ROMA - La nuova collocazione temporale della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato all’ultima domenica di settembre ha reso indispensabile, per i due organismi della Conferenza Episcopale Italiana, Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, autori da ormai quasi trent’anni del Rapporto Immigrazione,
confrontarsi con il tema scelto per la 105a Giornata: “Non si tratta solo di migranti”. In questa edizione del Rapporto trovano, pertanto, più spazio l’Italia e la società italiana, pur con il consueto sguardo specifico rivolto all’immigrazione. Le tendenze più aggiornate in tema di mobilità umana a livello mondiale ed europeo introducono al contesto italiano, nei diversi ambiti di vita che vedono i cittadini stranieri accanto a quelli italiani: il lavoro, la famiglia, la scuola, la salute, la devianza, l’appartenenza religiosa. All’interno del Rapporto Immigrazione il tema della Giornata non viene, però, mutuato solo pedissequamente, ma trova differenti declinazioni in ciascuno dei contenuti: il racconto delle esperienze di un piccolo territorio, l’Irpinia, riflessione pacata e costruttiva su una “periferia” che unisce cittadini italiani e stranieri e caso emblematico per le nostre coscienze e per l’intera società; i progetti che uniscono genitori italiani e stranieri, accomunati dalle stesse gioie e dalle medesime sfide educative; il Reddito di cittadinanza e le sue possibili derive discriminatorie; l’insidioso rapporto fra cittadini stranieri e salute mentale, con il rischio di una doppia esclusione, ancora più grave di quella che affligge i malati italiani; l’organizzazione mafiosa nigeriana Ascia Nera, ormai radicata nel nostro territorio; le luci e le ombre della presenza di sacerdoti, religiosi e religiose stranieri in Italia, sovente mal compresa nel suo significato e nel suo valore missionario; il rapporto critico – a tratti violento – che una parte degli utenti Twitter italiani intrattiene con il Pontefice, in una mescolanza di biasimo sociale, politico e religioso, soprattutto in tema di migranti, tale da configurarsi come caso unico a livello mondiale. Nel 2017 (ultimi dati ONU disponibili) sono 257,7 milioni le persone che nel mondo vivono in un Paese diverso da quello di origine. Dal 2000 al 2017 il numero delle persone che hanno lasciato il proprio Paese di origine è aumentato del 49%. Nel 2017 i migranti rappresentano il 3,4% dell’intera popolazione mondiale, rispetto al 2,9% del 1990. Nel 2017 l’Asia ospita il 30,9% dei migranti mondiali, seguita da Europa (30,2%), America del Nord (22,4%), Africa (9,6%), America Latina (3,7%) e Oceania (3,3%). Fra i corridoi internazionali più consistenti, si segnalano quello Asia-Asia (circa 63 milioni di migranti internazionali nel 2017), quello Europa-Europa (circa 41 milioni ), quello fra America Latina-Caraibi e Nord America (oltre 26 milioni), il corridoio Asia-Europa (oltre 20 milioni) e quello Africa-Africa (oltre 19 milioni). Fra i movimenti migratori tra coppie di Paesi (corridoi bilaterali), il più grande, nel 2017, è quello dal Messico agli Stati Uniti d’America, seguito da quelli da India a Emirati Arabi, dalla Russia all’Ucraina (e viceversa) e dalla Siria alla Turchia. Altri esempi di corridoi bilaterali significativi a livello globale comprendono quello dall’Algeria alla Francia, dal Burkina Faso alla Costa d’Avorio; da Cuba e da El Salvador agli Stati Uniti e dalla Nuova Zelanda all’Australia. La maggior parte dei migranti nel mondo vive in un numero relativamente piccolo di Paesi. Nel 2017, oltre il 50% di tutti i migranti internazionali risiede, infatti, in appena dieci Paesi o aree, mentre solo venti Paesi ospitano il 67,3% del totale dei migranti internazionali. Il maggior numero di migranti internazionali risiede negli Stati Uniti d’America: 50 milioni, pari al 19,3% del totale mondiale. L’Arabia Saudita, la Germania e la Federazione Russa ospitano il secondo, il terzo e il quarto maggior numero di migranti in tutto il mondo (circa 12 milioni ciascuna), seguite dal Regno Unito (quasi 9 milioni) e dagli Emirati Arabi Uniti (8 milioni). Nel 2018 nel continente europeo risiede il 30,2% del totale dei migranti a livello globale, mentre sono 39,9 milioni i cittadini stranieri residenti entro i confini dell’Unione Europea a 28 Stati membri, in aumento del 3,5% rispetto al 2017. Il Paese dell’Unione Europea che nel 2018 ospita il maggior numero di migranti è la Germania (oltre 9 milioni), seguita da Regno Unito, Italia, Francia e Spagna. Per alcuni Paesi, caratterizzati in passato da aumenti consistenti di cittadini stranieri residenti, si sono riscontrate diminuzioni anche significative: è il caso di Austria, Svezia e Germania. A questa tendenza fanno da contraltare i consistenti aumenti registrati in Paesi dell’Europa orientale, area di forte attrazione migratoria negli ultimi anni. Si segnalano, ad esempio, i casi di Romania, Ungheria, Estonia e Lettonia. Secondo i dati Eurostat, nel 2017 gli stranieri residenti che hanno acquisito la cittadinanza nell’UE-28 sono 825.447, in diminuzione rispetto al 2016 (-17%). L’Italia, con 5.255.503 cittadini stranieri regolarmente residenti (8,7% della popolazione totale residente in Italia) si colloca al terzo posto nell’Unione Europea. Diminuiscono gli ingressi per motivi di lavoro, mentre aumentano quelli per motivi di asilo e protezione umanitaria. Dal 2014 la perdita di cittadini italiani risulta l’equivalente di una grande città come Palermo (677 mila persone): una perdita compensata, nello stesso periodo, dai nuovi cittadini per acquisizione di cittadinanza (oltre 638 mila) e dal contemporaneo aumento di oltre 241 mila unità di cittadini stranieri residenti. Pur tenendo conto della diminuzione della natalità straniera (-3,7% nel 2018), sempre più simile a quella della popolazione autoctona, perdura il contributo degli immigrati alla riproduzione demografica dell’Italia. Al 1° gennaio 2019 le comunità straniere più consistenti sono quella romena (1.206.938 persone, pari al 23% degli immigrati totali), quella albanese (441.027, 8,4% del totale) e quella marocchina (422.980, 8%). La popolazione straniera sul territorio italiano risiede prevalentemente nelle regioni più sviluppate del Nord (57,5%) e in quelle del Centro (25,4%), mentre nel Mezzogiorno (12,2%) e nelle Isole (4,9%) appare decisamente più contenuta, sebbene in crescita. Le regioni nelle quali risiede il maggior numero di cittadini stranieri sono la Lombardia (1.181.772 cittadini stranieri residenti, pari all’11,7% della popolazione totale residente), il Lazio (683.409, 11,6%), l’Emilia-Romagna (547.537, 12,3%), il Veneto (501.085, 10,2%) e il Piemonte (427.911, 9,8%). Le province nelle quali risiede il maggior numero di cittadini stranieri sono Roma (556.826, 12,8%), Milano (470.273, 14,5%), Torino (221.842, 9,8%), Brescia (157.463, 12,4%) e Napoli (134.338, 4,4%). (Inform)