ROMA – “Montevideo, una capitale di cultura italiana” è un saggio di Marina Gabrieli (Associazione Raìz Italiana) contenuto nel RIM 2021. Il saggio parte da una data simbolo: domenica 8 marzo 2020, quando per le vie di Montevideo sfila la comunità italiana per celebrare la festa “Calabria Celebra Italia”,
sul modello di quanto già avveniva nella vicina Buenos Aires. Una manifestazione allegra, con la strada principale della festa colorata di tricolore, poche ore prima che l’Italia proclamasse il primo lockdown di contenimento per il Covid-19. Anche gli italiani all’estero, in questo caso in Uruguay, seguono con apprensione le vicende del Belpaese; in questo Paese sudamericano i contagi restano relativamente contenuti almeno fino al dicembre 2020, per quanto ad esempio l’Uruguay abbia optato per una strategia diversa dal lockdown, chiudendo le frontiere esterne ma affidandosi internamente al concetto di libertà responsabile. Si parla di ‘modello virtuoso’ uruguaiano che vuole scongiurare la crisi economica e la scelta sembra dar ragione alla politica per lo meno fino all’autunno del 2020 quando il numero di contagi non supera le trenta unità giornaliere; poi però arriva l’impennata con un picco di 7mila contagi giornalieri nella primavera del 2021 su una popolazione totale di 3,5 milioni di abitanti: la città più contagiata risulta essere la capitale Montevideo. Di questo si è parlato in occasione del convegno italo-uruguaiano del 27 aprile 2021 dedicato alla gestione della pandemia ed organizzato in occasione della Giornata della Ricerca dall’Ambasciata d’Italia insieme alla Rete dei Ricercatori e Professori in Uruguay. Nel 2021 i registri consolari censivano circa 130mila italiani residenti ma si stima che un 40% dell’intera popolazione uruguaiana abbia origini italiane. In tutto lo Stato si contano 70 associazioni: oltre la metà ha sede a Montevideo. L’interruzione delle attività produttive, dovuta all’aumento dei contagi, ha provocato la perdita di posti di lavori; per via della chiusura delle frontiere molti italiani sono rimasti bloccati in Uruguay senza risorse. Per tutte queste ragioni sono aumentate le richieste di assistenza rivolte all’Ambasciata. Tra i primi interventi si ricorda il rimpatrio di circa 150 italiani con voli speciali tra marzo e giugno 2020, realizzati o direttamente dal Maeci o attraverso il meccanismo di protezione civile europeo. Sono stati erogati sussidi a oltre 50 persone, assistite direttamente dall’Ambasciata, e sono stati altresì distribuiti circa 230 pacchi dono contenenti beni di prima necessità. Un ruolo importante nel sostegno ai connazionali è stato anche rivestito dai patronati e molte delle attività sono continuate attraverso le piattaforme di videoconferenza online. Dunque se è vero che quell’8 marzo 2020 ha rappresentato l’ultimo di convivialità in presenza prima della chiusura, è altrettanto vero che la voglia di italianità non si è fermata con la pandemia: dal secondo semestre 2021 Montevideo è “capitale di cultura italiana”. L’idea è nata dall’italo-discendente di origine siciliana Federico Vero Vinci, esperto in comunicazione per le relazioni internazionali: l’idea è stata poi sviluppata dall’Ambasciata insieme all’Istituto di Cultura, l’Enit, l’Ice, la Cámara Mercantil Uruguay-Italia, la Rete dei Ricercatori e Professori in Uruguay in collaborazione con le istituzioni locali. (Inform 07 FEBBRAIO 2022)