Dalla domenica delle Palme, per tutta la settimana santa, e fino alla celebrazione della Pasqua, sono tanti i riti e le tradizioni che si susseguono in Sicilia per ricordare la morte e la resurrezione di Cristo. Crocevia del Mediterraneo e luogo di incontro nei secoli di popolazioni diverse, la Pasqua siciliana è ricca di elementi sacri e profani, di intrecci fra riti e culture che vanno dall’arabo al bizantino. Da oltre cinquecento anni il paese di Mezzojuso, in provincia di Palermo, conserva inalterato nei suoi riti pasquali il fascino della fede greco-bizantina. La solennità delle celebrazioni della comunità arbëreshe, piccola enclave delle cultura orientale, si susseguono a partire dalla domenica delle Palme quando si commemora l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Da non perdere il rito della Lavanda dei piedi del giovedì Santo, a cui segue l’incanto delle processioni del Venerdì fino alla solenne spiritualità del Pontificale di Pasqua e dei canti del Cristo è risorto, Kristòs Anésti. Mercoledì, giovedì e venerdì Santo, a San Fratello (Messina), sono i giorni della Festa dei giudei, anche questa rappresentazione di antichissima tradizione che risale al Medioevo. Per tre giorni centinaia di uomini, i giudei appunto, indossano un costume composto da una giubba e calzoni rossi con guarnizioni gialle, la testa coperta da un cappuccio che si slancia con un lungo cordoncino sino ad assottigliarsi per legare la coda. Altri elementi rendono il loro aspetto piuttosto singolare: pelle lucida con lingua, sopracciglia lunghe e arcuate, scarpe di cuoio grezzo e di stoffa, catene a maglie larghe nella mano sinistra, trombe militari con vari ornamenti finemente intarsiati. Così vestiti, i giudei girano per le strade del paese annunciando e accompagnando le celebrazioni liturgiche. La processione dei Quadri Viventi del giovedì Santo a Marsala (Trapani), organizzata dalla Confraternita di Sant’Anna, ha la particolarità di aver mantenuto l’aspetto delle antiche rappresentazioni teatrali. I Quadri Viventi rappresentano i momenti più significativi della Passione di Cristo: l’ingresso a Gerusalemme, i dialoghi con gli apostoli, l’incontro con Pilato ed Erode, l’arresto, la flagellazione, la strada verso la crocifissione con le cadute fino ad arrivare alla morte. La processione è accompagnata dalla statua del Cristo Morto e da una splendida statua della Madonna Addolorata che piange la morte del figlio e che sarà la protagonista della processione che si svolge il giorno dopo. A Trapani, il venerdì Santo, è il momento della processione dei Misteri. Si tratta della più lunga manifestazione religiosa italiana, con evidenti origini spagnole, che inizia il pomeriggio del venerdì e si protrae per 24 ore. Per le strade della città sfilano, portate a spalla, diciotto antichissime statue di legno, i ‘misteri’ appunto, raffigurazioni artistiche della Passione e Morte di Cristo, più i due simulacri di Gesù Morto e di Maria Addolorata. Le statue, realizzate dagli artigiani trapanesi del XVII e XVIII secolo, sono addobbate con preziosi ornamenti e portate a spalla da gruppi di uomini, detti ”massari” che conferiscono alla processione uno dei suoi aspetti più significativi con la cosiddetta ‘annacata’, ovvero il movimento ondulatorio che segue le cadenze dei brani musicali suonati dalle bande. Caratteristica è la tradizionale processione dei “Sampauluna” a San Cataldo (Caltanissetta) in cui sfilano statue gigantesche di cartapesta impersonanti gli apostoli, originari della Spagna e risalenti al 1800, e che si conclude con l’incontro del Cristo risorto e le pie donne. Risalgono alla dominazione spagnola i riti della processione del venerdì Santo a Enna, dove i circa duemila confratelli delle quindici congregazioni della città, antiche corporazioni delle arti e dei mestieri, sfilano incappucciati portando su vassoi i 25 simboli del martirio di Gesù e seguendo nel silenzio più assoluto le due Vare del