PALERMO - Tutti in fila, prima della commemorazione ufficiale con le corone d'alloro istituzionali, per deporre in un'ideale aiuola formata da diversi vasi colmi di terra un fiore alla memoria di Libero Grassi. Così è stato celebrato il ricordo dell'imprenditore, stamattina, in via Alfieri su quel quadrato di marciapiede dove l'industriale tessile cadde faccia a terra colpito alla nuca da un proiettile sparato dal mafioso Salvino Madonia. Quei vasi vuoti si sono presto riempiti di girasoli, rose, margherite, gerbere, piantati dai ragazzi e dai bambini, dai giovani di Addiopizzo ma anche da amici della famiglia Grassi e da imprenditori che una volta stringevano le mani agli estortori del racket dopo aver versato loro la tangente per Cosa nostra e ora sono testimoni consapevoli dell'accusa in diversi processi. I ragazzi hanno gridato "Viva Libero" e poi tutti in via Alfieri hanno applaudito. Erano presenti cinquecento persone un numero ridottissimo di palermitani rispetto a quelli delle manifestazioni che si susseguivano dopo le stragi del '92. Ma tra loro vi erano imprenditori e commercianti e rappresentanti di quelle associazioni che avevano lasciato Grassi da solo. È questa la "buona novita" come ha sottolineato la vedova Pina Maisano. C'erano Margherita Tomasello, Ettore Artioli, Rodolfo Guajana, Barbara Cittadini, Edoardo Governale, e uomini che erano sul libro paga del mafioso Totuccio Lo Piccolo e che hanno testimoniato contro Cosa nostra. Tanti nomi che la vedova Grassi, l'ex senatrice Pina Maisano, dice è meglio non fare ma che "sono un segnale di un sogno che poco a poo si avvera: il no alla mafia delle estorsioni". "È una novità - dice Maisano Grassi - oltre ad alcuni dei trecento imprenditori che hanno aderito ad Addio Pizzo hanno parteciapto anche quei cinquanta che sono stati appoggiati dall'associazone 'Libero futuro' nella loro decisione di denunciare gli estortori. Trecentocinquanta persone a Palermo che dicono no al racket, rispetto a ciò cui assistevamo quando èstato ucciso Libero è una gran cosa, si può definire un successo".
PALERMO - Come copertura della sua relazione extraconiugale ha usato il figlio di 8 anni, portandolo con sè dall'amante per provare alla moglie che era uscito per fare una commissione. Solo che il bambino non ha mantenuto il segreto e ha raccontato tutto. Dopo averlo saputo, l'uomo ha perso le staffe e l'ha malmenato. Il bimbo è finito in ospedale con una prognosi di 4 giorni. Il padre, scoperto dalla polizia, dopo la segnalazione dei medici del pronto soccorso, è stato denunciato per maltrattamenti in famiglia. È accaduto a Palermo. A portare il bambino, pieno di lividi e segni di percosse, in ospedale, è stata la madre. Con loro anche la figlia di 11 anni, in evidente stato di chock. Le spiegazioni della donna non hanno convinto i sanitari che hanno avvertito la polizia. Interrogata dagli agenti, ha raccontato tutto.
TERMINI IMERESE (PALERMO) - Non si chiama Papillon e non porta sulle spalle il peso di un'ingiusta condanna all'ergastolo per omicidio. Il suo nome è Antonino Tutone, ha 20 anni e per arrangiarsi fa il borseggiatore. Come il protagonista del celebre film degli anni '70 con Steve McQueen, però, di stare in carcere non vuole saperne. Tanto da rischiare la pelle, gettandosi dal muro di cinta dell'istituto di pena "Cavallacci" di Termini Imerese, durante l'ora d'aria, fuggire nella boscaglia, inseguito dai carabinieri, e gettarsi in mare per tornare libero. Certo non ha dovuto affrontare le insidie delle acque del Pacifico e, soprattutto, non è riuscito a farla franca. La rocambolesca evasione del Papillon nostrano, infatti, si è conclusa, ieri notte, dopo una caccia all'uomo di ore che ha visto impegnate decine di carabinieri. In attesa di essere processato per direttissima per avere derubato un turista campano, Tutone ha resistito in cella meno di 24 ore. Poi, approfittando del momento di socializzazione, si è buttato giù dal muro di cinta dei "Cavallacci". Quando in carcere si sono accorti della sua assenza sono scattate le ricerche. I militari hanno battuto palmo per palmo la cittadina del palermitano, controllato la statale, fino a quando una pattuglia l'ha individuato nella stazione ferroviaria di Trabia. I carabinieri l'hanno riconosciuto dal vistoso tatuaggio al braccio e lui, accortosi di essere stato scoperto, si è lanciato dalla sopraelevata riuscendo a nascondersi tra la vegetazione lungo la strada costiera. I militari hanno continuato le ricerche per ore, perlustrando la zona. Quando ormai stavano per sospendere la caccia, hanno visto in mare la sagoma di un uomo che si allontanava a nuoto. A porre fine all'inseguimento, a quel punto, è stata una motovedetta dell'Arma che ha raggiunto Tutone a 100 metri dalla costa. Il ragazzo è stato riportato in carcere. Oltre che di furto, ora dovrà rispondere di evasione.