Non più giovanotti che fanno il giro dei negozi per riscuotere il pizzo, la mafia del racket si organizza e cambia metodo. Oggi entra nei negozi, nei bar, pizzerie, pab ecc.

 e chiede di potere collocare una o più slot machine, a seconda dell’ampiezza e dell’importanza del locale. L’approccio quasi indolore avviene quasi certamente in questo modo: “lei non ha niente in contrario se le portiamo qualche macchinetta? Vi porta clienti e qualcosa pure vi lasciamo”. In questo modo, dopo le retate di questi ultimi empi, che ha messo in crisi i clan, si evita di chiedere il pizzo al commerciante, anzi lo si mette in condizione di guadagnarci pure qualche cosa. Tutto aggiustato. Il commerciante che ospita la macchinette, quasi sempre truccate, al massimo rischia una denuncia per gioco d’azzardo, mentre i proprietari delle macchinette, intascano soldi contanti, senza rischiare quasi niente. Anzi incassano di più del tradizionale pizzo, visto che la febbre del gioco dilaga e coinvolge gente di tutti i ceti, dallo studente che gioca la paghetta al pensionato, all’impuegato che mentre piglia il caffè può tentare la fortuna giocando qualche euro. Il nuovo metodo si allarga a dismisura e con celerità, tanto che le forze dell’ordine, hanno già sequestrato un migliaio di queste macchinette, che stanno a sottolineare la dimensione raggiunta dal nuovo sistema di riscuotere del racket.