sono state licenziate, in barba all'accordo firmato in aprile dalla società davanti all'Ufficio provinciale del Lavoro, con il quale si impegnava ad assumere tutto il personale operativo nell'esercizio commerciale al momento dell'acquisto dello stesso dalla "Carillo Group", proprietaria del marchio nazionale. In un primo momento la "Tre C" aveva licenziato le 6 dipendenti, delle quali 3 incinte. Ne nacque una vertenza, che si concluse con il reintegro delle 6, con la clausola che le 3 lavoratrici incinte sarebbero restate a carico della "Carillo Group" fino alla scadenza del periodo di congedo riconosciuto dalla legge, per poi passare alla Tre C. Adesso la sorpresa: il licenziamento delle 3 dipendenti in servizio. «E tra breve terminerà il periodo di maternità per le altre 3 lavoratrici allora incinte, per le quali adesso è normale aspettare analogo trattamento - denuncia il segretario generale della Filcams Cgil di Messina Pippo Silvestro, che ha seguito la vicenda sin da marzo-. Il comportamento della "Tre C" non è solo illegittimo, ma anche scorretto. Ci attendiamo un intervento da parte della casa madre "Artigli" per ottenere che nei punti vendita affiliati si rispettino i diritti delle lavoratrici, ragazze come quelle a cui si rivolge il loro marchio.» Silvestro sottolinea inoltre che, oltre a nuove assunzioni, proprio nei giorni scorsi la "Tre C" ha assunto un'apprendista, facendo ricorso alle agevolazioni previste per l'incremento di personale. «Con le agevolazioni sulle nuove assunzioni la "Tre C" manda a casa il personale con anzianità e ne assume altro a costo inferiore, forse scordando che tale misura si applica nel caso di incremento dell'occupazione, non nella riduzione.» Anche il Centro commerciale potrebbe intervenire sulla vicenda, sostiene Silvestro: «che pure, quando si tratta dei propri interessi, come nel caso delle aperture domenicali, non esita a chiedere il supporto della pubblica opinione oltre che delle istituzioni. Servono a poco i parcheggi rosa se poi all'interno del Centro commerciale si calpestano proprio i diritti delle lavoratrici». .(fonte tempo stretto)