Luigi ha vissuto nell’USEF una nuova giovinezza, negli ultimi 25 anni ha incontrato più volte le comunità siciliane nei 4 continenti è stabilito solidi rapporti con i gruppi dirigenti delle associazioni siciliane dell’emigrazione e con migliaia di uomini e donne di questa Sicilia, che vivono il mondo. Quando in questi anni, in cui la sua mobilità era ridotta, a causa dell’impaccio della bombola di ossigeno che doveva seguirlo sempre,

e non poteva partecipare alle nostre iniziative all’estero, quasi ci sorprendeva la richiesta di informazioni sulla sua salute da parte di tanti siciliani all’estero, anziani ma anche di tanti giovani. Forte era il legame che Luigi Vajola stabiliva con chiunque venisse in contatto con lui, anche una sola volta. Ha presieduto la conferenza dell’USEF sui giovani, circa 3 anni fa, ed era felice della copertina di emigrazione siciliana che lo ritraeva nel ruolo di presidente; i giovani erano interessati a questo uomo anziano che riusciva a pensare e a parlare come loro e per questo erano in sintonia con lui. Al congresso dell’anno scorso, Luigi era incerto se venire, lo imbarazzava arrivare in carrozzella e con l’ossigeno al naso, lo abbiamo convinto a venire ed a prendere la parola ed anche in quel momento è entrato in sintonia con i delegati, che lo hanno accolto con applausi affettuosi ed ascoltato con religioso silenzio. Eravamo preoccupati che si affaticasse, ma lui ha reagito con decisione alle nostre attenzioni ed ha parlato a lungo tra gli applausi della sala. Luigi è stato anche il motore di emigrazione siciliana, che ha contribuito a far diventare un ottimo strumento di collegamento tra l’USEF e la Sicilia nel mondo. Alcuni dei suoi articoli ed interviste, le famose 5 domande, sono diventate un libro dal titolo “Sicilia c’è ne un’altra nel mondo. Rivedendo quegli scritti si trovano molti elementi da approfondire sui problemi della Sicilia di oggi. L’USEF perde con lui una parte della sua anima, perde la sua provocazione intelligente la sua curiosità, il suo sprone; non si accontentava di dirigere una organizzazione importante è conosciuta nel mondo, che in Sicilia era quasi sconosciuta e non era considerata importante. Da qui il suo stimolo ossessivo a guardare al nuovo rappresentato dalle nuove generazioni all’estero ed apportare nel dibattito politico siciliano il problema dell’emigrazione giovanile. Aveva voglia di ridiscutere tutto ad ogni accenno di novità. La sua casa era diventata la sede delle nostre riunioni dei comitati di presidenza e di segreteria ed il centro di direzione del giornale Emigrazione Siciliana. All’USEF mancherà!! Ma Luigi Vajola non è stato impegnato solo nell’USEF e nel lavoro tra gli emigrati e le loro famiglie, nella sua vita ha attraversato da protagonista le vicende politico sindacali della Sicilia da i primi anni 40 ad oggi. Nato il 18 marzo del 1925 a Modica in una famiglia benestante di idee progressiste ed antifasciste, raccontava sempre che il nonno non volle mai comprargli la divisa da balilla e che gliela dovettero dare in beneficenza. L’impronta al suo carattere ed alla sua formazione fu data dallo zio avvocato e primo sindaco socialista della città di Modica, morto in giovane età, ma di cui si conserva ancora la memoria del suo ruolo di avvocato, dirigente politico ed animatore delle lotte contadine della zona. Luigi capirà quanto era amato lo zio, quando dopo anni dalla sua morte, lui giovane dirigente politico fu accolto dai braccianti modicani come una autorità solo perché era nipote dell’avvocato Vajola. Luigi verrà iscritto, quasi di ufficio, al partito comunista d’Italia nel 1942 e subito dopo la liberazione parteciperà al congresso di Messina del 1944. In seguito verrà inviato dal partito di Ragusa a Roma, per prendere contatti con il partito nazionale