con un’operazione senza precedenti, annunciata con toni esultanti ma che lascia allibiti per le sue modalità e possibili conseguenze. Le organizzazioni del Tavolo Asilo e la società civile non dispongono al momento di notizie certe sulla nazionalità , sull’età , sulle condizioni di salute e sui motivi per cui le 227 persone ricondotte in Libia tentavano l’accesso in Europa e non sono quindi in condizioni di escludere che si trattasse di richiedenti asilo in fuga da guerre e persecuzioni, come la maggior parte di coloro arrivati a Lampedusa nell’ultimo anno. Le modalità alla base dell’operazione, svolta in aperta violazione delle norme che tutelano i richiedenti asilo dal refoulement (art. 33 della Convenzione di Ginevra e art. 3 della Convenzione europea dei diritti umani) non sono note. Anche dopo la firma e la frettolosa ratifica dell’accordo quadro tra Italia e Libia da parte del Parlamento, lo scorso febbraio, la gran parte dei contenuti concreti delle intese tra i due paesi in materia di immigrazione resta inaccessibile alla società civile, nonostante le ripetute richieste di trasparenza da parte degli organismi internazionali. Per lungo tempo, senza ricevere mai alcuna risposta, le organizzazioni firmatarie hanno chiesto alle autorità italiane cosa sarebbe accaduto ai diritti e alle stesse vite delle persone fermate in mare e rinviate in Libia sulla base dell’accordo tra Roma e Tripoli. La Libia non ha una procedura di asilo e non ha sinora offerto alcuna garanzia di protezione. L’operazione svolta questa notte da unità navali Italiane, senza consentire l’accesso al territorio Italiano e alla procedura d’asilo alle 227 persone coinvolte, pone dunque interrogativi drammatici. Le organizzazioni del Tavolo Asilo ritengono le autorità Italiane responsabili delle operazioni svolte nella notte e delle loro conseguenze per i diritti umani delle 227 persone che, secondo le ultime scarne notizie disponibili si troverebbero a Tripoli. Pertanto, allarmate e rattristate, chiedono alle autorità italiane di assumersi le proprie responsabilità per far sì che simili situazioni non si ripetano e di fornire al più presto notizie precise sugli interrogativi aperti.Â
 Roma, 7 maggio 2009 Firmatari: Amnesty International Italia, Arci, Asgi, Centro Astalli, Consiglio Italiano Rifugiati - Cir, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Medici Senza Frontiere e Save the Children Per contatti e interviste - Gianfranco Schiavone 3488102442