martedì, 17 Ottobre, 2023 - ROMA – Si è svolta a Roma la presentazione del XXXII Rapporto Immigrazione realizzato da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, sul tema “Liberi di scegliere se migrare o restare”. L’incontro è stato introdotto da Mons Carlo R. M. Redaelli, Presidente di Caritas Italiana, ha presentato i contenuti e le tematiche affrontate all’interno del nuovo rapporto:
“Questo nostro incontro – ha esordito Radaelli – avviene in un contesto internazionale a dir poco preoccupante: i recentissimi fatti successi in Israele, i morti da ambo le parti, spesso bambini purtroppo, gli ostaggi, il terrorismo, adesso anche in Europa, la reazione armata, la fuga della popolazione, il rischio di estensione del conflitto sono sotto i nostri occhi e ci preoccupano e ci angosciano. Il tutto si aggiunge alla preoccupazione della guerra in Ucraina e delle tante guerre dimenticate in giro per il mondo. Dentro questa realtà si colloca la presentazione del nostro rapporto”. Riguardo il messaggio del Santo Padre che ispira il lavoro del rapporto di Migrantes, e che quest’anno si è incentrato sul diritto di ogni persona di scegliere se migrare o meno, Mons. Redaelli ha affermato che “il papa ci rammenta le prospettive molteplici e complesse che caratterizzano i fenomeni migratori, una delle questioni più urgenti dei nostri tempi” diventata, non più un’emergenza, ma una realtà consolidata. “Anzitutto il messaggio sottolinea la dignità intrinseca di ogni persona, indipendentemente dalla sua origine o dallo stato di migrante. Questo richiamo è fondamentale anche sul dibattito sul fenomeno, perché molto spesso i migranti, nei paesi in cui giungono, rischiano di essere trattati in modi iniqui”.Riguardo i dati e gli approfondimenti presenti all’interno del Rapporto, Mons. Redaelli ha affermato come emerga la criticità dei percorsi di inserimento sociale, non solo “dei migranti appena arrivati in Italia, ma anche di quelli che vi risiedono e soggiornano soli o insieme alle loro famiglie”. “La questione” – ha continuato Mons. Redaelli – “non è solo garantire l’incolumità fisica di chi arriva da noi, ed una prima e dignitosa accoglienza, ma favorire un percorso e un processo di integrazione”. Riportando alcune possibili difficoltà incontrate dai migranti nel proprio percorso di integrazione, Mons. Redaelli ha posto il focus sulle opportunità di un percorso efficace. “Eppure sono molte le occasioni che potrebbero essere colte da un accompagnamento più pragmatico e lungimirante dei percorsi di integrazione dei migranti”. Mons. Redaelli si è poi soffermato sul tema della libertà, espresso dal papa, riportando come, i dati del Rapporto mostrino come siano sempre più persone a dover lasciare il proprio paese e siano costrette a migrare, rischiando la vita.“E’ invece essenziale affrontare le cause profonde dello sfollamento, per lavorare su soluzioni durature. Ciò permetterebbe ai migranti di restare nel proprio paese, e contribuire alla sua crescita sociale, economica e culturale”.
A seguire, Manuela De Marco (Caritas Italiana) ha mostrato più nel dettaglio le tendenze internazionali e nazionali riguardanti il fenomeno migratorio sviluppatesi negli ultimi anni, attraverso alcuni dati e statistiche. De Marco, riportando i numeri presenti nel rapporto, ha affermato che, secondo le stime del 2021, i migranti complessivi nel mondo sono 281 milioni (il 3,6% del totale della popolazione mondiale) di cui 108,4 milioni sono migranti forzosi, ossia persone che hanno dovuto lasciare forzatamente il proprio paese, mentre 2/3 lo hanno fatto per ragioni di lavoro. Passando all’Italia invece, gli stranieri residenti si attestano sui 5 milioni (5.050.257), con Lombardia (23,1%), Lazio (12,2%) ed Emilia Romagna (10,9%) tra le regioni maggiormente attrattive e con la zona del Centro-Nord saldamente in testa. De Marco ha anche segnalato come in Italia la presenza straniera sia a maggioranza femminile (51%), mentre tra le principali nazionalità troviamo Romania (1 straniero su 5 è rumeno), Marocco e Albania, con un incremento di persone provenienti dal Bangladesh e dal Pakistan. Altro aspetto affrontato da De Marco è quella relativo al tasso di natalità degli stranieri residenti in Italia che appare in significativa flessione. Anche le acquisizioni della cittadinanza, secondo quanto riportato dal Rapporto, stanno segnando una progressiva diminuzione, nonostante il milione toccato negli ultimi sei anni, mentre per quanto riguarda i permessi di soggiorno, ai primi posti ci sono quelli per ricongiungimento familiare e protezione temporanea (agli ultimi posti invece i permessi rilasciati per lavoro). Riguardo la tematica del lavoro, De Marco ha riportato “che l’occupazione nel 2022 è cresciuta più per gli italiani che per gli stranieri”, con invece un tasso di disoccupazione più elevato per i cittadini stranieri non-UE. Per De Marco questi dati sull’occupazione si riflettono negativamente sulla vita quotidiana delle collettività con 1.600.000 stranieri e i 614 nuclei familiari in povertà assoluta. Tutto questo si collega con la problematica della povertà minorile, che si traduce nei dati dell’abbandono scolastico. L’intervento di Simone