L’inclusione delle nuove generazioni di origine immigrata - Le raccomandazioni dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza
Conosciamo davvero i minori di origine immigrata? Come vivono? Quali garanzie hanno di poter godere del rispetto delle loro origini?
Quale futuro stiamo costruendo per loro? Queste sono alcune delle domande che si è posta l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza e che sono all’origine del documento di studio e proposta “L’inclusione e la partecipazione delle nuove generazioni di origine immigrata. Focus sulla condizione femminile”. Il documento, presentato il 16 aprile presso la sede del Parlamento del CNEL, contiene i risultati di un lavoro di ricerca realizzato in collaborazione con la Consulta delle Associazioni, organo di consultazione costituito e presieduto dall’Autorità Garante e composto dalle organizzazioni che si adoperano per la tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Grazie alle sollecitazioni emerse dall’analisi della letteratura e attraverso gli strumenti del focus group e delle interviste a testimoni privilegiati, l’Autorità è giunta a formulare delle Raccomandazioni indirizzate alle istituzioni competenti, in particolare al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca, al Ministero dell’Interno, alle Regioni, al Ministero della Salute, ai Comuni, all’ANCI, al consiglio Nazionale dell’Ordine degli assistenti sociali (CNOAS) e al Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti. Il senso di questo raccomandazioni, come ha sottolineato la Garante Filomena Albano, è quello di rappresentare “uno stimolo alla riflessione, uno strumento di promozione culturale importante, nell’ottica della salvaguardia dei diritti dei minori e della loro vocazione di universalità”. “Un minorenne su dieci, in Italia, - ha ricordato la Garante - ha genitori di origini immigrate. Si tratta di un milione di under 18, equamente ripartiti tra maschi e femmine, che crescono all’incrocio tra due mondi: quello della famiglia di origine e la società italiana. Ragazzi che si trovano a far da mediatori tra due culture, quasi fossero talora genitori dei loro stessi genitori”. Secondo ISTAT i bambini nati da genitori stranieri rappresentano attualmente il 15% delle nascite complessive, con una distribuzione territoriale alquanto disomogenea. Si va dal 20% delle Regioni settentrionali al 5% del Meridione. Sette minori di origine immigrata su dieci sono nati in Italia. Sono inoltre 8mila gli studenti di nazionalità straniera che si sono immatricolati nelle Università italiane nell’aa 2017/2018, senza contare quanti hanno acquisito la cittadinanza italiana e i figli di coppie miste. Nei tre focus group condotti con giovani con background migratorio il gruppo di lavoro che ha coordinato la ricerca ha voluto indagare su sei aree significative rispetto al processo di costruzione dell’identità di questi minori e alle dinamiche di confronto e messa in discussione dei mondi di appartenenza: la scuola, la famiglia, i rapporti con la famiglia nel Paese di origine dei genitori, la relazione tra pari, la partecipazione sociale, le aspettative per il futuro. Un’attenzione particolare si è voluta dedicare alla condizione femminile, che conserva delle specificità e dei tratti di conflitto più marcati, perché è soprattutto sulle ragazze che si concentrano le aspettative delle famiglie, in termini di mantenimento dei ruoli e delle tradizioni. Spesso le adolescenti di origine immigrata si sentono a disagio anche nei confronti delle coetanee, a causa delle diverse condizioni economiche che non permettono loro di seguire la moda, frequentare con assiduità luoghi di socializzazione, avere gli stessi margini di autonomia. Parallelamente però secondo queste ragazze la figura femminile in Italia è più preservata e spesso ha la possibilità di accedere a un percorso scolastico e educativo al quale non avrebbe accesso nel Paese di origine. Le linee di intervento ritenute cruciali per favorire l’inclusione delle nuove generazioni di origine immigrata attengono in primis alla formazione dei docenti, degli operatori sociali, degli operatori degli sportelli cui si rivolgono i migranti, delle forze di sicurezza, dei giornalisti che non può prescindere da una conoscenza delle peculiarità delle situazioni vissute da questi giovani, da un’attività di contrasto e demolizione degli stereotipi e dei pregiudizi e dallo sviluppo di strumenti per la gestione di una comunicazione multiculturale. Inoltre i soggetti cui l’Autorità ha indirizzato le proprie raccomandazioni dovrebbero attivarsi al fine di promuovere servizi di orientamento scolastico e servizi di supporto psicologico adeguatamente formati ad affrontare le problematicità specifiche dei giovani e delle famiglie con background migratorio. Bisognerebbe inoltre sollecitare i bambini ed adolescenti all’ascolto, alla partecipazione e alla collaborazione fra pari. Nella direzione della partecipazione delle nuove generazioni va la sollecitazione alla promozione del plurilinguismo come indice di ricchezza culturale. L’Autorità raccomanda inoltre la definizione di strumenti e luoghi di supporto alla genitorialità facilmente accessibili per i genitori di origine straniera. Infine un ruolo determinate gioca la rappresentazione mediatica delle nuove generazioni, sia in relazione alla necessità dell’utilizzo di un linguaggio appropriato, sia in relazione alla promozione di una maggiore presenza delle nuove generazioni nelle narrazioni dei media capace di decostruire stereotipi e immagini obsolete. Come proposto da Vinicio Ongini, intervenuto in rappresentanza del MIUR, i giovani con background migratorio andrebbero considerati “nativi interculturali, nati a cavallo di più culture, equilibristi naturali e bussole per tutti noi”. Leggi la scheda sintetita su numeri, buone prassi e condizione femminile. Scarica il Documento dell'Autorità Garante.