(SA) - Sembra ieri, quando in un lontano dicembre del 1983, qualcuno salì le scale della sede USEF in Salita Santa Caterina n.4 per venire a farci visita: era Luigi Vayola che venne per dirmi che la segreteria del regionale presieduta da Luigi Colajanni e della quale lui faceva parte, gli aveva dato l’incarico di occuparsi dei siciliani all’estero. Motivo della sua visita, era quello di sollecitare l’USEF ed il sottoscritto,
a collaborare per fare conoscere al Partito e quindi a lui la rete di compagni dirigenti del PCI all’estero, cin i quali eravamo da sempre in contatto. Luigi era uno che quando sposava una causa o dirigeva un settore di lavoro, lo faceva non solo con coscienza, serietà e capacità , ma metteva tutto se stesso senza risparmiare tempo e fatica. Da quel primo incontro, scaturì il primo viaggio insieme fatto all’estero, approfittando della prima attività culturale, che ci portò in Svizzera in pieno inverno con le strade innevate, tanto da restare bloccati a Soloturn per la neve e solo il giorno dopo ci fu possibile partire per Ginevra, sempre in pullman, poiché con quel mezzo eravamo partiti dalla Sicilia. Fu una esperienza esaltante per diversi motivi. Primo per il carattere socievole di Luigi, che teneva il gruppo sempre con lì attenzione sveglia sulle cose che diceva, secondo, perché in quel viaggio fu possibile prendere contatti ci i compagni delle federazioni di Basilea, quelli di Losanna ed il gruppo di Ginevra. Riunioni, tra uno spettacolo e l’altro, per dare a Luigi la possibilità di spiegareil nuovo impegno che si voleva assumente il regionale per seguire i siciliani all’estero. Dopo quella prima uscita, altre, tante altre ne sono seguite, a cominciare dall’impegno messo per organizzare il 4° congresso generale dell’USEF che si tenne a Liegi nel marzo 1986. Congresso dal quale nacque l’attuale struttura organizzativa dell’USEF. Debbo dire che Luigi fu prodigo di consigli e si rivelò prezioso aiuto e solido punto di riferimento, nel gettare le basi di quella che sarebbe diventata l’USEF da Liegi in poi, ossia sedici anni dopo la sua nascita. D’altro canto Luigi, parlava ed operava con grande prestigio, non solo e non tanto, perché era il rappresentante del PCI per gli emigrati o il membro della Consulta Regionale dell’emigrazione e dell’Immigrazione, ma perché era lui, che nelle sue attività metteva il prestigio ed il carisma dalla sua storia del suo vissuto, del suo impegnino politico, sindacale, intellettuale. Con lui abbiamo percorso le strade del mondo: Francia, Belgio, Germania, Argentina, Cile, anche più di una volta. Con lui abbiamo dato vita al promo approccio a Mendoza, da dove eravamo arrivati dal Cile, con lui importanti tavole rotonde ed iniziative a Buenos Aires, con comunità siciliane e patronati italiani, con lui abbiamo consacrato la rottura con la famiglia siciliana di Rosario, che voleva imporre una pseudo apoliticità all’USEF, trascinadola nell’alveo fascisreggiante dove allora si muoveva quell’associazione. Il motivo del contendere, la richiesta dei dirigenti della Famiglia Siciliana di togliere dallo statuto dell’USEF il termine “antifascista†previsto all’art. 1 e sostituirlo con quello di “apoliticaâ€. Riunioni interminabili che ci videro alternare me e Luigi nello spiegare perché quel termine era intoccabile, perché rappresentava una delle caratteristiche principali dell’associazione. Considerata la impossibilità di andare avanti, data la testardaggine di quei dirigenti e il fatto che noi non potevamo certo cedere su una questione di principio tanto importante, dopo un breve consulto con Luigi, con il quale ci capivamo anche senza parlare, chiusi la riunione dicendo che quello era il nostro statuto, che da esso non intendevamo derogare, che se loro non se la sentivano di condividerlo, potevano anche cominciare a considerarsi fuori dall’USEF. Quella sera stessa, lanciammo le basi per potenziare la struttura USEF di Rosario, che tra l’altro all’epoca disponeva di un imponente potenziale umano e politico. Fu ancora con Luigi, che ripigliammo la pubblicazione del giornale “EMIGRAZIONE SICILIANA†cambiandone veste ed impostazione editoriale, impostazione che conserva tutt’ora. Fu con Lui, che demmo vita al primo convegno sull’â€emigrazione risorsa†tenuto a Stoccarda in Germania nel 199, una affermazione di principio che determinò anche una svolta nel leggere, capire ed interpretare l’emigrazione. Vulcano di idee in perenne eruzione, fu da sempre il mio punto di riferimento quando elaboravamo nuove strategia, nuove idee, nuove scommesse politiche, nelle quali metteva tutta la sua passione, durante le lunghe discussioni tra un viaggio e l’altro, in frequenti incontri che facevamo all’USEF o in altre sedi. Il suo sforzo, non venne mai meno, come il suo grande contributo di idee e di esperienza alla quali attingevo sempre, con la certezza che avrei trovato soluzioni a tutto. Anche negli ultimi tempi, quando dovette smettere di uscire, prima perché soggetto a grande e crescente senso di stanchezza, poi perché impedito dalla bombola di ossigeno alla quale era costretto a stare attaccato, lui non si arrese e continuò a leggere, a studiare, ad elaborare. La sua testa era lontano mille miglia dalla morte, mentre invece era sempre immerso nella vita con l’impegno che lo aveva sempre contraddistinto. Anche l’ultima volta che andai a casa sua, cosa che facevo tutte le volte che mi era possibile, parlammo dell’USEF dei suoi problemi, della necessità di mettere a punto due o tre iniziatve di grande livello per attirare l’attenzione della politica siciliana ma anche del popolo siciliano, che da troppo tempo non si occupava delle problematiche dell’emigrazione. Anche quella volta, il suo pensiero fisso tornò all’idea di lavorare ad un progetto che permettesse di donare al popolo siciliano un museo dell’emigrazione deglo di questo nome, dove raccogliere in vario modo la storia dei siciliani all’estero. Fu come al solito una discussione interessante che ci fece dissertare su vari problemi, sui quali eravamo abituati a confrontarci. Nessuno di noi poteva pensare che era l’ultima volta che avevamo l’occasione di scambiarci le idee, di confrontarci. Ed invece, il male che da tempo lo inseguiva, ebbe la meglio e mise fine in un stanza di ospedale alla vita di un grande pensatore, un grande politico, un grande uomo pervaso e permeato di sentimenti e di ideali, che portò avanti con tenacia fino alla fine dei suoi giorni. L’ultimo ricordo che mi resta di lui, non voglio che sia quello che ho visto dentro una bara dove giaceva per affrontare il suo ultimo viaggio, ma lo ricorderò sempre nel suo studio, tra i suoi libri a discutere e ad essere prodigo di consigli e di idee, che hanno molto contribuito a fare crescere quella che è l’USEF di oggi. Un USEF che lo ringrazia, che lo ricorderà sempre e che porterà avanti fino a quanto sarà possibile le sue idee ed i suoi progetti, primo fra tutti quello del museo. Addio Luigi, ci mancherai, mi mancherai, come mi mancheranno le tue idee, i tuoi consigli, l’abitudine a confrontarci. L’USEF ti ringrazia. Salvatore Augello