Il presente intervento è stato pubblicato oggi dall’autorevole Sole 24Ore. Parla dei migranti dal Venezuela. Ne parla a una settimana dai fatti del Cile e il giorno dopo la immensa manifestazione che ha portato in quel paese 1,2 milioni di persone in piazza contro il neoliberismo in salsa latina e australe.
Ad un mese dalla fuga di Lenin Moreno dalla sede presidenziale di Quito verso la più protetta Guajaquil. Ad una settimana dalla riconferma Evo Morales alla guida della Bolivia e il giorno prima delle elezioni in Argentina e in Uruguay, dove i neoliberisti perderanno, almeno alla prima prova (poi, per l’Uruguay, bisogna vedere se si va al ballottaggio). Ne parla senza fare alcuna menzione delle sanzioni unilaterali USA su cibo e farmaci e su tutti i pagamenti internazionali che hanno affossato l’economia venezuelana. Sanzioni che miss Pesc non ha affatto osteggiato. Insieme agli altri due, la Sig.ra Federica Mogherini ci spiega che è impegnata nel sostegno ai paesi limitrofi latino-americani che si trovano in difficoltà per l’accresciuto afflusso di migranti dal paese caraibico (sotto il tallone delle sanzioni) e, sperando che un cambiamento politico in quel paese possa ridurre l’esodo, nel frattempo bisogna mandare soldi e sostegni ai confinanti Colombia, Brasile, Guyana francese e Belize… per garantire l’accoglienza dei profughi. Al di là dell’impressionante ipocrisia di queste righe, Federica Mogherini ignora che il continente che lei ha rappresentato in questi anni, ha registrato il maggior tasso di migrazioni al mondo, assieme all’Africa. E anche che il suo paese natio ha esportato un milione e mezzo di persone nel corso degli ultimi 10 anni. Nessuno di loro ha mai visto e dunque memorizzato Apocalipse Now. Ma l’intervento a tre mani ci restituisce una impressione sconvolgente di come, a chi, e con quali caratteristiche di competenze, conoscenze e moralità sia oggi e in questi anni possibile accedere alle cariche apicali dei più importanti consessi internazionali.
RISPOSTA POLITICA E UMANITARIA PER IL VENEZUELA
di F. Mogherini, F.Grandi e A. Vitorino I tre autori. Federica Mogherini è Alto rappresentante e Vice presidente della Commissione europea; Filippo Grandi è Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati; António Vitorino è Direttore generale dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni. (da Il Sole 24 Ore del 26 Ottobre 2019) Per decenni il Venezuela ha accolto rifugiati, oltre a essere Paese di destinazione di migranti attratti dalla forte espansione dei settori petrolifero, agricolo e manifatturiero. Oggi la sua popolazione sta diminuendo. L’esodo di cui siamo testimoni è conseguenza di instabilità politica, insicurezza crescente e violazioni di diritti umani, aggravati dal collasso economico. Si tratta della crisi di rifugiati e migranti più grave e in più rapida espansione della storia dell’America Latina e di uno degli esodi oltre confine più imponenti al mondo. Uomini, donne e bambini venezuelani sono in fuga: un imponente spostamento di massa che comprende persone vulnerabili, parecchie delle quali bisognose di protezione internazionale e molte altre speranzose di accedere a servizi essenziali e opportunità occupazionali. Spesso viaggiano a piedi per giorni e settimane verso destinazioni lontane come Santiago del Cile, San Paolo e Buenos Aires – tutte a diverse migliaia di chilometri dalla loro terra natia. Fuggono in cerca di sicurezza, servizi di base, lavoro, o per ricongiungersi a familiari già stabilitisi all’estero. Più dell’80% dei 4,5 milioni di rifugiati e migranti venezuelani è rimasto nella regione, accolto da Paesi dell’America Latina e dei Caraibi. Non sono confinati all’interno di campi, ma vivono in paesi e città insieme agli abitanti. Nei loro confronti, i popoli vicini hanno fatto ricorso alle antiche tradizioni di generosità e solidarietà mediante politiche e accordi che facilitano la mobilità delle persone, l’assistenza umanitaria e l’accesso ai servizi sociali. Ciononostante, molte di queste comunità di accoglienza, specialmente nelle remote aree di frontiera, affrontano difficoltà enormi per effetto dei nuovi arrivi. Le capacità di accoglienza a livello nazionale e locali sono al limite. Le aule scolastiche straripano e le strutture sanitarie o il mercato immobiliare sono sottoposti a forte pressione. L’utilizzo irresponsabile dei social media e le dichiarazioni estremiste di alcuni politici stanno alimentando reazioni xenofobe. Solidarietà regionale e volontà politica si stanno rapidamente erodendo di fronte a un sostegno internazionale insufficiente. Negli ultimi decenni, l’America Latina e i Caraibi hanno goduto di crescita economica e stabilità politica ragguardevoli. In un’epoca in cui le disuguaglianze sono aumentate in tutto il mondo, questo continente è diventato più paritario e giusto. Tali progressi, però, potrebbero venire rovesciati. Questa crisi sta già producendo conseguenze destabilizzanti in tutta la regione e gli effetti di una grave rivolta in qualsiasi parte dell’America Latina si rifletterebbero ben oltre i confini regionali. L’America Latina non può essere lasciata sola ad affrontare questa crisi. Non dall’Europa, che mantiene legami forti e profondi col Venezuela, né dalle Nazioni Unite. Abbiamo unito le forze perché nessuno può rispondere alla crisi da solo. La risposta richiede un partenariato globale inclusivo e che l’intera comunità internazionale, al di là dei Paesi di accoglienza, assicuri il proprio contributo di responsabilità e solidarietà. Un impegno più incisivo da parte di istituzioni finanziarie internazionali, attori impegnati per lo sviluppo e settore privato è necessario per supportare i servizi e promuovere opportunità economiche a favore di rifugiati, migranti e comunità di accoglienza. È proprio questo lo scopo della Conferenza internazionale di solidarietà che insieme – Commissione Europea, Unhcr e Oim – stiamo organizzando a Bruxelles per la fine di ottobre. Intendiamo sensibilizzare in merito alla situazione, riaffermare la solidarietà internazionale nei confronti di Paesi e comunità di accoglienza, e sollecitare una maggiore cooperazione internazionale in ambito tecnico e finanziario con la regione. Negli ultimi anni le nostre organizzazioni hanno assunto un ruolo preminente nella risposta alle necessità dei venezuelani in fuga. L’Unione europea e gli Stati membri hanno già mobilitato oltre 170 milioni di euro e sono stati in prima linea nella risposta regionale a sostegno del Processo di Quito. Unhcr ed Oim lavorano con oltre 200 organizzazioni umanitarie, della società civile e per lo sviluppo in tutte le Americhe per implementare un piano di risposta completo da 738 milioni di dollari che, attualmente, è finanziato per il 48 per cento. Mediante la conferenza, riaffermeremo il nostro impegno decennale e convinto a proteggere e assistere migranti e rifugiati venezuelani, sostenere gli sforzi dei governi dei Paesi che li accolgono e rispondere al bisogno di un’integrazione sostenibile dei venezuelani nelle comunità locali. E chiederemo di rinnovare gli sforzi per assicurare una soluzione politica in Venezuela, precondizione necessaria affinché i venezuelani vi possano ricostruire le proprie vite. Tramite la Conferenza internazionale di solidarietà intendiamo mandare un forte messaggio a rifugiati e migranti venezuelani e alle comunità che li accolgono in America Latina e nei Caraibi, ovvero che il mondo non si è dimenticato di loro e che li sosterremo nel momento del bisogno.