Di Luigi Leuzzi MATERA – Il 27 Agosto 20022 alle ore 18 presso l’Aula Consiliare del Municipio di Vallo della Lucania si è svolto l’ultimo di una serie di eventi finalizzati alla divulgazione degli atti di una ricerca condotta sul tema dell’emigrazione nel Cilento confluita nel testo dal titolo “Cilento, terra matrigna ,spopolamento ,diaspora dei giovani.”
Edito da Amazon nel mese di giugno 2022 a cura del prof Ezio Martuscelli . Rappresenta l’esito programmatico di un’operazione culturale in cui è stato possibile contestualizzare i contributi storico-sociali, antropologici, filosofici e letterari nell’ambito del territorio indagato da vari studiosi e cultori dell’identità del passato e della contemporaneità del Cilento. Gli obiettivi alla base del convegno possono essere così sintetizzati: 1) mettere a comparazione i vari fenomeni che hanno interessato il Cilento a partire dall’emigrazione storica ,di massa dell’Italia (1870-1960) con quella contemporanea che coinvolge giovani ad alto contenuto di conoscenze (skilled). 2) dare una visione interpretativa unitaria dei fenomeni presi in esame ,individuando proposte ed azioni che possano ridimensionare il processo di spopolamento delle are interne. Tra i relatori intervenuti oltre al prof. Ezio Martuscelli fautore del Progetto Centola , Presidente del Gruppo Culturale Lambro-Mingardo nonché coordinatore e curatore della ricerca così delineata nella premessa e nelle articolazioni tematiche espresse, erano presenti il sociologo e giornalista Pasquale Martucci ,il prof. Angelo Perriello ,docente di lingue straniere nonché esperto in master class e il dott. Leuzzi Luigi ,psichiatra ed antropologo culturale . Il prof. Ezio Martuscelli ha posto al centro delle sue riflessioni le storie di vita degli emigranti con una narrazione esemplare e aneddotica supportata da documenti ufficiali e testimonianze private ( bottom-up) da integrare in una visione generale del fenomeno (top-down) ; ha posto inoltre una particolare attenzione al depauperamento economico e culturale costituito dalla “skilled emigration “. Il sociologo Pasquale Martucci ha approfondito sul piano epistemico la complessità dell’abbandono e della consapevolezza dell’erranza. Il momento di partire arriva quando l’uomo ha padronanza di sé nell’attuare una scelta realizzando gli obiettivi che si è prefissati senza attendere gli eventi . La consapevolezza è connessa ad una azione di soggettivazione che definisce la nostra identità. In altri termini un processo di auto-approfondimento della conoscenza di sé è un meta-superamento della storia individuale e così il soggetto si auto-eco-riorganizza mentre si complessifica uscendo da un’anonimia collettiva per divenire attore della propria scelta individuale e così divenendo persona non più gettata nella condizione anodina dell’esserci. Il prof. Angelo Perriello individua delle risposte strategiche individualizzate a fronte dell’accelerazione dei processi di fluidità dell’identità nei luoghi in cui manca il lavoro dando origine all’epifenomeno dell’emigrazione . Per far fronte a questa piaga sono stati allestiti strumenti di valenza istituzionale in cui è inquadrato un piano a risposta immediata varando accordi di cooperazione internazionale tra comuni italiani ed esteri ,aperto alla partecipazione di scuole, università, imprese start up . Il dott. Leuzzi Luigi approfondisce la metafora della “piega” che nell’accezione di De leuze e Foucalt insiste sulla corrispondenza antinomica di parti del sé contrapposte e nel caso specifico offre una interfaccia di resilienza a fronte dei vissuti nostalgici di restanza ed erranza quale occasione coesistentiva che consente di trascendersi in una condizione ulteriore quale quella dell’emigrante. In tema di identità bisognerebbe rivisitare il mito di Ulisse giacchè Telemaco non attende più suo padre ne tantomeno ha bisogno della sua testimonianza per ereditarne l’esempio. Assume egli stesso l’eredità dell’erranza e viene investito allo stesso modo della nostalgia di un ritorno metaforico verso Itaca che non è più la Patria dei Padri . Attualmente nei complessi familiari si assiste ad una evaporazione di tale funzione genitoriale in un contesto paritetico in cui non si articola più la parola che spartisce simbolicamente la diade madre –figlio e quindi il godimento mortifero; prevale dunque il consumismo illimitato e quindi il desiderio d’altro sul reciproco riconoscimento . Così è pressoché improbabile che si possa trasmettere di generazione in generazione quel sapere precipuo delle collettività normativizzate che abitavano il nostro territorio. Così assistiamo ad un calo demografico ,alla perdita dei mestieri artigianali ed agro-pastorali e non si riescono a gestire in continuità le aziende o le attività superstiti. (Luigi Leuzzi/Inform)