M. Varisco (Fondazione Migrantes) si è incentrato su un altro elemento della mobilità, quello culturale: “E’ stato più volte ricordata – ha sottolineato Varisco – l’importanza dei numeri legati alla mobilità. Sarebbe pericoloso occuparci dei numeri senza collegarli alle persone, parlare della mobilità senza ricordarci dell’umanità all’interno della mobilità. Noi all’interno di questo Rapporto, dando la centralità alla persona e non al numero in quanto tale, lo proviamo a testimoniare e a rendere” per fotografare quella che è “la varietà straordinaria della mobilità in Italia”. Per Varisco un aspetto cruciale diventa quindi quello culturale, “a cui abbiamo, quest’anno, riservato un capitolo” dipanato in varie declinazioni: “cultura come formazione”, con 6% di stranieri iscritti all’università, di cui la metà dopo aver conseguito il diploma in Italia. “Cultura come riscatto” anche professionale in contrasto con la retorica delle periferie. “Cultura come linguaggio”, come ponte oltre le barriere. “Cultura come via d’uscita”. “Cultura come segno del cambiamento sociale”. Dopo l’intervento del sociologo Luiz Valerio Trinidade che ha rilevato come negli ultimi anni in Italia siano aumentati i “discorsi d’odio” all’interno dei canali social per quanto riguarda il fenomeno migratorio, Mons. Giuseppe Baturi, Segretario Generale della Conferenza Episcopale italiana, ha offerto una riflessione partendo proprio dal messaggio del Papa. “Anzitutto esprimo soddisfazione, a nome della CEI, per questo Rapporto, curato da Caritas e Migrantes” e che parte da uno sguardo della Chiesa che “inevitabilmente vede nell’uomo, non solo un passato, ma un futuro, una vocazione, una parabola di vita da proteggere”. “Come la conoscenza del fenomeno” – ha proseguito Mons. Baturi – “ha bisogno del contributo di tutti, in particolare degli enti che si assumono la responsabilità per il bene comune dentro la società, anche il raffronto del fenomeno migratorio in termini di accoglienza, protezione ha bisogno dell’aiuto di tutti”. Riguardo al tema scelto dal Santo Padre, Mons. Baturi ha affermato: “Liberi significa essere riscattati da una necessità, di partire a causa della guerra, dei cambiamenti climatici, di discriminazioni o di povertà. Si conquista questa vera libertà solo se siamo in grado di assumerci una responsabilità per la riconciliazione dei fenomeni di conflitto, per la salvaguardia della libertà dell’uomo”. Liberi di partire, ha aggiunto poi Mons. Baturi, significa anche protezione ed accompagnamento, richiamandosi ai “quattro verbi detti dal Papa a Marsiglia: accogliere, proteggere, promuovere, integrare”. Riprendendo sempre quanto detto dal Santo Padre, ha affermato: “integrare non è assimilare, ma riconoscere la ricchezza di un patrimonio”. Stefania Congia, Direttore Generale per l’Immigrazione e le Politiche di Integrazione del Ministero del Lavoro, ha dal canto suo sottolineato la necessità, in una società dove conoscenza e verità sono ormai sovrastati da messaggi che spesso prescindono la realtà dei fatti, di ripartire dal valore dell’educazione anche per quanto riguarda queste tematiche. Per quanto riguarda i dati emersi dal Rapporto riguardanti, in particolare, il tema del lavoro, della povertà e dell’istruzione Stefania Corgia ha rilevato come questi “ci stiano parlando della nostra società. Di società, che a velocità diverse si allontanano creando mondi”. Corgia, dopo aver sottolineato come il fenomeno dell’immigrazione sia gestita in Italia da una multi-level governance con competenze che possono interferire fra di loro, ha ripotato la definizione di integrazione riportata da una straniera che vive in Italia: “integrazione è avere una famiglia nel posto in cui vivi, avere degli amici, avere un lavoro, essere sano o avere la possibilità di farsi curare. Integrazione è quando hai una casa, e magari i tuoi figli a scuola; quando scommetti sul futuro accendendo un mutuo, o quando pensi al futuro dei tuoi figli”. Le conclusioni sono state affidate a Mons. Gian Carlo Perego, Presidente della Fondazione Migrantes. “Sullo sfondo mondiale, su cui questo Rapporto è stato pubblicato, – ha esordito Perego – vi è questa nuova guerra, che si inserisce all’interno di tanti conflitti e che prospetta mezzo milione di profughi: ancora una volta quindi una migrazione costretta, non dettata dalla libertà”, declinata, come segnalato dal Papa, nella libertà di migrare, restare e “ritornare”. “Una frase – ha continuato Perego – che riassume il Rapporto di quest’anno, credo possa essere la fatica della migrazione nel nostro paese: la fatica per accogliere gli arrivi, la fatica per valorizzare le competenze, la fatica per tutelare i più deboli e i minori, per avviare i processi di integrazione e l’inclusione. Una fatica che viene evidenziata dai dati del Rapporto”. “Credo – ha concluso Perego – che questo Rapporto nelle mani degli operatori, possa portare ad un’analisi sociale più attenta del mondo migratorio nel nostro paese, a progetti politici più coerenti con la realtà e, per quanto riguarda la nostra Chiesa, a renderci più consapevoli del valore di un milione di cattolici di centoventi nazionalità diverse”. (Alessio Mirtini – Inform)