Cristo Morto e della Madonna. Noti sono anche gli Archi di Pasqua di San Biagio Platani (Agrigento). Le due confraternite della città, Madunnara e Signurara, si sfidano nell’allestimento ciascuna di una parte del corso. La preparazione, che inizia qualche mese prima della Pasqua, richiede una grande quantità di materiale, tutto rigorosamente concesso dalla natura, come le canne, il salice, l’asparago, l’alloro, il rosmarino, i cereali, i datteri, e il pane. La parte più importante è costituita dagli archi centrali, origine storica della manifestazione, sotto i quali la domenica mattina avviene l’incontro tra Gesù risorto e la Madonna. Diversa da tutte le altre feste è La Diavolata e l’Angelicata di Adrano (Catania). La mattina di Pasqua, in piazza Umberto, viene allestito un grande palco su cui viene recitato il dramma sacro “La Resurrezione” che si compone di due parti: La Diavolata e l’Angelicata. La rappresentazione è la messa in scena della lotta fra le forze del male e del bene che si affrontano per contendersi il potere sulla terra. Cinque diavoli vestiti di rosso escono da una botola accompagnati da fiammate e fumo. Con loro Lucifero, la Morte che indossa un abito raffigurante uno scheletro, ed un angelo, rappresentato da un bambino. Si susseguono una serie di battaglie e discussioni fra il bene e il male che si concludono quando l’Angelo costringe i diavoli a pronunciare la frase ”Viva Maria”. I Diavoli sono protagonisti anche della domenica di Pasqua a Prizzi (Palermo). L’iconografia della festa, Il Ballo dei Diavoli, si basa sui costumi e sulle maschere particolari dei tre personaggi, due diavoli e una più alta e snella che rappresenta la morte. I diavoli indossano un largo abito di tela di lana rosso, un’ampia maschera di ferro con una larga bocca da dove fuoriescono una lingua e grossi denti e due corna caprine trattenute da una pelle di caprone che ricopre le spalle. Al ballo dei Diavoli la morte indossa invece un largo abito di tela di lana di un colore giallo ocra tipicamente chiamato “giallo morte di Pasqua”, la maschera di cuoio che simula un orrido teschio dalla cui bocca fuoriescono delle lunghe zanne. I diavoli e la morte così abbigliati girano per tutta la mattinata lungo il paese fino al pomeriggio quando entra nel vivo la rappresentazione “du ncontru”. Ad un capo e all’altro della via si dispongono la statua dell’Addolorata e quella di Gesù Cristo ai cui piedi si chinano per baciarli i due diavoli e la morte “che prendono la pace prima du ncontru”. Al momento dell’incontro i tre cominciano ad agitarsi correndo da una statua all’altra saltando e ballando, simulando il tentativo di impedire l’incontro tra Madre e Figlio. Per tre volte le statue della Madonna e del Cristo, portate a spalla, si accostano e si separano, fino alla terza volta quando il manto nero cade di colpo dalle spalle dell’Addolorata e viene sostituito da quello azzurro: la Madonna ha incontrato il figlio. Contemporaneamente gli angeli colpiscono i diavoli sconfiggendoli. Sempre in provincia di Palermo, ma a Terrasini, il giorno di Pasqua è dedicato alla Festa di li Schietti, i giovani celibi. Secondo la tradizione, i giovani si cimentano in una singolare gara che consiste nell’alzare al cielo con un braccio solo, un albero d’arancio del peso di circa 50 chili adorno di ninnoli e nastri colorati. L’albero viene portato in giro per il paese e si ferma per la prova di forza sotto casa delle fidanzate. Risale ai primi del ‘600 la cerimonia della Madonna Vasa Vasa, celebrata a Modica (Ragusa), la domenica di Pasqua. Durante la mattina le statue del Cristo e della Madonna vengono portate in processione per le vie del paese. La Madonna, che indossa un mantello nero in segno di lutto, inizia subito la ricerca del figlio. L’incontro avviene a mezzogiorno nella piazza principale ed è noto con l’espressione di Madonna Vasa Vasa proprio perché le due statue si avvicinano per un bacio. (fonte: siciliainformazio ni)