e per avvicinare una personalità ragusana che lavorava alla direzione del partito. Con una lettera di presentazione dell’arciprete di Modica, Luigi arriverà a Roma dopo un viaggio avventuroso, in condizione di estremo disagio, ma assolverà al suo compito e si recherà alla sede nazionale del partito prima di mettersi in ordine. A Roma conosce Togliatti e Scoccimarro di cui diventerà collaboratore nel periodo del primo governo Parri in cui Scoccimarro era ministro e diventerà amico di Antonello Trombadori poeta, pittore e dirigente del PCI di origine siciliana. E’ straordinario, come un ragazzo siciliano partito per consegnare un messaggio si integri nel gruppo nazionale di un partito e addirittura entri nella segreteria di un Ministro. Ma era Luigi che già allora ispirava fiducia anche alle persone più diffidenti e smaliziate come erano i dirigenti comunisti di allora. A Luigi verrà chiesto di tornare in Sicilia per costruire il partito ed il sindacato in provincia di Ragusa; lui accettò, anche se a Roma si era bene integrato. Nel ragusano svolse il ruolo di promotore delle iniziative e delle lotte che il partito conduceva per il riscatto della Sicilia e per dare la terra ai contadini. Togliatti aveva detto: “La Sicilia ha fame di terra e sete di libertà” e Luigi lottò per la terra e per la libertà che per lui era l’affermazione dell’autonomia siciliana conquistata con lo statuto. L’idea autonomista è stata il perno della sua azione e del suo pensiero politico sempre, quali che fossero le sue posizioni politiche, anche quando fu espulso dal partito senza un motivo, si disse che era titoista, ma lui di Tito non sapeva quasi nulla. Non fece ricorso il suo orgoglio, altra caratteristica della sua personalità non glielo consentiva. Gli fu offerto di dirigere la CISL in provincia e lui accettò. Da dirigente della CISL continuò la sua lotta nel ragusano e poi in provincia di Caltanissetta come componente della direzione regionale della CISL assieme a Nino Muccioli che ne era il segretario regionale. Quando la CISL siciliana, con Vito Scalia svoltò a destra Luigi la abbandonò e diede vita ad un nuovo sindacato, un sindacato di progresso che diresse promuovendo l’unità sindacale e l’accordo con la CGIL. Sono gli anni del governo Milazzo, Luigi sta con i rinnovatori, diventa amico di Ludovico Corrao ed aderisce al USCSS. Sono anni di lavoro sia sul piano politico che su quello sindacale. In quel periodo porta il suo sindacato dentro la CGIL e apre un nuovo capitolo della sua vita che lo riporta nell’area del partito comunista, da cui non si era mai separato e di cui aveva condiviso la linea politica. Nel partito Luigi diventerà amico di Pio La torre, nella CGIL si integrerà in un gruppo dirigente forte che si era costruito attorno ad Epifanio La Porta, nobile figura di sindacalista, parlamentare e dirigente politico siciliano. Nel nuovo ruolo Luigi sarà eletto all’ARS nelle liste della provincia di Agrigento, che diventerà la sua provincia e recupererà il suo rapporto con Palma di Montechiaro , la città che accolse suo padre durante il fascismo. Per Palma Luigi ha lavorato alla legge speciale con Francesco Renda e Girolamo Scaturro e lascerà in quella città un ricordo indelebile negli anni in cui verrà eletto nel consiglio comunale. La Democrazia Cristiana aveva candidato a Palma capolista Riseppe La Loggia, il Partito Comunista candidò come capolista Luigi Vajola per fronteggiarlo politicamente. Sono stati gli anni più belli della politica palmese. A Palma Montechiaro abbiamo festeggiato i suoi 80 anni, era straordinario vedere come dopo tanti anni il ricordo della sua attività per la città fosse vivo. Palma, sindaco Rosario Gallo, darà a Luigi ed a d altri promotori della legge speciale per Palma, tra cui Francesco Renda e Girolamo Scaturro, la