di Agostino Spataro* - Il 9 aprile 2011 apparve su “La Repubblica” un mio articolo dal titolo “Perché i migranti sbarcano (quasi) tutti a Lampedusa?”, trascorsi 12 anni e all’interrogativo non è stata data una risposta appropriata. Nel frattempo, la situazione si è aggravata: i flussi sono divenuti più incessanti e copiosi, nel 2023 si potrebbe giungere a 100.000 immigrati quasi tutti sbarcati a Lampedusa.
Perciò lo ripropongo, sperando che qualcuno dia una risposta convincente. A ben guardare le mappe del Mediterraneo, è facile accorgersi che l’approdo a Lampedusa non è il più indicato essendo il più lontano rispetto ai luoghi della partenza, in gran parte, concentrati nel sud-est della Tunisia. Queste mappe ci dicono che per coprire la distanza fra Sfax e Lampedusa un barcone deve navigare, in condizioni spesso proibitive (quanti morti su tale rotta!), per circa 300 km, mentre i migranti per arrivare a Porto Empedocle devono sottoporsi a una traversata di altri 256 km. In totale: Sfax – Porto Empedocle sono 556 km di mare. Se, invece, il barcone o il barchino partisse da Kelibia (Tunisia centrale) impiegherebbe 75 km fino a Pantelleria e 116 km da Pantelleria a Marsala. Totale del percorso 191 km di mare. Insomma, l’opzione per Lampedusa comporta per l’immigrato un surplus di sofferenza, un di più di percorso equivalente a 385 km di mare. Per altro c’è da notare che le due isole italiane sono più vicine alla Tunisia che all’Italia; infatti insistono oltre la linea divisoria della piattaforma continentale, concordata nel 1971 e ratificata nel 1981, fra i due Paesi. Ed ecco che la domanda ritorna: perché Lampedusa? Perché questa opzione rivelatasi illogica, pericolosa quanto inspiegabile? Personalmente non so darmi una risposta logica, convincente. Tranne che non esistano intese tacite fra trafficanti e “autorità invisibili” mirate a orientare il traffico di esseri umani su Lampedusa, per evitare Pantelleria che è sede di una importante realtà militare italiana e della Nato. Sarà questa la risposta all’interrogativo o c’è dell’altro? Come più volte proposto per mettere fine ai viaggi pericolosi e ai traffici immorali di esseri umani, auspico la stipula di seri accordi intergovernativi, bilaterali e multilaterali, sull’immigrazione in base ai quali i migranti, non più clandestini ma regolari, potrebbero giungere in Italia in poche ore, in aereo, con grande risparmio di vite umane e di denaro, evitando la terribile esperienza del viaggio nei deserti, il concentramento in luoghi inospitali, le sevizie dei guardiani e la pericolosa traversata del Mediterraneo. Per essere accolti nel migliore dei modi, secondo il principio di “uguali diritti, uguali doveri” che dovrebbe valere per tutti i lavoratori del mondo.
* già membro delle Commissioni Affari Esteri e Difesa della Camera dei Deputati.