all'Assessorato regionale ai beni culturali, è come caduta nel baratro. Un baratro di silenzio che non a caso, sostengono i lavoratori, si è venuto a determinare con la fine della campagna elettorale. «Come sindacato - sottolineano il segretario generale della Cisl Tonino Genovese e il segretario provinciale della Filc Santino Barbera - abbiamo cercato in tutti i modi di attivare un percorso che poteva dare risposte sia occupazionali che ambientali per l’isola di Lipari. Abbiamo denunciato sempre e in tutti i modi che era improponibile chiudere una fabbrica attiva come quella dell’escavazione della pomice senza un serio e concordato programma che riguardasse la riqualificazione e la messa in sicurezza delle aree. Un processo, questo, che poteva dare risposte positive sia alla comunità eoliana che ai lavoratori. Invece, l’incapacità della politica che doveva programmare ha portato solo alla scelta della strada più breve, cioè quella della chiusura della fabbrica, lasciando i lavoratori al loro destino». Un destino che stando così le cose, sostengono i rappresentanti sindacali, sarà da immaginare tutt'altro che roseo, poiché i lavoratori si trovano abbandonati a sé stessi esattamente come la cava in cui un tempo lavoravano. (fonte libertà Sicilia)