Palermo, Trapani, Agrigento; Messina, Caltanissetta, Enna; Ragusa; Siracusa. Ed ora Gela. Quasi tutti i più popolosi comuni siciliani, e i capoluogo di provincia con l’eccezione di Catania, hanno deciso di conferire la cittadinanza onoraria ai bambini nati in Italia da genitori stranieri residenti. La giunta comunale del comune di Gela, presieduta dal sindaco, Angelo Fasulo ha deliberato un apposito regolamento, allineandosi a quanto stabilito dalla Convenzione Europea sulla nazionalità approvata nel 1997 e non ancora ratificata dal nostro Paese. La Convenzione stabilisce che ciascuno Stato faciliti, “nell’ambito del diritto domestico, l’acquisizione della cittadinanza per le persone nate sul suo territorio e ivi domiciliate legalmente e abitualmente”. E’ bene ricordare che il conferimento della cittadinanza onoraria ha solo un valore simbolico, perché spetta allo Stato e non agli enti locali decidere i criteri per l’acquisizione della cittadinanza, e cioè il passaggio dallo ius sanguinis (cittadini italiani si diventa se i genitori sono italiani) allo ius soli (si acquisisce la cittadinanza del Paese in cui si nasce) . “L’approvazione del Regolamento rappresenta un gesto importante”, ha dichiarato il sindaco di Gela, Fasulo. “Per quanto simbolico, il provvedimento va verso la piena integrazione dei cittadini stranieri che vivono e producono nel nostro territorio ed, in particolar modo, dei loro figli che nascono e crescono nella nostra città Questi bambini vivono a pieno lo stesso contesto dei nostri figli, parlano la nostra lingua e studiano nelle nostre scuole”. Sono quasi un milione i minorenni di origine straniera che risiedono in Italia , la metà dei quali nati in Italia. L’Unicef Italia ha più volte richiamato l’attenzione delle istituzioni italiane “sull’uguaglianza dei diritti di tutti i minorenni e la non discriminazione dei bambini e degli adolescenti di origine straniera che sono tra noi». I comuni italiani sono stati invitati ad esprimere, attraverso provvedimenti di alto valore simbolico, la loro adesione alla battaglia condotta dall’Unicef, favorevole anche a uno «ius soli temperato», che consenta l’attribuzione della cittadinanza ai bambini che abbiano compiuto almeno un ciclo di studi scolastici in Italia. Tutti i comuni italiani sono stati invitati dall’Unicef a partecipare, ma solamente 61 ad oggi hanno istituzionalizzato la procedura di concessione del riconoscimento – che è simbolico ma che porta con sé un forte valore di indirizzo – e tra questi pochissime sono città capoluogo. Altri 106 enti hanno però assicurato all’Unicef che emaneranno delibere analoghe nelle prossime settimane. Troppo pochi, in ogni caso, meno di 170, su un totale di circa 8 mila. L’Unicef tuttavia non demorde e parla di adesione straordinaria, dopo anni di assoluta indifferenza. E per sottolineare l’importanza di una sensibilizzazione capillare sul tema lancia la campagna «Io come tu – Tutti uguali di fronte alla vita, tutti uguali di fronte alla legge».