Riesce difficile parlare di attività in questa fase in cui la pandemia ha chiuso tutti in casa, non solo, ma ancora oggi diventa problematico fare attività, dovendo essere giustamente rispettosi delle regole che ci sono imposte dalla gravità

della guerra in corso contro un nemico invisibile ed imprevedibile. Ciò nonostante, non ce ne stiamo con le mani in mano e cerchiamo di smuove le acque della politica, che per quanto riguarda l’emigrazione sembrano quelle di un bacino di acque paludose. Lo stiamo cercando di fare in Argentina, dove continuano da un canto i contatti con il movimento sindacale per allargare e/o perfezionare convenzioni già stipulate, lo stiamo facendo a Mendosa dove la nuova USEF sta cercando di emergere e di assumere forma organizzata e pronta ad affrontare le nuove sfide per difendere gli interessi della nostra comunità. Lo stiamo facendo anche in Sicilia, cercando di contattare l’assessore della Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro, per vedere se esistono margini per riprendere una politica in direzione dei siciliani all’estero in questo momento di crisi. E’ in momenti come questi, infatti, che gli emigrati non solo non fanno mancare il loro apporto, ma sono pronti a mettere in campo tutto il loro potenziale di inedita risorsa, se chi di dovere capisce che li deve coinvolgere. Per questo ci siamo attivati, abbiamo riunito il Coordinamento delle Associazione Regionali dell’Emigrazione (CARSE), abbiamo scritto all’Assessore siamo in procinto di scrivere ad altri assessori regionali per mettere a disposizione della Regione, la nostra esperienza e la rete delle nostre comunità all’estero per sviluppare un piano di turismo delle radici che può servire da leva per risollevare le sorti del settore turistico, oggi il settore dell’economia più colpito. Questo tipo di iniziative volete ad avvicinare i giovani alle proprie origini ed alla propria terra ricca di tradizioni e di storia, ha anche lo scopo di diffondere intanto la conoscenza della cultura e della lingua italiana, ma anche quello di avvicinarli alle istituzioni che sono la espressione politica della Sicilia. Un percorso tutto da inventare? Certamente no, se pensiamo che in altri tempi un lavoro di questo tipo in forme diverse è stato fatto con quanto prevedeva la legge 55/80. Mi riferisco alle colonie, ai campeggi, ai turismi sociali. Parlare oggi di turismo delle radici, mi pare un termine appropriato che andrebbe ad ampliare e completare il lavoro iniziato dalle associazioni del CARSE svolto in altri tempi, che oggi potrebbero a pieno titolo intestarsi questo tipo di iniziative. L’obiettivo principe, in ogni caso resta sempre lo stesso: stimolare la regione a ridarsi una politica in direzione dei siciliani all’estero, partendo dal punto di vista che essi a maggior ragione oggi possono avere un ruolo importante nel fare ripartire l’economia isolana e non solo con il turismo delle radici. Salvatore Augello 05 giugno2020