in questo settore che, come è evidente ci appartiene da sempre, infatti Messina è stata dichiarata ufficialmente “città a vocazione turisticaâ€. Ospitiamo infatti grandi navi da crociera e migliaia di croceristi che settimanalmente approdano a Messina, ma cosa offriamo loro e soprattutto cosa siamo andati a vendere a Milano? Forse quel museo archeologico regionale che da anni è stato negato ai visitatori, e attende da troppo tempo che i nuovi locali vengano consegnati alla fruizione mentre i “vecchi†sono stati svuotati ? L’area archeologica del comune e l’annesso antiquarium; il primo improponibile se non ad un pascolo di pecore che ne bruchino l’erba, mentre il secondo seppur da anni pronto per essere aperto non è mai stato consegnato alla cittadinanza perché non si sa chi deve inaugurarlo ? La cripta del Duomo che i lavori mai ultimati l’hanno resa una piscina impraticabile? I ruderi dell’Area di San Giacomo Maggiore che potrebbe rappresentare un biotipo lacustre più che un monumento, visto che le pompe di sentina non vengono azionate perché non si sa di chi è la competenza? L’elenco di quanto potrebbe far parte del nostro patrimonio è ciclopico, basti pensare ai ritrovamenti di via La Farina, palazzo Colapesce, quando tanto scalpore fece il suo ritrovamento ed ora tutto giace nell’oblio, come i ruderi trovati nel cantiere a fianco la Provincia Regionale e che ora giacciono sepolto sotto le travi; la tomba a tophos unica nel suo genere in Sicilia, per la quale venne realizzata ad hoc una sala nel luogo di ritrovamento,( vedi le scale di fronte alla caserma Zuccarello) e che adesso è tristemente utilizzata come deposto; il Monte di Pietà monumento pubblico di proprietà privata non fruibile perché costantemente chiuso, com’anche la Chiesa di Santa Maria degli Alemanni. Altri monumenti si rendono fruibili solo se la buona sorte ti assiste come ad esempio la Chiesa dei Catalani, che manca di un piano di orari per le visite; la Chiesa di San Giovanni di Malta che nei giorni festivi è chiusa; l’area del SS. Salvatore ancora non consegnata ai cittadini e per la quale restano solo fantascientifiche proposte ad appannaggio dei soliti pochi. La domanda comune è: non sarebbe meglio ridare alla nostra città il patrimonio che le appartiene, e permetterle attraverso di questo una rinascita sociale, culturale e soprattutto economica? Smettiamola quindi di gestire la cosa pubblica come una bandiera da esporre alle parate politiche. (fonte tempo stretto)