GLI ITALIANI NELLA COSTRUZIONE DI MENDOZA
Mendoza sarebbe senza dubbio troppo differente senza la presenza , l’apporto ed il lavoro italiano. La presenza italiana in Mendoza ha costituito un componente fondamentale della cultura mendozina, la quale si è manifestata con più intensità durante la chiamata Grande immigrazione, dal 1880 al 1930. Quando cerchiamo gli indizi rivelatori del passato della città nelle referenze patrimoniali di data più antica,
 troviamo due gruppi di testimoni: Uno, il più antico ci riporta a un passato coloniale interrotto, giacché dal terremoto del 1861 Mendoza fu distrutta totalmente e morì quasi un terzo dei suoi abitanti. Il secondo testimonio ci collega con l’inizio dell’era della grande immigrazione. Questa ha costituito l’impulso vitale che permise a Mendoza di ripopolarsi, di ricostruirsi e riattivarsi in una nuova maniera. Gran numero di questi uomini arrivò e si mise a lavorare alle ferrovie come ingegneri, architetti, agrimensori, tipografi o come operai di diversi mestieri. Collocavano le ferrovie, le basi ,facevano pareti, o tetti e applicavano le loro esperienze che portavano dalla Patria, o si formavano qui nelle tecniche locali o nelle nuove che incorporava il secolo XIX. I maestri di diversi mestieri, tradizionali o nuovi, tali come costruttori, muratori, falegnami, lavoratori del ferro, del marmo, della pietra , mattonelle, restauratori, pittori, ingrandirono l’elenco dei materiali e le tecnologie, introducendo svariati strumenti e ferramenta per lavorare.. Questo numero d’innovazioni si può verificare chiaramente nella costruzione delle cantine, delle stazioni della ferrovia ed anche nelle piccole case familiari. Queste opere costituirono vere scuole pratiche dove si formarono, specializzarono ed evolverono molti di quelli uomini con le cui mani si iniziava la ricostruzione di Mendoza. L’impulso dato all’ agricoltura, le grandi opere idrauliche, la espansione ed il nuovo ordinamento dell’oasi irrigato, si produce in questa era che ha rivoluzionato le forme di vita di Mendoza, nella quale la presenza italiana risultò altamente significativa. Durante l’immigrazione se introdussero nozioni moderne ed avanzate in materia di irrigazione ed una nuova mentalità efficientista che accompagnò il progresso del secolo XIX.
IL FONDAMENTO ITALIANO
Le città hanno la capacità di rivelarci la propria storia con la loro sola presenza. Quando si percorrono le strade di Mendoza del novecento osserviamo: Coordinati gruppi di strade rettilinee alberate, canali,case di frontespizio continuo. Tutto questo organizza un paesaggio di prospettive estetiche e proporzionate che proviene da una visione italica dello spazio. Un modello di composizione geometrica e modulata che ci porta all’arte e la scienza del Rinascimento, che è stato diffuso nei secoli XV e XVI nell’occidente e tornò ad avere nel mondo del secolo XIX una importante rivalutazione ed applicazione pratica. Tanto nella città come nella campagna c’è sempre presente l’ispirazione italiana ell’architettura. Negli edifici del centro della città si percepisce il rinascimento europeo. Nei quartieri suburbani, la metrica classica ordina la disposizione delle case, (una strada ogni 100 metri), gli alberi, i piccoli ponti sui canali. Sui frontespizi delle case questo ordinamento si riassume in un linguaggio architettonico sistematico per pilastri e archi all’italiana. L’architettura di Mendoza tra il 1880 ed il 1930 si caratterizzò per il predominio di un storicismo neorinascimentale tanto nelle opere di grande importanza come nelle più modeste. Il neorinascimento prevalse in Mendoza per la razionalità e semplicità dei suoi metodi e modelli, per la sua incomparabile efficienza operativa che offriva garanzie totali nella architettura. Nella composizione dei gruppi architettonici di questa epoca, nella organizzazione dei volumi e degli spazi, primeggiano le forme geometriche semplici, l’ordinamento matematico, la correlazione di proporzioni, la estrema razionalità . Tra le opere fondamentali del periodo appare la diga che deriva le acque dal fiume al canale principale della città . Porta il nome dell’ingegnere romano Luigi Cipolletti chi alla fine del secolo XIX(1888) fu specificamente chiamato dall’ Italia per dal Governo della Provincia per la sistemazione dell’irrigazione. D’allora la rete di canali rurali ed urbani caratterizzò il paesaggio di Mendoza con la sua disposizione geometrica e la sua regolarità . Con Cipolletti venne un gruppo di ingegneri italiani , i quali lavorarono nella maggior parte delle opere pubbliche e private d’importanza che si realizzarono allora. Strade, ponti, ferrovie, gallerie in montagna, grandi cantine, chiese, scuole, ospitali, banche e case. Negli edifici si può leggere con chiarezza il cambio vissuto nei cinquanta anni dell’epoca chiamata di grande immigrazione. Nella parte ricostruita, il cambio si vede nel passo dall’â€adobeâ€(mattone crudo) al mattone-tante volte anche pressato, e la pietra vista. Dai tetti di legno rotondo, canna e “torta di fango†al legno lavorato e squadrato, al ferro, al cemento e ad ogni tipo di materiale variegato. Esempi molto interessanti del modo italiano di proiettare architettura si trova nelle case popolari della città . Queste case urbane, erano chiamate case “di chorizoâ€(salciccia), per la disposizione in fila di tutte le stanze lungo il terreno (rettangolare).Queste case erano oggetto di negozi immobiliari e dovevano costruirsi in fretta ed efficientemente per questo frequentemente le case si alzavano a pari e si faceva la costruzione ad una volta. Nei caratteristici frontespizi continui, di espressione classica, si può notare il cambio di stile che si dava in Europa, dal neorinascimento al “art nouveau†e al “art decoâ€, che comparirono i primi decenni del secolo XX. Elaborati capitelli,mascaroni, medaglioni, ghirlande, bordure labrate, balconi, inferriate e colonne di fondazione, completarono gli ordinati frontespizi. L’interiore era vestito con mattonelle calcaree con coloriti disegni, vetri colorati, cenefe e soffitti di latta stampata. L’origine di questi elementi è variegato, alcuni importati , altri nazionali, però la loro incorporazione alla cultura locale fu stimolata senza dubbio dagli immigranti italiani.
 Mariela Quiroga Intelisano
Arquitecta