposte vincenti, soffocati da una società ormai cristallizzata. Così la vecchia nobiltà, unita all’aristocrazia, ha sfruttato migliaia di zolfatari, avendo come fine, dell’estrazione dello zolfo e del lavoro dei solfatari, l’arricchimento smisurato, senza nessun rispetto per la loro umanità e per le loro durissime condizioni di lavoro. Nelle opere di Croce Armonia si coglie l’acuta consapevolezza di alcuni fallimenti collettivi: quello del Risorgimento come moto generale di rinnovamento del nostro Paese; quello dell’Unità come strumento di liberazione e di sviluppo delle zone più arretrate e in particolare della Sicilia e dell’Italia meridionale; e del tentativo del socialismo di liberare questa porzione d’Italia dall’ ignoranza, dall’ arretratezza e, soprattutto, concedendo loro condizioni di lavoro umane e dignitose. Emerge, molto, anche la tematica della “sicilitudine” di Sciascia, E, ancora, Croce nelle sue opere, sembra echeggiare Pirandello il quale offre un quadro drammatico e realistico del mondo siciliano, dando la parola ad un personaggio del romanzo, I vecchi e i giovani, donna Caterina, che dice: (...)“Qua c’è la fame, caro signore, nelle campagne e nelle zolfare; i latifondi, la tirannia feudale dei cosìdetti cappelli, le tasse comunali che succhiano l’ultimo sangue a gente che non ha neanche da comperarsi il pane”. Il mal governo dell'isola, ci consegna Croce Armonia, l'immagine di una Sicilia amara, lontana dal tempo degli dèi, dall'infanzia del mondo, dall'età di semplicità e di innocenza che i poeti cantavano. Una Sicilia amara e depredata, storicamente “avvelenata” da una politica colonizzatrice e non governatrice. Emergono gli aspetti più duri e più semplici della vita della gente, per lo più umile, ma sempre laboriosa e onesta, le cui passioni si acquietano e le cui speranze sono consolatorie. Un mondo, quello degli zolfatari, che ha conosciuto, purtroppo, solo una ribellione “ad intra” e non “ad etra”; la ribellione vissuta dentro le viscere delle miniere, al buio, con la loro nudità, fisica e morale, privi di ogni genere di affetto. Buoni, solamente, per essere “picconieri”, “carusi”, “vagunara”,”arditori” ecc. La natura selvaggia delle miniere, sempre uguale a se stessa con la profonda notte della valle infernale, di dantesca memoria, dove si respira un’atmosfera immobile, tenebrosa: un’ “aura morta” che non vede mai luce, dove l’unico bagliore è il puzzo di morte; e l'uomo, privo di canti, di amori, succubbe del suo dolore, fisico e non solo, vittima, oltre che del sopruso umano, della violenza della natura all’interno delle miniere: esplosioni,crolli,incendi che tante vite hanno consegnato, prematuramente, ai cimiteri, con un dolore muto ed inespresso e con poca, o nessuna, pietà umana e cristiana. Quindi, l’immenso valore della memoria. Infatti Le generazioni che ci hanno preceduto sono una fonte di documentazione: dove è conservata la memoria dei nostri nonni e dei nostri padri. L ’autore, si sofferma sulla sua condizione di “figlio dello zolfo”, sulla necessità, personale e sociale, di ritrovarsi da parte di chi non ha perduto il suo passato e la sua memoria. La memoria, infatti, è uno zainetto che ciascuno porta con sé con l’occorrente per proseguire, costruendo, il proprio viaggio, ma ricordando ai presenti la via crucis di tanti nostri conterranei che ci hanno preceduto. Croce Armonia non si è fatto ingannare dalle persone che provano ad allontanarsi dal passato, con le sue luci e con le sue ombre. Senza rimpianti inutili, senza intrappolarvisi nella constatazione del tempo che passa, senza spostare lo sguardo sempre e solo indietro, ama ricordare. C’è qualcosa di magico nel ricordo, sicuramente. Nel senso proprio di un incantesimo che, se riuscissimo ad assaporare, porterebbe serenità, gioia, e una dolcissima malinconia. Nel tempo presente, coltivare i ricordi non è certo facile. Si rischia, persino, di sentirsi esclusi ed emarginati dall’onda lunga della fretta, del tempo che bisogna afferrare al volo, senza profondità, non curandosi del passato e non avendo, così, slancio verso il futuro. Croce Armonia, con la sua opera artistica è riuscito a “fermare il tempo”. (Michele Vilardo)