cittadinanza onoraria, Luigi volle donare a Palma una parte della sua consistente biblioteca. Uno straordinario e prestigioso parlamentare il nostro Luigi, ma quando gli chiesero di scegliere tra l’ARS ed il sindacato, Luigi scelse la CGIL. Con Epifanio La Porta, Luigi Vajola e con gli altri dirigenti, la CGIL ha vissuto un periodo di crescita straordinario diventando un punto fermo delle lotte per il lavoro e per lo sviluppo della Sicilia. Sono gli anni del progetto Sicilia, di una elaborazione che partendo dall’idea autonomista aveva dato vita agli enti regionali, nel tentativo di attrezzare la Sicilia a conquistarsi un suo sviluppo partendo dalla valorizzazione delle sue risorse naturali. Luigi, con altri, fu il creatore di questa politica, fu lui a metterla su carta ed a portarla in giro come relatore nei convegni sindacali di tutta l’Italia. Luigi era anche questo, pensatore politico e magnifico redattore di documenti, gli veniva spontaneo, ed in questo compito (facendolo così bene) sopperiva alla pigrizia di tanti, me compreso, che lo abbiamo utilizzato in questo ruolo. Tutti i documenti della CGIL e poi quelli dell’USEF portano il suo stile. A Luigi si deve la creazione della scuola sindacale di Santa Venerina, a lui ed Epifanio La Porta, ma fu Luigi che la diresse per tanti anni facendone una struttura di prestigio nazionale tanto che lo stesso Luciano Lama presenziava spesso ai corsi ed alle iniziative della scuola. Chiusa l’esperienza sindacale perché si era conclusa l’epopea di un gruppo dirigente Luigi accolse l’invito di Pio La Torre di venire a lavorare al partito, lo fece con entusiasmo e divenne più forte il legame con me e Totò Bonura. Luigi portò nel partito siciliano un’ondata di attivismo, si impegnò in diversi ruoli, anche coadiuvando altri dirigenti. Rimane famoso il lavoro per il risanamento finanziario del comitato regionale, quando assieme a Totò Bonura promossero la raccolta e la vendita di migliaia di serigrafie dal cui ricavato venne un contributo notevole alle finanze del partito. Luigi Vajola è stato un protagonista di primo piano nella vita siciliana uno fra coloro che hanno portato avanti la modernizzazione della Sicilia, un progressista scomodo, mai contento dello stato delle cose, mosso sempre da una inquietudine che doveva portarlo alla ricerca del meglio, ha attraversato, così, 70 anni di storia della Sicilia, con un pensiero suo, sempre critico, qualche volta sbagliando, ma mai rinunciando alle proprie idee. Le sua critiche erano feroci, le sue reazioni, molto spesso, dure fino alla rottura come nella vicenda congressuale del partito comunista siciliano che lo portò a lasciare ogni incarico a seguito di una incomprensione con il segretario di allora. Era così, orgoglioso di se e della sua vita, sicuro delle sue idee fino a quando non si convinceva del contrario ma era anche un uomo affettuoso con tutti coloro che lo circondavano, ne siamo testimoni e beneficiari, io Totò Augello, Totò Bonura, Francesca Messana ed altri. La sua generosità non aveva limiti, fino al sacrificio della sua persona per gli altri. Luigi aveva un cuore grande tanto da tenerci tutta la Sicilia con i suoi lavoratori, le sue donne, i suoi giovani, i suoi emigrati che ha amato e per cui si è speso fino alla fine. Lo ricorderemo come un grande, da sindacalista, da politico, da parlamentare, da dirigente dell’USEF, ma soprattutto, lo ricorderemo come un uomo dal cuore grande padre di Giovanni ed Irene ed anche di una nuova Sicilia che ha contribuito a costruire con il suo lavoro il suo sacrificio, la sua intelligenza. Luigi Vajola è stato uno dei capolavori di questa Sicilia un grande siciliano che ha amato la vita e la vissuta pienamente al meglio delle sue possibilità. Ciao Luigi e che il nuovo cammino possa essere per te benevolo.